I rubinetti di Ceausescu

Sulla costa rumena del Mar Nero gli stabilimenti sono mezzi vuoti. "Colpa di prezzi alti e servizi scarsi", denuncia il responsabile romeno per il turismo che, esasperato, si dimette. Un articolo della nostra corrispondente

09/08/2006, Mihaela Iordache -

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Costa del Mar Nero - Ufficio turistico rumeno

Dopo interviste e dichiarazioni incendiarie, il presidente dell’Autorità romena per il turismo, Ovidiu Iuliu Marian, alcuni giorni fa ha rassegnato le dimissioni. Marian, nominato alla fine dello scorso anno, in seguito alle dimissioni del predecessore, non è riuscito a resistere a lungo in carica. Per gestire e sviluppare il turismo in Romania sembra proprio serva un miracolo, non solo buone doti manageriali.

L’ex rappresentante dell’Ente nazionale, Ovidiu Marian, si è dichiarato "stufo" del litorale romeno sul Mar Nero, definendolo "la macchia nera del turismo" e soprattutto stufo di albergatori furbi e poco onesti. Marian aveva raccontato che i suoi ispettori avevano ormai paura ad andare sulla costa per effettuare i controlli previsti per legge in quanto venivano costantemente minacciati. Non di rado accadeva che sui comodini delle camere che controllavano trovassero dei coltelli. Vicende da Far West di cui Marian ha osato parlare, attirandosi le critiche degli albergatori che ora lo vogliono incontrare, ma sui banchi di un tribunale.

Il litorale romeno del Mar Nero, che si estende per 50 km, conta 15 stazioni turistiche e costituisce una destinazione estiva attraente sia per i turisti romeni che stranieri. Viene preso regolarmente d’assalto, portando così incassi ingenti nelle casse degli operatori del settore. Quest’anno però le previsioni sono poco incoraggianti, con 25 milioni di dollari di incassi in meno rispetto all’anno scorso.

Non sono solo i turisti stranieri a non essere accorsi in numero elevato ad affollare le spiagge, ma anche molti romeni hanno preferito tuffarsi nel Mar Nero bulgaro, in Grecia o in Turchia. "Se le cose andranno avanti come negli ultimi mesi, quest’anno i clienti del litorale romeno saranno 140.000 in meno", stima Daniel Vasilescu, presidente della Federazione del patronato del turismo.

Questo significa un calo della presenza turistica del 18-20%. Per tanti motivi. Innanzitutto, come ha ricordato – ricevendo in cambio forti contestazioni- il presidente dimisssionario Marian, perché il turismo romeno è caro e di qualità scarsa. Poi non è assolutamente da sottovalutare una scarsa preparazione all’accoglienza, lo stato dei servizi offerti, le condizioni di alberghi in gran parte non ancora ristrutturati, lo scandalo legato alla concessione delle spiagge e l’incognita su a chi spettasse ripulirle.

E allora non c’è da stupirsi se invece di restare nostalgicamente fedeli al proprio litorale i turisti romeni preferiscono "emozioni" meno forti a quelle provocate da un cameriere che ti gonfia il conto e che sorride in base alla mancia. Si va, ad esempio, dove costa di meno e dove si è trattati meglio. Una scelta ragionevole è trascorrere le vacanze nel vicino litorale bulgaro.

Quest’anno il numero di romeni che sono andati o andranno in Bulgaria è raddoppiato. Secondo i dati rilasciati dall’Istituto bulgaro per le statistiche nei primi sei mesi dell’anno 89.400 turisti romeni sono arrivati in Bulgaria, una cifra che li colloca al primo posto tra i turisti stranieri.

I romeni hanno scoperto che bastava spostarsi di pochi chilometri, oltre la frontiera, per pagare meno, mangiare di più con l’all inclusive, ricevere servizi di qualità nonché lo scontrino. Alle autorità di Bucarest la frustrazione ed un atteggiamento di chi si sente superiore ha tirato brutti scherzi. Sul sito del ministero degli Esteri romeno la Bulgaria viene sconsigliata come paese a rischio al pari dell’Iran. Dura, immediata e non disinteressata anche la replica del Mae bulgaro. Per Sofia, Bucarest ha assolutamente esagerato.

Con o senza rischio in odore Al Qaeda il litorale bulgaro si riempie, mentre in Romania solo la stazione di Mamaia riesce a riempire il 90% dei posti letto. Ora le offerte speciali non mancano nemmeno in alta stagione. Con la promozione attivata in extremis dagli albergatori romeni per un weekend in hotel da 3 stelle a Neptun, colazione inclusa, si pagano 25 euro per notte. Ma la stampa romena critica i prezzi aggiungendo che una camera di quattro stelle con l’all inclusive in Bulgaria, Grecia o Spagna si aggira intorno a 50-70 euro, mentre in Romania la puoi trovare anche a 170 euro.

Viste dall’elicottero, da dove si riprendono le spiagge romene per poi mandare le immagini in qualche servizio televisivo, le spiagge appaiono ancora affollate ma i numeri parlano da soli e sono gli stessi albergatori che denunciano la situazione. La maggior parte degli alberghi non sono stati restrutturati e la gente non è talmente eccentrica da pagare camere con rubinetti risalenti ai tempi di Ceausescu, anche se magari potrebbero avere un loro fascino e fare bella mostra in un museo.

Secondo un rapporto pubblicato dall’Autorità nazionale del turismo, proprio nel giorno in cui il suo rappresentante si dimetteva, la Romania è stata superata nel settore turistico dai paesi vicini. A causa della qualità dei servizi turistici, delle infrastrutture (il ministro dei Trasporti Radu Berceanu promette da tempo la realizzazione di una rete autostradale, entro i prossimi 20 anni ma, anche lui, da ben informato, ha confessato che di solito le ferie non le trascorre in Romania), la scarsa preparazione del personale, gli alberghi non ristrutturati, i rapporti ingiustificabili tra prezzo e qualità.

In questo contesto la Romania è stata superata da Ungheria, Repubblica Ceca, Bulgaria, Croazia, Polonia e Slovacchia. Ma è riuscita a superare Ucraina e Serbia e Montenegro, sottolineano gli strateghi dello sviluppo turistico romeno.

D’altra parte tutti i programmi offerti dalla Romania si confrontano con una dura concorrenza sui mercati occidentali. Inoltre mancano i crediti per gli investimenti e i fondi per lo sviluppo del turismo sono insufficienti. Gli analisti parlano però anche di mancanza di responsabilità da parte degli operatori e di gestione deficitaria.

Manca anche un’identità forte, un brand, capace di mettere in evidenza il paese, qualcosa che possa attrarre l’interesse dei turisti stranieri. Il governo ha stanziato quattro milioni di euro per promuovere il turismo all’estero. Forse non sono stati utilizzati bene, visto che se si chiede a uno straniero che cosa sappia della Romania risponderà sicuramente Dracula e Nadia Comaneci.

Invece la Romania avrebbe molto da mostrare. Innanzitutto il paesaggio, con tutta la varietà delle sue forme: dalle montagne, al mare, a un magnifico delta del Danubio. Si può continuare poi con una storia molto ricca, con la cultura e non da ultimo con un senso di ospitalità molto radicato. Ma alla fine, probabilmente in modo inaspettato e naturale, questi aspetti emergeranno, come è già avvenuto nei villaggi della campagna romena, ancora incontaminata, coinvolti dalla crescita dell’agriturismo che abbina alla tradizione della vita semplice la modernità.

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