I passi del Montenegro contro il trafficking

In Montenegro istituita una struttura per la lotta al traffico di persone umane. Intanto è partita una Campagna per senzibilizzare i cittadini montenegrini sul fenomeno.

24/06/2002, Redazione -

Il Montenegro ha da poco creato una struttura che si occuperà della lotta al traffico di persone umane, in stretta collaborazione con un centro simile da poco istituito a Belgrado. E’ stato annunciato il 17 giugno scorso, in una conferenza stampa tenuta dai promotori della Campagna per la sensibilizzazione sul trafficking.
Presente, tra gli altri, anche la coordinatrice per conto del Patto di Stabilità della task force sul traffico di esseri umani, Helga Konrad, che ha ricordato come in Montenegro si siano fatti passi notevoli nella lotta a questo preoccupante fenomeno, anche se non ancora sufficienti. Il Montenegro resta essenzialmente un Paese di transito di donne dirette verso l’Albania e verso l’Europa occidentale. E’ anche però esso stesso un territorio dove donne provenienti da Moldavia, Russia, Ucraina si fermano.
Helga Konrad ha inoltre evidenziato come uno dei problemi principali sia identificare le vittime e quindi, a suo avviso, nei team nazionali creati per combattere questo fenomeno, dovrebbero far parte non solo la polizia ma anche le organizzazioni non governative.Altra puntualizzazione è stata fatta sul momentaneo fallimento delle politiche dei rimpatri. Ben il 50% delle donne rimpatriate ritornerebbe infatti nelle maglie del trafficking.
Alla conferenza stampa è intervenuta anche Snjezana Pavicevic, che dirige l’ufficio nazionale dello IOM (International Organization on Migration) che ha rilevato che, prima dell’inizio della Campagna per la sensibilizzazione sul trafficking, solo il 51% degli intervistati di una apposita inchiesta sapeva di cosa si trattasse. La percentuale è salita al 93,3% dopo che la Campagna informativa è stata avviata. Prima della Campagna era scarsa la consapevolezza sul fatto che il fenomeno fosse diffuso anche in Montenegro. "Solo il 43,7 degli intervistati era consapevole di questo – ha chiarito Snjezana Pavicevic – mentre in seguito alla Campagna la percentuale è salita sino all’83%".
Sempre secondo queste inchieste le comunità che meno sarebbero informate sul fenomeno sono quelle rom ed albanesi ( "Dan" e "Pobjeda", 18.06.02).

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