Il Parlamento europeo ricorda Srebrenica

A Strasburgo un dibattito in plenaria e una mostra fotografica hanno ricordato il decimo anniversario del massacro di Srebrenica. La richiesta di giustizia per i crimini commessi e le prospettive per la regione balcanica al centro del dibattito degli europarlamentari. Il resoconto della nostra inviata

07/07/2005, Jelena Bjelica -

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Il Parlamento Europeo ha posto all’ordine del giorno dei propri lavori di questa settimana la discussione sul futuro dei Balcani Occidentali dieci anni dopo Srebrenica. Malgrado la sala parlamentare fosse piena solo per metà, i parlamentari presenti a Strasburgo hanno discusso il tema invitando al dibattito Olli Rehn, commissario europeo all’allargamento. La discussione su Srebrenica e il futuro dei Balcani è stata preceduta dalla presentazione degli emendamenti e dalle mozioni comuni dei gruppi parlamentari per la Risoluzione su Srebrenica, che dovrebbe essere approvata alla vigilia del decennale del massacro.

Douglas Alexander, ministro britannico per le questioni europee e membro dell’ufficio di presidenza, ha presentato la situazione attuale nei Balcani dieci anni dopo Srebrenica, parlando separatamente di ogni Paese. Secondo la sua valutazione, negli ultimi sei mesi la situazione nella regione è migliorata. «Ci sono stati molti cambiamenti positivi negli ultimi sei mesi», ha detto Alexander sottolineando tuttavia che, per quanto riguarda l’Unione Serbia Montenegro e la Bosnia Erzegovina, non ci saranno negoziati sull’adesione almeno fino a quando Ratko Mladic e Radovan Karadzic saranno in libertà.

«L’11 luglio ricorre il decennale della caduta di Srebrenica. Oggi, nei Balcani, vogliamo vedere giustizia, riconciliazione, una forte collaborazione con il Tribunale dell’Aja, la cattura di Ratko Mladic e Radovan Karadzic», ha dichiarato Olli Rehn, tracciando un bilancio di fronte ai deputati. Nella sua esposizione iniziale, Rehn ha richiamato l’attenzione sugli attuali problemi all’interno dell’Unione Europea, in particolare dopo il fallimento dei referendum sulla Costituzione tenutisi in Francia e Olanda, sottolineando tuttavia che il dibattito sull’ulteriore allargamento dell’Unione deve continuare.

Dopo che Alexander e Rehn hanno esposto il quadro della situazione, si è tenuta la discussione. Sei gruppi parlamentari su sette hanno presentato proprie mozioni sulla Risoluzione. Pressochè tutte le proposte presentate dai gruppi parlamentari, così come il dibattito parlamentare, sono stati dominati dalla considerazione che gli accordi di Dayton non rappresentano una soluzione definitiva, nè la migliore, per la Bosnia Erzegovina, e che tali accordi necessitano di una revisione e un aggiornamento. Allo stesso tempo, tutti i gruppi hanno riconosciuto gli sforzi del presidente della Serbia Montenegro, Svetozar Marovic, nel processo di riconciliazione, ma hanno anche notato la impreparazione del Parlamento serbo nel condannare il massacro perpetrato contro i Bosniaco Musulmani a Srebrenica.

«Non può esserci riconciliazione fino a quando non vengono riconosciuti i crimini. So di cosa sto parlando, io sono tedesca», ha dichiarato Doris Pack, esponente del più numeroso gruppo parlamentare (266 parlamentari su 730), il PPE-DE, che riunisce i Partiti Popolari europei, Democristiani, Democratici Europei, Conservatori britannici e altri. Il PPE-DE ha proposto una mozione nella quale si afferma tra l’altro che «si riconosce che il massacro di Srebrenica è il più grave sterminio di massa avvenuto in Europa dopo la seconda guerra mondiale, simbolo della brutalità della guerra in Bosnia tra il 1992 e il 1995, si condannano tutti i crimini di guerra commessi nel corso delle guerre in Croazia, in Bosnia e in Kosovo … si esprimono la più profonda condanna del massacro di Srebrenica e solidarietà alle famiglie delle vittime e ai sopravvissuti».

Nella sua proposta di mozione, il PPE-DE accoglie con favore la decisione del presidente serbo Boris Tadic di prendere parte quest’anno alla cerimonia funebre che si terrà presso il Centro Memoriale di Potocari, presso Srebrenica, dove verranno sepolti i resti di altri 600 Bosgnacchi identificati, trovati nelle fosse comuni in Bosnia. Allo stesso modo, il PPE-DE ritiene che il premier Vojislav Kostunica abbia reagito in maniera positiva al video presentato nel corso del processo a Slobodan Milosevic presso il Tribunale dell’Aja, con la cattura degli ex appartenenti alla formazione paramilitare degli Scorpioni. Infine, il PPE-DE «manifesta la propria sincera preoccupazione di fronte all’opinione pubblica in Serbia che non vuol riconoscere come l’esercito nazionale abbia commesso crimini di guerra contro i Musulmani», ma anche «sostiene fortemente il governo serbo nell’intraprendere un percorso di responsabilità e nel portare la nazione a confrontarsi con il passato così come a reprimere l’ammirazione dei ricercati per crimini di guerra».

