I novant’anni di Kiro Gligorov

La storia della Macedonia indipendente è strettamente legata al nome del suo primo presidente, Kiro Gligorov, che l’ha guidata nei momenti difficili della disgregazione della federazione jugoslava, e che oggi festeggia, ancora attivo e rispettato, i suoi novant’anni

22/05/2007, Risto Karajkov -

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Kiro Gligorov

Il 3 maggio scorso, il primo presidente della Macedonia indipendente, Kiro Gligorov, ha compiuto 90 anni. I media della piccola repubblica balcanica non hanno riservato molta attenzione all’evento, festeggiato dall’ex presidente con un piccola festa in un ristorante di Skopje, ma forse avrebbero dovuto. La vita di Gligorov è stata senza dubbio fuori dall’ordinario, e di grande importanza per la Macedonia, e il suo nome ricorre costantemente nelle circostanze storiche più importanti del secolo passato.

Negli anni ’90, quando la Jugoslavia iniziava a cadere a pezzi, alcuni negoziatori internazionali definirono Gligorov " l’unico politico ragionevole, e l’unico in cui poter riporre fiducia" tra i vari leader degli stati emersi dalla dissoluzione della federazione. In occasione del suo abbandono della scena politica, dopo aver portato a termine il suo secondo mandato presidenziale, il professor Ljubomir Frckovski, ex ministro degli Interni macedone, lo definì "un giocatore di una serie più in alto" rispetto alle proprie controparti delle altre repubbliche ex-jugoslave.

Nell’ultimo anno della sua presidenza, il 1998, Gligorov, allora ottantaduenne era il presidente più anziano di tutto il pianeta. Nel giorno del suo novantesimo compleanno, ancora molto attivo, ha ricevuto dall’attuale presidente Crvenkovski una piccola scultura rappresentante un toro, segno zodiacale di Gligorov.

Dopo una lunga carriera nei piani alti del potere jugoslavo, Gligorov era già entrato in pensione e viveva a Belgrado, quando lo stato di Tito iniziò a dissolversi. In cerca di una guida esperta, l’establishment politico di Skopje lo riportò sulla scena, e il parlamento lo elesse presidente nel gennaio 1991. Erano giorni incerti, nei mesi successivi, le repubbliche jugoslave iniziarono a dichiarare la propria indipendenza, prima fra tutte la Slovenia, nel giugno di quell’anno, seguita a breve tempo dalla Croazia.

Gligorov portò la Macedonia al referendum che ne sancì l’indipendenza, tenuto l’8 settembre 1991 (allora boicottato dalla comunità albanese), e all’adozione della sua prima costituzione come repubblica indipendente, adottata dal parlamento il 17 novembre dello stesso anno (anche questa boicottata dai partiti albanesi).

In realtà, però, nessuno avrebbe saputo prevedere la direzione che avrebbero preso gli eventi. L’esercito jugoslavo (JNA), in quel periodo già composto quasi esclusivamente da soldati serbi, si trovava ancora nelle sue caserme di Skopje. Il movimento nazionalista macedone, guidato dal VMRO-DPMNE di Ljubco Georgievski, era in forte crescita, e i suoi slogan utilizzavano i miti di una passata grandezza. "Salonicco è nostra", si poteva leggere sui manifesti portati da alcuni dimostranti. Alcuni, poi, sostenevano che "la strada per l’indipendenza è bagnata di sangue", invocando soluzioni di forza. E’ opinione condivisa che furono proprio la prudenza e la pazienza di Gligorov ha fare in modo che la JNA lasciasse la Macedonia senza sparare un sol colpo. Ricordando quei momenti, Gligorov ha dichiarato che c’era il reale timore che l’esercito potesse catturare tutta l’elité politica macedone in una notte sola.

