I volontari di Idomeni

I volontari che hanno partecipato alla marcia dei profughi partita lunedì scorso dal campo di Idomeni lo hanno fatto per assistere le persone più vulnerabili del gruppo, e non per istigare all’attraversamento del confine.

È quanto si legge in un comunicato pubblicato ieri notte da Aid Delivery Mission e da altri volontari indipendenti presenti alla marcia, che si è svolta nel pomeriggio di lunedì.

Nel comunicato si precisa che, alla luce del tragico annegamento di tre persone avvenuto la mattina nel fiume Suva, i volontari avevano cercato di informare dei pericoli e dissuadere dall’azione. Nell’impossibilità di fermare il flusso delle persone, avevano però deciso di formare una catena umana per proteggere i profughi nell’attraversamento del fiume.

I volontari si dicono “scioccati” delle accuse che stanno circolando su alcuni media riguardo un presunto ruolo degli operatori umanitari presenti in loco nell’organizzazione della marcia.

Aid Delivery Mission, insieme ad altre organizzazioni non governative e gruppi di volontari, da mesi sostiene i profughi presenti al confine tra Grecia e Macedonia e recentemente ha aumentato le proprie capacità arrivando a fornire fino a 9.000 pasti caldi al giorno, insieme a tende, coperte e vestiti.

Dopo aver attraversato il confine, i profughi sono stati circondati dall’esercito macedone e respinti in gruppo verso la Grecia a bordo di camion militari.

Alcuni di loro hanno denuciato di essere stati picchiari dai militari di Skopje. Anche una giornalista spagnola, Elena Herreros Rivas, ha denuciato di aver subito percosse da parte dei militari macedoni.

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