Anche i socialisti europei uniti al partito laburista britannico, PES, secondo gruppo per numero di iscritti al Parlamento Europeo (201 membri), hanno condannato fermamente il massacro di Srebrenica e esprimendo la propria solidarietà alle famiglie delle vittime e ai sopravvissuti. I socialisti hanno anche espresso profondo rammarico per il fatto che il parlamento serbo non sia riuscito ad approvare una risoluzione su Srebrenica che condannasse formalmente il massacro, dando un segno di disponibilità ad affrontare il passato e un contributo verso la riconciliazione e la soluzione pacifica dei problemi della regione. Il socialista Hannes Swoboda, nel suo intervento, ha dichiarato che l’Unione Europea deve dare un’opportunità ai Balcani: «Dobbiamo dare una possibilità ai giovani dei Balcani», ha affermato infatti Swoboda.

Il gruppo dell’Alleanza liberale e democratica per l’Europa, ALDE, che raggruppa 89 parlamentari, ha proposto un breve testo nel quale si invitano il governo della Republika Srpska di Bosnia, ndt e la Serbia a prendere rapidi provvedimenti per l’arresto di Radovan Karadzic e Ratko Mladic. Allo stesso tempo, i rappresentanti dell’ALDE accolgono con favore le recenti consegne volontarie dei ricercati dal Tribunale dell’Aja per crimini di guerra e invitano tutti i Paesi della regione ad adempiere ai propri obblighi entro il 2010, data che coincide con il termine del mandato del Tribunale internazionale dell’Aja per i crimini commessi nella ex Jugoslavia. L’ALDE ha sottolineato inoltre che il massacro di Srebrenica e le guerre della ex Jugoslavia devono essere da fondamento per un’ulteriore rafforzamento della politica estera e di sicurezza comune dell’UE.

Il quarto gruppo per numero di parlamentari (42), i Verdi e Alleanza Liberale Europea, nella propria proposta di mozione hanno affermato che «il massacro di Srebrenica rappresenta una ferita ancora aperta nella storia europea che deve essere ricordata, perchè non abbia più a ripetersi». Inoltre, nella proposta, si afferma che «il Consiglio Europeo deve assumere l’iniziativa di avviare il processo di revisione degli accordi di Dayton al fine di porre un vero punto finale al conflitto, e per giungere ad una soluzione vitale e duratura per la Bosnia Erzegovina, così da poter uscire dai confini delle divisioni etniche. «In questo modo, con confini etnici e una Costituzione costruita su basi etniche, e non civiche, la Bosnia Erzegovina non può entrare in Europa», ha affermato Daniel Cohn-Bendit, esponente dei Verdi. Cohn-Bendit ha anche richiamato l’attenzione sul ruolo svolto dall’Unprofor in Bosnia Erzegovina, e in particolare del battaglione olandese che aveva la responsabilità di difendere l’enclave di Srebrenica. Alla forza di pace delle Nazioni Unite, nelle sue parole, era stato dato un mandato «come se avesero dovuto controllare il traffico, e non la guerra, in Bosnia Erzegovina». Anche i Verdi hanno espresso rammarico per la decisione del Parlamento serbo di non accogliere la risoluzione di formale condanna dei crimini di Srebrenica, proposta dalle organizzazioni internazionali e locali di difesa e promozione dei diritti dell’uomo.

Nel dibattito conclusivo, Alexander ha dichiarato che «tutti i gruppi parlamentari riconoscono la necessità di una maggiore responsabilità da parte degli attori politici della regione». Alexander ha inoltre auspicato la modifica della costituzione della BiH relativamente alla questione dei tre popoli costitutivi, aggiungendo tuttavia che solo loro possono cambiarla. Inoltre, Alexander ha affermato che la richiesta di una rapida cattura di Karadzic e Mladic non è solamente una «oscura condizione posta dall’Unione Europea». Il commissario europeo all’allargamento, Olli Rehn, ha sottolineato infine che «è nostro dovere ricordare», che nella regione non ci sarà una pace stabile senza una forte collaborazione con il Tribunale dell’Aja, così come è assolutamente chiaro che il futuro dei Balcani occidentali è nella famiglia europea.

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