Il Kosovo russo
Le reazioni di analisti serbi e internazionali alla notizia del riconoscimento di Abkhazia ed Ossezia del Sud arrivato ieri da parte delle autorità di Mosca. Le conseguenze per la Serbia e per il Kosovo. Nostra traduzione dal quotidiano belgradese "Blic"
Di T. T. – N. V., Blic, 27 agosto 2008 (titolo orig. "Rusko Kosovo")
Traduzione a cura della redazione di Osservatorio sui Balcani
Ieri la Russia ha riconosciuto ufficialmente l’Abkhazia e l’Ossezia del Sud, repubbliche secessioniste della Georgia, disegnando così una nuova mappa della sensibile regione del Caucaso meridionale. Questa decisione è stata comunicata da Dmitrij Medvedev, presidente della Russia, in diretta sul primo canale della televisione russa, con la spiegazione che "la scelta non è stata facile", ma "è l’unico modo per far sì che le popolazioni dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia sopravvivano". "Tblisi ha optato per il genocidio per poter realizzare i propri intenti politici e con ciò ha sepolto tutte le speranze di convivenza degli osseti, abkhazi e georgiani in un unico stato pacifico", ha detto Medvedev.
Il presidente russo ha ordinato al ministero per gli Affari Esteri della Russia di avviare le relazioni diplomatiche con l’Abkhazia e l’Ossezia del Sud e di preparare gli accordi di collaborazione tra i rispettivi governi. Medvedev ha inoltre invitato gli altri paesi internazionali a seguire l’esempio di Mosca.
Medvedev ha detto che la Russia non teme la possibilità di una nuova guerra fredda ed ha aggiunto che "tutto dipende dai partner occidentali e dalla comunità internazionale".
Da Tblisi è giunta una furiosa reazione. Giga Bokeria, vice capo della diplomazia georgiana, ha dichiarato che la decisione della Russia di riconoscere l’Ossezia del Sud e l’Abkhazia come stati indipendenti è una vera e propria annessione di una parte del territorio georgiano. Le relazioni tra la Georgia e la Russia "sono interrotte sul lungo periodo, se non addirittura per sempre", ha dichiarato Kacha Lomaja, segretario del Consiglio per la sicurezza nazionale della Georgia.
In Ossezia del Sud e in Abkhazia si è festeggiato. Alla notizia che Mosca ha riconosciuto la loro indipendenza i cittadini dell’Abkhazia hanno sparato in aria, hanno stappato bottiglie di champagne e hanno pianto. A Suhumi, principale città dell’Abkhazia, i lavoratori sono usciti per le strade. A Tskhinvali, principale città dell’Ossezia del Sud, si sono uditi colpi di kalashnikov, sono state sventolate le bandiere e la gente si è abbracciata.
Sergei Bagapsh e Eduard Kokoity, i leader delle due repubbliche, hanno valutato come "storica" la decisione del Cremlino.
Colpa del precedente kosovaro
Analisti locali e stranieri hanno confermato a "Blic" che la posizione di Mosca rispetto al Kosovo rimarrà identica anche dopo il riconoscimento delle repubbliche georgiane e concordano sul fatto che non ci saranno cambiamenti nella politica russa per quel che riguarda l’appoggio all’integrità territoriale della Serbia.
Konstantin Nikiforov, direttore dell’Istituto di slavistica dell’Accademia delle scienze russa, spiega a "Blic" che la Russia ha deciso di seguire i passi dell’America, la quale da un lato ha appoggiato l’indipendenza del Kosovo come "caso unico", e dall’altra parte si è impegnata a favore dell’inviolabilità delle frontiere della Georgia.
"Anche Mosca adesso, secondo la ricetta americana, afferma che l’Ossezia del Sud e l’Abkhazia sono un caso unico", dice Nikiforov.
Posizione ribadita ieri in inglese, alla tv russa "Russia Today", dal presidente Medvedev. "La situazione del Kosovo è particolare, ma particolare è anche quella dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia e se parliamo del nostro caso, è del tutto evidente che la decisione che abbiamo preso ha come finalità quella di impedire un genocidio", ha detto Medvedev.
Nikiforov crede che la Russia non chiederà alla Serbia di esprimersi sulla questione dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia.
Ted Carpenter, del Cato Institute di Washington, ha detto a "Blic" che il riconoscimento russo delle repubbliche secessioniste georgiane ha dimostrato quanto fosse inesatta l’affermazione dell’occidente che il Kosovo è un caso unico.
"Il Kosovo è un precedente e adesso si vede quanto sia stata scandalosa la decisione degli USA e degli altri paesi di riconoscere la sua indipendenza", sottolinea Carpenter e aggiunge che non si aspetta che la politica della Russia rispetto al Kosovo subisca delle modifiche, né che Mosca chieda a Belgrado di esprimere la sua posizione rispetto all’Abkhazia e all’Ossezia del Sud.
Le conseguenze per la Serbia
Anche Tim Judah, analista britannico, è d’accordo sul fatto che la dichiarazione rilasciata ieri da Mosca aiuterà la Serbia ad ottenere un maggior appoggio presso il Consiglio di sicurezza dell’ONU per poter presentare il caso Kosovo davanti alla Corte internazionale di giustizia, ma solo sul breve periodo.
"Dal punto di vista del lungo periodo, la questione del mantenimento del Kosovo all’interno delle frontiere della Serbia non si pone, perché la Serbia ha già perso il Kosovo", ricorda Judah e aggiunge che adesso si pone solo la questione su quanto ciò influirà sulla battaglia della Serbia per mantenere il Kosovo settentrionale sotto il suo potere.
Martin Schlesinger, direttore del reparto di studi sull’Europa sud-orientale presso l’Istituto "Woodrow Wilson" di Washington, ritiene che il gesto compiuto ieri dalla Russia non cambierà in modo significativo lo stato delle cose riguardo il Kosovo. Egli aggiunge che il Kosovo serve a Mosca anche come un utile pretesto per impartire una lezione alla Nato, ribadendo che la Georgia e gli altri stati dell’ex URSS appartengono ancora alla sfera di interesse della Russia.
Dušan Lazić, membro del Consiglio di politica estera del ministero degli Esteri della Serbia, vede la decisione della Russia come dimostrazione che Mosca ha interessi differenti in Caucaso e nei Balcani. "Ciò dimostra non duplici ma molteplici standard comportamentali di questi stati, che avanzano mosse in cui gareggiano per ambiti d’influenza nelle relazioni internazionali", dice Lazić.
Lazić ritiene inoltre che la posizione di Mosca per quanto concerne il Kosovo e i Balcani non subirà modifiche, dal momento che ciò ricade nel contesto delle sue relazioni con gli USA, e che Mosca continuerà a dichiararsi contraria all’indipendenza del Kosovo. Lazić, tuttavia, non esclude la possibilità che la Russia si rivolga alla Serbia invitandola a riconoscere l’indipendenza dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud, ma sottolinea che è l’interesse della Serbia è "proprio l’opposto" e che tutto quanto è stato fatto fino ad ora sul versante internazionale riguardo al Kosovo è andato nella direzione opposta a questa linea.