Il falco israeliano e i piccioni croati
La recente visita del ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar, a Zagabria ha destato molte critiche, in particolare da parte dei gruppi di attivisti che hanno protestato per la visita. Ben accolto invece dalla leadership croata, che mostra di nuovo di essere alleata al governo israeliano

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Gaza dopo i bombardamenti dell'esercito israeliano nel 2024 © Anas-Mohammed/Shutterstock
(Originariamente pubblicato da Novosti , il 10 settembre 2025)
Lo scorso 9 settembre Gideon Sa’ar, ministro degli Esteri israeliano, si è recato in visita in Croazia come ospite di Andrej Plenković, primo ministro croato, Gordan Grlić Radman, ministro degli Esteri, e Gordan Jandroković, presidente del parlamento di Zagabria. Così la leadership croata ha nuovamente dimostrato di essere un alleato del governo israeliano, accusato di genocidio a Gaza da diversi esperti delle Nazioni Unite e organizzazioni internazionali per i diritti umani.
“Il criminale di guerra Sa’ar non è benvenuto. Prossima fermata – l’Aja”, recitava uno striscione comparso nella mattinata del 9 settembre davanti alla sede del governo di Zagabria. A sventolarlo è stato un gruppo di attivisti che hanno accusato il premier croato di sostenere il genocidio compiuto da Israele.
I membri dei movimenti civici “Inicijativa za slobodnu Palestinu ” [Iniziativa per una Palestina libera] e “Nepokorena Palestina ” [Palestina ribelle] hanno inviato un chiaro messaggio.
“Per esprimere la nostra rabbia e il nostro disgusto per questo gesto del primo ministro e del governo, abbiamo deciso di battere pentole denunciando la carestia a Gaza causata dalla politica genocidaria di Israele. Abbiamo anche letto un manifesto facendo sapere a Gideon Sa’ar di non essere il benvenuto in Croazia e di dover stare all’Aja, invece di fare un tour in giro per l’Europa”.
Gli attivisti hanno sottolineato di essere contrari a qualsiasi cooperazione diplomatica o di altro tipo con Israele mentre si assiste ad un genocidio contro la popolazione civile a Gaza.
“Ci opponiamo alla politica del nostro governo che sta trasformando la Croazia in uno dei complici del genocidio contro le donne e gli uomini palestinesi. Abbiamo detto chiaramente: NON IN NOSTRO NOME”.
Durante la sua visita in Croazia, Gideon Sa’ar ha elogiato il governo Plenković , sottolineando che la Croazia, come anche altri paesi, tra cui Italia e Germania, “non si è lasciata coinvolgere nell’iniziativa francese avendo probabilmente capito che quella strada non ci porterà più vicini alla pace, alla stabilità e alla sicurezza, ed è per questo che il dialogo è importante”.
“L’iniziativa francese” a cui si riferiva Sa’ar riguarda l’annuncio della Francia di voler riconoscere la Palestina alla sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite di questo mese.
Al termine dell’incontro con Sa’ar, il governo di Zagabria ha reso noto di aver discusso con il ministro israeliano di come “alleviare la crisi umanitaria nella Striscia di Gaza e promuovere ulteriori sforzi politici e diplomatici a livello internazionale per porre fine al conflitto israelo-palestinese”.
“È necessario fermare urgentemente la grave crisi umanitaria a Gaza, liberare tutti gli ostaggi e garantire la distribuzione di aiuti alla popolazione in pericolo, in particolare donne e bambini”, ha dichiarato il premier Plenković.
Ancora più cinico è stato il ministro degli Esteri Gordan Grlić Radman, affermando che “la Croazia sa apprezzare la libertà e la lotta per la sovranità” ed è pronta a “dialogare con chiunque voglia la pace per porre fine alla guerra e alle sofferenze di persone innocenti”. Grlić Radman ha poi specificato che la Croazia è favorevole ad “una soluzione a due stati che sia però frutto di un accordo basato sul dialogo e su un processo di pace”.
Conclusi i colloqui con gli esponenti del governo, il capo della diplomazia israeliana ha commentato le esternazioni del presidente croato Zoran Milanović. Qualche giorno prima Milanović si è detto favorevole al riconoscimento di uno stato palestinese, accusando Israele di voler compiere una pulizia etnica.
“Per quanto riguarda le parole del presidente croato e di altri, purtroppo… siamo stati attaccati verbalmente da politici di paesi amici. Respingo queste accuse e sottolineo che anche la Croazia è stata accusata in passato, ma sappiamo cosa è successo e sappiamo che quelle accuse erano ingiuste. Quindi dovremmo ricordarlo anche noi”, ha affermato Gideon Sa’ar.
La risposta di Milanović non si è fatta attendere. Chiedendo polemicamente perché i vertici del governo di Zagabria abbiano incontrato Sa’ar, il presidente croato ha rimarcato che “in onore del ministro israeliano, l’intero centro di Zagabria è stato bloccato per ore, cosa che non accade nemmeno quando in Croazia giungono ospiti molto più illustri e importanti”.