Molti profetizzarono vita breve per il nuovo stato indipendente, sostenendo che non sarebbe durato oltre il primo inverno. Tutti gli stati confinanti avevano vecchie rivendicazioni storiche sulla Macedonia. Oggi, a sedici anni di distanza, queste rivendicazioni (seppur riformulate) esistono ancora: la Grecia non ha mai riconosciuto il nuovo stato col suo nome costituzionale, la chiesa serba non riconosce quella macedone, la Bulgaria insiste nel sostenere che la lingua macedone non esiste.

In Grecia il nome della nuova repubblica provocò una vera ondata di rabbia. Alla Macedonia fu imposto un embargo totale durante il suo primo anno di vita. Le frontiere furono bloccate, provocando gravi ricadute sull’economia. Gligorov fu criticato per aver accettato, nel 1993, il riconoscimento dell’Onu nella formula "Former Yugoslav Republic of Macedonia". Lo stesso Gligorov, però, si difese sostenendo che, in un contesto internazionale così ostile, il riconoscimento internazionale era di importanza vitale.

La Serbia di Milosevic riconobbe il nuovo stato solo nel 1996. Secondo alcune fonti , proprio all’inizio degli anni ’90, Milosevic avrebbe offerto al primo ministro greco Mitsotakis una sostanziale spartizione della Macedonia, proposta che sarebbe stata rifiutata.

Nell’ottobre 1994 Gligorov fu eletto direttamente dal popolo per un secondo mandato presidenziale. Era il politico che riscontrava largamente la maggior fiducia dei cittadini macedoni, e tale sarebbe rimasto durante e dopo il suo mandato.

Un anno dopo, nell’ottobre 1995, mentre andava al lavoro, nel centro di Skopje, Gligorov fu vittima di un attentato. L’autobomba che esplose al passaggio della sua macchina uccise il suo autista, insieme ad un passante, ma Gligorov riuscì miracolosamente a salvarsi, pur perdendo un occhio. A dodici anni di distanza, la ricerca della verità non ha fatto molti progressi. Alcuni testimoni, nel corso degli anni, sono morti in circostanze sospette. I primi sospetti si concentrarono sul un "gruppo di potere" della mafia bulgara, il Multigroup, il cui presidente, Ilija Pavlov, è stato assassinato nel 2003. Fu seguita anche la pista serba, visto che Gligorov aveva incontrato Milosevic appena un giorno prima dell’attentato.

"Milosevic mi aveva invitato a Belgrado. – Sono venuto da te ben tre volte, e tu nemmeno una- , mi disse", ricorda Gligorov. "Andai. Non avevo la minima idea di che cosa avremmo discusso. Col mio aereo (lo stesso che precipitò in seguito col presidente Trajkovski) atterrammo a Batajnica, poi andammo a Dabanovci, in quella che era stata la tenuta di caccia di Tito. Ci sedemmo in un piccolo ufficio, poi Milosevic mi chiese – Kiro, perché non abbiamo relazioni diplomatiche?-".

Dopo essersi laureato in legge a Belgrado, Gligorov ha lavorato come avvocato per una banca privata a Skopje fino all’inizio della seconda guerra mondiale. Fu tra i primi ad unirsi al movimento partigiano. Verso la fine della guerra, divenne uno degli organizzatori dell’ASNOM (Comitato Antifascista per la Liberazione Nazionale della Macedonia). Negli anni immediatamente successivi al conflitto, Gligorov fu inviato a Belgrado. Questo, secondo lo stesso ex presidente, a causa della sue "forti convinzioni" sulla causa nazionale macedone. A Belgrado ha lavorato ricoprendo varie cariche, e divenne noto come uno dei fautori delle riforme economiche durante gli anni ’60. Ha ricoperto la carica di presidente del parlamento jugoslavo, prima di lasciare per la prima volta la vita politica .Alla fine degli anni ’80 fu richiamato dall’allora primo ministro Ante Markovic, che lo volle nel suo team di riforme economiche, nel breve periodo di calma prima che la Jugoslavia iniziasse a disgregarsi.

Nel 1996 Gligorov è stato candidato al premio Nobel per la Pace. La sua autobiografia è intitolata "La Macedonia è tutto ciò che abbiamo".

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