I Rom della Turchia, in movimento

La comunità Rom della Turchia mostra segnali di una sempre maggiore consapevolezza della propria cultura e dei propri diritti, attraverso la creazione di organizzazioni e gruppi di interesse. Un movimento che i ricercatori paragonano a quanto avvenuto in altri Paesi europei negli anni ’70

23/08/2005, Redazione -

I-Rom-della-Turchia-in-movimento

Turchia

Di Yigal Schleifer, per EurasiaNet, 22 luglio 2005 (titolo originale: "Roma rights organizations work to ease prejudice in Turkey")
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall’Asta

Ancora non ha neppure un telefono o un computer, ma la Fondazione Rom di Sostegno, Cultura, Educazione e Aiuto, appena fondata a Muratli, una piccola città a circa 100 chilometri ad ovest di Istanbul, è già aperta e operativa. Ovvero è aperta quando Yasar Atessacan, presidente della Fondazione, può permettersi di sottrarre del tempo al lavoro nei campi intorno alla città.

Atessacan e un piccolo gruppo di altri Rom di Muratli hanno inaugurato la nuova organizzazione due mesi fa, racimolando il denaro necessario per affittare e rinnovare un piccolo ufficio di una sola stanza, un ex negozio con vetrina, raccogliendo i contributi dalle loro scarse entrate. Il quarantanovenne Atessacan, un uomo nerboruto con baffi sale e pepe, racconta che lui e gli altri hanno perfino diminuito il fumo, destinando il denaro risparmiato in sigarette proprio alla loro nuova impresa. Molti degli uomini Rom della città, incluso Atessacan, guadagnano magri salari come lavoratori agricoli, stivando le balle di fieno sui camion.

Benché la Fondazione sia appena nata, Atessacan spera che possa diventare un riferimento per la difesa dei diritti dei Rom che vivono a Muratli. "Abbiamo famiglie che a malapena possono permettersi di mandare i bambini a scuola", dice. "Abbiamo molti giovani senza lavoro. Abbiamo bisogno di alloggi – spesso due o tre famiglie si dividono la stessa piccola casa".

Gli operatori delle organizzazioni per i diritti dei Rom in Turchia dicono che la neonata Fondazione di Muratli è solo un esempio di una consapevolezza emergente tra la popolazione Rom del Paese. Nel corso degli ultimi due anni, organizzazioni di difesa legale guidate da Rom hanno aperto in cinque città turche, mentre altre cinque sono in corso di fondazione. Dopo decenni vissuti al margine della società turca, sembra che qualcosa stia cambiando.

"Io penso che qui stia accadendo qualcosa, come nell’Europa degli anni ’70", quando il movimento per i diritti dei Rom iniziò per la prima volta a svilupparsi", dice il ricercatore Elin Strand Marsh, che insegna Studi Rom all’Università Bilgi di Istanbul. "Si ha l’impressione che ora qualcosa potrebbe prendere l’avvio in Turchia".

Ci sono ufficialmente circa 500.000 Rom in Turchia. Ma gli attivisti della comunità dicono che questa cifra si basa su un censimento superato. Essi sostengono che il reale numero di Rom in Turchia si avvicina ai 2 milioni. Strand Marsh ed altri rimarcano che anche se i Rom in Turchia non si trovano ad affrontare lo stesso tipo di pregiudizio, profondamente radicato, che i Rom fronteggiano in altre parti d’Europa, la discriminazione tuttavia persiste. Leggi che risalgono agli anni ’30 permettono al governo turco di rifiutare la cittadinanza ad alcuni Rom, e danno alla polizia l’autorità di sorvegliare "gli zingari che non hanno un lavoro stabile".

Nurcan Kaya, un avvocato del Centro di Ricerca Legale per i Diritti Umani presso l’Università di Bilgi, dice che i Rom turchi si trovano a fronteggiare continui problemi nell’accesso all’istruzione, all’assistenza sanitaria ed agli alloggi. Per esempio a Edirne – una città della regione della Tracia, nella Turchia occidentale, che ospita una vasta popolazione Rom – le scuole nei quartieri a maggioranza Rom vengono trascurate, mentre le autorità locali permettono ai genitori di studenti non Rom di trasferire i loro figli in scuole di altri circondari. Ad Istanbul, nel frattempo, un progetto comunale di edilizia residenziale costruito pochi anni fa in un quartiere Rom è stato circondato da un muro alto due metri, che separa gli abitanti dai loro vicini non Rom. Eppure perfino questo ha costituito un miglioramento rispetto a molti dei quartieri Rom di Istanbul e di altre città, che sono spesso pieni di case in rovina e di baracche cadenti, costruite con materiali trovati in discarica.