“In un momento in cui il governo e l’esercito israeliani stanno perseguitando l’intera popolazione della città di Gaza annunciando un assalto a quella città di un milione di abitanti, incontrare un membro di quello stesso governo in realtà significa sostenere la politica israeliana di violenza, pulizia etnica e crimini di guerra”, ha affermato Milanović .
Il presidente ha poi ribadito che, invece di sostenere un potere indubbiamente responsabile di una politica di guerra e violenza, il governo croato dovrebbe “avviare un processo di riconoscimento di uno stato palestinese come primo passo per raggiungere una soluzione a due stati e una pace duratura in Medio Oriente”.
Anche il movimento Možemo [alla guida di Zagabria dal 2021] ha criticato la visita di Sa’ar, ricordando che il ministro israeliano è stato ospitato in un momento in cui il suo governo sta perpetrando un genocidio contro i palestinesi e le autorità israeliane stanno ricattando i paesi europei affinché non riconoscano la Palestina.
“Le visite dei ministri israeliani e i loro ricatti non ci spaventeranno”, affermano gli esponenti di Možemo. “La settimana prossima intendiamo mettere all’ordine del giorno del parlamento la questione del riconoscimento della Palestina e il divieto di esportazione e trasferimento di armi a Israele”.
Il governo croato ha ospitato Gideon Sa’ar solo quattro giorni dopo che oltre quaranta esperti e relatori speciali delle Nazioni Unite hanno lanciato un appello, chiedendo una sessione urgente dell’Assemblea generale dell’Onu ed esortando la comunità internazionale ad “intervenire immediatamente”.
Denunciando il genocidio e la carestia a cui si assiste a Gaza, gli esperti hanno avvertito che l’intera popolazione della Striscia rischia di essere ridotta alla fame.
A fine agosto, la Classificazione integrata della sicurezza alimentare (IPC) ha formalmente confermato la carestia a Gaza. Come sottolineato dagli esperti dell’Onu, 361 palestinesi sono morti di malnutrizione, tra cui 130 bambini. Tredici vittime, compresi tre bambini, sono decedute il giorno in cui è stato pubblicato l’appello.
“Finché Israele non si fermerà, l’orrore della fame continuerà ad intensificarsi. Mezzo milione di persone a Gaza sta già morendo di fame”, ha denunciato l’Onu. “I governi sono davvero diventati così insensibili di fronte a queste cifre, ancora indifferenti alle sistematiche violazioni dei nostri obblighi morali e legali collettivi?”.
In un altro rapporto dell’Onu, pubblicato a marzo, Israele è stato accusato di aver commesso “atti di genocidio” contro la popolazione palestinese distruggendo sistematicamente le strutture sanitarie destinate alle donne a Gaza e utilizzando la violenza sessuale come strategia di guerra.
Nonostante tutte le denunce, la Repubblica di Croazia ha accolto calorosamente il capo della diplomazia di un paese, per l’appunto Israele, che – stando alle informazioni che giungono da Gaza – ha ucciso oltre sessantamila palestinesi, per lo più civili, di cui più di diciottomila bambini, in una campagna criminale pianificata.
Alla fine dell’anno scorso, il Tribunale penale internazionale ha emesso un mandato di arresto contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, accusato di crimini di guerra e crimini contro l’umanità, compresi omicidi, persecuzioni e altri atti inumani.
Nel frattempo, l’ospite di Plenković, con cui il premier croato ha discusso di come “porre fine alla grave crisi umanitaria” a Gaza, ha dimostrato di essere un bugiardo, apologeta e istigatore della violenza genocidaria contro i palestinesi.
Ignorando tutte le convenzioni internazionali sul diritto bellico, pochi giorni dopo l’attacco di Hamas [del 7 ottobre 2023], Gideon Sa’ar ha affermato che “una volta conclusa la guerra, Gaza sarà ridotta ad un territorio più piccolo”.
“Chiunque inizi una guerra contro Israele deve perdere un pezzo di territorio”, ha affermato Sa’ar, definendo i rapporti sulla carestia a Gaza “falsa propaganda”.
In diverse occasioni, ha giustificato la decisione di Israele di interrompere gli aiuti esteri a Gaza rilasciando dichiarazioni menzognere, per poi negare apertamente la realtà, ossia il blocco dei corridoi umanitari imposto da Israele.
Mentre la fame si stava diffondendo in tutte le aree popolate da palestinesi, Sa’ar ha falsamente accusato l’Onu di essere responsabile della scarsa distribuzione di cibo. Quando, nel dicembre del 2024, Moshe Ya’alon, ex ministro della Difesa israeliano, ha accusato il governo di Netanyahu di commettere crimini di guerra e pulizia etnica, per Sa’ar si è trattato di accuse “false”.
