Ieri il “gruppo di algerini”, oggi Šarović, e domani?
Pubblichiamo l’interessante editoriale del direttore del settimanale sarajevese DANI, sulla decisione dell’Alto rappresentante di vietare le funzioni pubbliche all’ex presidente della Republika Srpska, Mirko Šarović
Pubblicato su DANI, 13 02 2004
Scrive Senad Pećanin (*)
Traduzione di Luka Zanoni
L’odierno problema della Bosnia Erzegovina (BiH), tra i vari, non è che sia amministrata dal potere internazionale, ma piuttosto che sia amministrata da un pessimo potere internazionale, impersonato dall’attuale Alto rappresentante Paddy Ashdown.
L’ultima decisione dell’Alto rappresentante sul divieto di tutte le funzioni pubbliche dell’ex presidente della Repubblica Srpska e membro della presidenza della BiH, Mirko Šarović è la più recente dimostrazione della suddetta valutazione. Rammento che lord Ashdown ha preso la sua decisione dopo che il governo americano ha reso noto che sulla nuova "lista nera", tra le persone a cui è stato vietato l’ingresso negli USA e alle quali sono stati congelati eventuali proprietà in questo paese, c’è anche Šarović.
Quando oltre un anno fa, fu confermata la inconfutabile e obiettiva responsabilità di Mirko Šarović per l’esportazione illegale di armamenti dalla azienda "Orao" di Bijeljina verso il regime iracheno di Saddam Hussein, l’Alto rappresentante non sanzionò Šarović, il quale, a quel tempo, era membro del capo di stato collettivo. Invece di destituirlo e di ordinarne l’interdizione, come a suo tempo fece l’Alto rappresentante Petritsch sanzionando l’allora membro della presidenza Ante Jelavić, Ashdown accolse le dimissioni le Šarović. In quella occasione il capo dell’OHR (Ufficio dell’Alto Rappresentate, ndt.), ponderando le parole, descrisse Šarović come un grande leader politico consapevole della propria responsabilità di uomo di stato.
Ma, già il giorno seguente alla comunicazione della nuova "lista nera" americana, Ashdown, tra gli altri, ha cancellato dalla faccia del paese la possibilità che Šarović si possa occupare di qualsiasi funzione pubblica in Bosnia Erzegovina. La decisione di Ashdown è controversa e problematica sotto molti aspetti. Primo, in questo modo l’Alto rappresentante promuove la prassi secondo la quale le decisioni autonome dell’amministrazione americana hanno un effetto esecutivo immediato sui cittadini della Bosnia Erzegovina in Bosnia Erzegovina. È indubbio che il governo americano abbia il diritto di stilare le proprie "liste nere", ma è decisamente inammissibile che i cittadini della Bosnia Erzegovina vengano privati persino dei fondamentali diritti umani e civili all’interno del proprio paese, senza la partecipazione delle competenti istituzioni ed organi bosniaco-erzegovesi. Secondo, in questo modo, nei confronti dei cittadini della Bosnia Erzegovina si pronunciano sentenze in processi e davanti a organi giudiziari che a loro rimangono invisibili, senza descrizione di accuse e fatti, e quindi senza il diritto di replica. Terzo, se Ashdown ha le prove sul fatto che Šarović abbia aiutato a nascondere l’imputato Radovan Karadžić, allora è in dovere di mostrare le prove alla procura competente, dove siedono i quadri nominati proprio dalla commissione Ashdown. Se, però, Ashdown non ha fiducia nella professionalità dei procuratori che lui stesso ha nominato, perché la dovrebbero avere i cittadini?
Indubbiamente la suddetta decisione di Ashdown rappresenta una flagrante violazione della Convenzione europea sulla difesa dei diritti umani e sulle libertà fondamentali, inoltre con essa sono danneggiati i diritti umani del cittadino Mirko Šarović. Il guaio dei diritti umani sta nel fatto che non può, proprio come la gravidanza, essere parziale: o in un paese non si rispettano o si rispettano per tutti, e così anche per i capi del Partito democratico serbo.
La democrazia in ogni paese si basa sul rispetto delle leggi e delle procedure. Le procedure in Bosnia Erzegovina le determina l’Alto rappresentante, che di per sé non necessariamente deve essere anche una cosa negativa. Negativo è invece il fatto che lui cambi le procedure a seconda delle sue momentanee necessità: non è forse stato destituito l’ex vice premier federale Nikola Grabovac quando contro di lui è scattata un’indagine sul sospetto di aver commesso crimini penali? E non è forse che già da mesi contro il presidente della presidenza della BiH Dragan Čović vengono condotte non meno di cinque indagini a causa del sospetto di pesanti crimini? Non è forse che lord Ashdown non ci sente sulla sentenza pienamente giuridica del tribunale competente che ha confermato l’innocenza degli specialisti sarajevesi, i cui diritti sono stati massacrati con la decisione di un impiegato di Ashdown?
L’america avrà il tempo di vergognarsi del periodo dell’amministrazione di George W. Bush, come di una delle pagine più buie della storia del proprio approccio ai diritti umani. Ma, "Quod licet Iovi non licet bovi" (Quello che è permesso a Giove non è permesso al bove): la Bosnia Erzegovina e i suoi difensori dei diritti umani hanno il diritto ad un altro silenzio dopo quello sul "gruppo di algerini"?
(*) Direttore del settimanale di Sarajevo DANI
Per approfondire vedi anche:
Bosnia: dimissioni di Mirko Sarovic
L’Helsinki Committee bosniaco si spacca sugli algerini
La Bosnia nella lotta contro il t[]ismo Notizie Est
Bosnia: il processo agli algerini in forse Notizie Est