Atessacan, di Muratli, dice che la discriminazione verso i Rom nell’impiego lavorativo è comune nella sua città, i cui campi di fieno e di girasoli stanno lentamente cedendo il passo alle fabbriche tessili. "Abbiamo dei giovani che vanno a chiedere lavoro alle fabbriche e vengono respinti a causa della loro appartenenza etnica", dice. "Ciò che resta è il lavoro stagionale, lavorare per un mese e mezzo nell’agricoltura. Non c’è previdenza sociale con un lavoro simile".

Anche se l’apparire di queste nuove organizzazioni Rom rappresenta un importante cambiamento, gli operatori nel campo dei diritti dei Rom avvertono che i gruppi si trovano di fronte ostacoli significativi. "Le necessità sono tante. Anche se si organizzano, non sanno come si gestisce una ONG organizzazione non governativa, come raccogliere fondi", dice Ana Oprisan, una coordinatrice di progetto per l’organizzazione turca di aiuti International Blue Crescent, che sta lavorando con la comunità Rom. "C’è un bisogno concreto di costruire le capacità".

Un nuovo progetto, un programma di formazione sui diritti umani a Edirne, mira a colmare le attuali lacune. Il programma – sviluppato congiuntamente dall’ONG turca Helsinki Citizens’ Assembly, dalla Università Bilgi e dal Centro Europeo per i Diritti dei Rom, di Budapest, – offrirà dei corsi nei quartieri sui concetti base dei diritti umani. Anche Edcinkay, una locale organizzazione per i diritti dei Rom, che esiste da un anno, parteciperà al progetto.

"Negli ultimi anni si è visto in generale un progresso per quanto riguarda i diritti della minoranze in Turchia. Abbiamo potuto vedere immensi progressi in termini di diritti e in termini di discussione, ma i Rom non sono stati parte di questo progresso", dice Sinan Gokcen della Helsinki Citizens’ Assembly.

"I Rom non hanno rappresentanti che li difendano in questo Paese", aggiunge. Erdinc Cekic, presidente di Edcinkay, dice che questo è precisamente il motivo per cui la sua organizzazione è stata fondata. "Sappiamo che il problema degli zingari è in corso di discussione nell’Unione Europea, di cui la Turchia spera di diventare membro, perciò sappiamo che è un tema importante", ha detto Cekic, un piccolo imprenditore che si occupava anche di politica a livello municipale prima di impegnarsi in Edcinkay.

Cekic è cresciuto in uno dei quartieri Rom di Edirne, ma dell’identità familiare a casa non si parlava mai. I suoi genitori proibirono perfino di parlare romanes in casa. "La ragione per cui ho sentito l’esigenza di riaffermare la mia identità è stata politica", ha detto Cekic, che ha la corporatura di un orso e la faccia di un bambino, durante un’intervista nell’ufficio di Edcinkay a Edirne. "I politici sono sempre venuti nei quartieri zingari a fare promesse che poi non mantenevano, parlando con noi in modo umiliante, usando un linguaggio che non avrebbero mai usato altrove. Questo mi ha spinto a lavorare per la mia comunità".

Il gruppo di Cekic è sempre stato impegnato. Ha ospitato un simposio sui Rom all’inizio di maggio e ha incominciato a prendere contatti con politici locali e altre ONG turche. Cekic dice che l’organizzazione ha anche incominciato a dare borse di studio a giovani studenti promettenti.

"Uno degli scopi principali della nostra fondazione è quello di formare, di avere 10 zingari avvocati, 10 zingari dottori, 10 zingari giudici", dice. "Allora riusciremo a cambiare quello che la gente pensa. Allora avremo successo… La prima cosa che c’è da fare è cancellare tutti i pregiudizi che la gente ha quando sente la parola ‘zingaro’".

*Yigal Schleifer è un giornalista freelance che lavora ad Istanbul

Commenta e condividi

La newsletter di OBCT

Ogni venerdì nella tua casella di posta