“Israele fa tutto in conformità con il diritto internazionale”, ha dichiarato Sa’ar, accusando l’ex ministro della Difesa di denigrare lo Stato di Israele.
Il capo della diplomazia israeliana ha fatto ricorso ad un linguaggio analogo anche per attaccare i rapporti delle Nazioni Unite sulla violenza sessuale come strategia di guerra di Israele. “L’Onu è diventata un organismo corrotto, anti-israeliano e antisemita”, ha affermato Sa’ar nell’aprile di quest’anno, alla vigila di un’udienza presso la Corte internazionale di giustizia sugli obblighi di Israele di fornire aiuti umanitari necessari ai civili palestinesi nei territori occupati. Poi ad agosto, il ministro degli Esteri israeliano ha dichiarato che il riconoscimento di uno stato palestinese sarebbe un suicidio per Israele.
Dopo che ad aprile è stato rivelato che Sa’ar si era recato segretamente nel Regno Unito, la rete Global Legal Action e la Fondazione Hind Rajab hanno chiesto al procuratore generale del Regno Unito di emettere un mandato di cattura contro il ministro israeliano.
Nei documenti forniti alle autorità britanniche, le due organizzazioni hanno accusato Sa’ar di incitamento a gravi violazioni del diritto internazionale umanitario a Gaza, tra cui tortura, uccisioni deliberate e distruzione generalizzata di proprietà.
“Il suo ruolo centrale nel plasmare e difendere la politica militare del governo lo rende una figura chiave di una leadership responsabile della campagna in cui la Corte internazionale di giustizia ha visto un’intenzione genocidaria”.
Le due ong hanno sottolineato che il ministero guidato da Sa’ar ha sostenuto l’assedio e la distruzione dell’ospedale Kamal Adwan, l’aggressione e l’uccisione di medici e pazienti, nonché il rapimento e la tortura del direttore dell’ospedale, Hussam Abu Safiya, successivamente sottoposto a torture.
Sa’ar è stato accusato di aver elogiato la campagna di distruzione indiscriminata di vaste aree di Gaza durante l’occupazione per creare una “zona cuscinetto”, ma anche di aver attaccato strutture essenziali per la sopravvivenza della popolazione civile.
La Fondazione Hind Rajab ha sporto denuncia contro Sa’ar presso il Tribunale penale internazionale, affermando che il funzionario israeliano ha partecipato “alla pianificazione e all’attuazione di politiche che hanno portato a sfollamenti di massa, punizioni collettive e attacchi sistematici contro i civili palestinesi”.
“Le sue dichiarazioni pubbliche – si legge nella denuncia dell’ong – e il suo sostegno politico suggeriscono un coinvolgimento, diretto e indiretto, in questi crimini, come anche l’incitamento alla violenza e l’ostruzionismo per bloccare meccanismi di giustizia internazionale”.
L’ufficio del procuratore generale britannico ha rifiutato di perseguire Gideon Sa’ar, invocando l’immunità diplomatica.
A differenza del Regno Unito, la Croazia non nasconde le visite dei funzionari israeliani. Del resto, dalla fine del 2023, in occasione di ogni dibattito all’Onu e all’interno delle istituzioni europee, Zagabria non ha mai esplicitamente condannato le azioni di Israele.
Così la Croazia si è unita a quei paesi che continuano a relativizzare quanto sta accadendo a Gaza, di conseguenza contribuendo al moltiplicarsi dei crimini di massa compiuti da Israele.
Non devono quindi stupire le posizioni, apparentemente paradossali, dell’esecutivo croato, come quando Plenković invita a porre fine urgentemente alla grave crisi umanitaria a Gaza dopo un incontro con un esponente del governo che ha innescato quella crisi, un uomo che continua a sostenere e giustificare con menzogne l’attuazione di una politica genocidaria.
Ancora meno sorprendenti sono le esternazioni del capo della diplomazia croata secondo cui Zagabria è pronta a dialogare “con chiunque voglia la pace, la fine della guerra e delle sofferenze di persone innocenti”. Il ministro Grlić Radman lo ha dichiarato dopo una chiacchierata con un rappresentante del governo che da mesi stermina un popolo “indesiderato” con torture, fame, proiettili, droni e bombe, ritenendo che creare uno stato palestinese equivarrebbe ad “un suicidio” per Israele.
In questo contesto, impregnato di cinismo, si inscrive spontaneamente anche il rifiuto del governo Plenković di condannare il saluto ustascia con cui gli ebrei furono mandati a morte a Jasenovac. Un rifiuto in piena sintonia con la decisione dell’esecutivo croato di coltivare apertamente l’amicizia con i fautori israeliani della politica fascista perpetrata a Gaza. Era anche quasi inevitabile che il ministero degli Esteri venisse affidato a Gordan Grlić Radman, che qualche anno fa aveva accolto con entusiasmo uno studio che negava il ruolo degli ustascia nell’Olocausto.












