I gay bulgari alla luce del sole

Nel 2004, i movimenti gay e lesbo bulgari sono stati molto attivi, con iniziative pubbliche nella società, nel mondo dello sport e della cultura. Per la prima volta, un reponsabile politico ha fatto il suo coming out. Il caso della megastar Azis, cantante Rom (forse) gay

07/03/2005, Redazione -

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Di Monika Pisankeuneva e Stanimir Panajotov, Kultura, 28 gennaio 2005
Traduzione di Athanase Popov (Le Courrier des Balkans) e Carlo Dall’Asta

L’anno è incominciato con una conferenza dedicata alla lotta contro la discriminazione verso lesbiche, gay, bisessuali e transessuali (LGBT), organizzata da «Gemini», la più antica delle nostre organizzazioni gay. La conferenza è stata largamente coperta dai media, ed ha attirato l’attenzione della popolazione sulla legge per la difesa contro le discriminazioni, entrata in vigore il primo gennaio 2004, e che concerne esplicitamente l’orientamento sessuale.

L’anno 2004 ha visto attivarsi gli ambienti LGBT, come pure ha visto certi avvenimenti, di un tipo del tutto nuovo, che dimostrano una crescita esponenziale del coraggio di esporsi da parte dei gay e delle lesbiche di Bulgaria. I timori legati alle conseguenze del non dissimulare il proprio orientamento sessuale nei luoghi pubblici diminuiscono di pari passo.

Lo sport gay bulgaro all’avanguardia

Il primo di questi avvenimenti è stata la creazione del club sportivo gay «Tangra», che è stata resa possibile grazie agli sforzi congiunti della fondazione «Queer Bulgaria» e di alcuni sportivi gay. 23 Bulgari hanno partecipato ai Giochi gay e lesbici europei che hanno avuto luogo quest’anno a Monaco di Baviera. La Bulgaria si è vista rappresentata per la prima volta in modo organizzato, da un così grande numero di atleti gay e lesbiche. Le lesbiche hanno seguito l’esempio del club «Tangra» fondando anch’esse il loro club sportivo: BGL SporTeam, la cui prima attività è stata formare una squadra di pallavolo. Una squadra maschile di pallavolo – dall’autoironico nome «I Gattoni» -, costituita all’epoca dei giochi di Monaco, si è separata da «Tangra».

Il moltiplicarsi delle squadre nello sport gay e lesbico ha mostrato che gli omosessuali non si interessavano solo ai locali notturni. Il club sportivo «Tangra» si è subito indirizzato verso attività commerciali, progettando di organizzare un torneo internazionale ad Albena 1, per l’estate 2005. Gli eventi sportivi organizzati dai club – footing in occasione di San Valentino; gare di nuoto; una festa sportiva lesbica con numerosi tipi di sport e degli incontri di educazione al nuoto, alla pallavolo e al badminton -, tutto questo ha facilitato il «coming out» di numerosi gay e lesbiche, che fino ad allora non si identificavano con i membri dell’organizzazione militante «Gemini». Lo sport ha creato un terreno d’intesa apolitica tra gay e lesbiche, cambiando il loro modo di vedersi, come anche il loro atteggiamento verso l’azione collettiva.

Primo processo per discriminazione intentato da utenti gay di una sauna universitaria

La sua cooperazione con la comunità accademica dell’Università di Sofia non ha impedito alla fondazione «Queer Bulgaria» di intentare un processo contro l’amministrazione dell’Università per un problema di discriminazione verso un gruppo di omosessuali che frequentavano regolarmente la sauna dell’Università di Sofia fino al febbraio 2004. In quel periodo, dei clienti erano stati infastiditi dall’ostentata presenza di quei gay nella sauna, ciò che gli è valso di venirne cacciati con le parole: «la sauna ormai è chiusa per tutta la vostra piccola banda di pederasti». Questa azione legale risulta essere la prima del genere in materia di garanzie contro la discriminazione basata sull’orientamento sessuale, fondandosi sulla nuova legge contro le discriminazioni. Conformemente a questa legge, si presume che non spetti alle vittime di discriminazione "scegliere" i colpevoli (decidere chi debba essere perseguito). Questo ha motivato «Queer Bulgaria» a non cedere di fronte agli attivisti più conservatori di «Gemini» che stimavano che il processo avrebbe dato un’immagine negativa della comunità gay, perché ce la si prendeva con un’istituzione, l’Università di Sofia, sacra agli occhi di tutti i Bulgari. Questo processo ha ricevuto il sostegno del Comitato bulgaro d’Helsinki.

Anche se l’azione legale non andasse a buon fine, creerà un precedente pubblico di reazione difensiva in materia di diritti degli omosessuali verso istituzioni che, contando sulla loro buona reputazione, si permettono talvolta di violare dei diritti individuali in nome di argomentazioni populiste a loro discarico. Il Professor Bioltchev, docente dell’Unversita, ha sostenuto alla popolare rivista 168 ore che se «Queer Bulgaria» vincerà la causa, egli manderà degli omosessuali nei bagni pubblici del Palazzo di Giustizia, «affinché i signori giudici vedano un pò cosa ne viene fuori».

Il primo «coming out» pubblico di un uomo politico

Il 2004 è stato l’anno in cui un membro di un partito politico ha, per la prima volta, dichiarato apertamente di fronte ai media di essere gay. Si tratta di Ivelin Jordanov, età 27 anni, membro del Partito Socialista bulgaro (BSP), nonché uno dei fondatori della organizzazione gay «Queer Bulgaria». Il «coming out» di uno dei suoi membri ha posto il BSP davanti alla sfida di dover dichiarare apertamente la propria posizione verso le differenze di orientamento sessuale. Tutti i media nazionali hanno fatto da cassa di risonanza di questo coming out, e ciò ha creato le condizioni per un pubblico dibattito sull’atteggiamento dei politici bulgari verso i movimenti gay e lesbici.

L’omosessualità nei media nel 2004

L’anno 2004 è stato il più attivo per il movimento LGBT nel senso di un «consciousness raising» (aumento di consapevolezza, NdT), ma anche e soprattutto dal punto di vista della copertura mediatica. Sono stati i media stessi a prendere coscienza del fatto che essi potevano trarre vantaggio in termini di audience da questa tematica. … È come se il problema della «cattiva immagine» avesse incominciato poco a poco a sparire dai media: non è quasi stato toccato nel corso dell’ultimo anno. … Più chiaramente, se l’attivismo LGBT era stato soprattutto un attivismo mediatico fino al 2003, all’improvviso è successo che i media sono divenuti più attivi sul tema di quanto non lo siano gli attivisti stessi.

Nel 2004, non ci sono stati né gay pride né festival gay, né campagne pubbliche per modifiche della legislazione, perché era diventato inutile dopo l’entrata in vigore della legge per la difesa contro le discriminazioni. Ma al di là dell’aspetto giuridico, la commercializzazione delle identità gay e lesbica attraverso i media ha molto guadagnato in importanza nel 2004. La conferenza organizzata dalla fondazione «Gemini» per la promozione di questa legge ha suscitato un notevole e serio interesse da parte di tutte le reti televisive più influenti.

La questione della transessualità è stata abbordata sul piccolo schermo, così come il tema del travestitismo. Per contro, l’attivismo della rete televisiva BTV, con la sua trasmissione «Choc» è parso un po’ inopportuno: intorno al 2 febbraio 2004, i conduttori hanno posto la questione di sapere se «era un vantaggio essere gay in Bulgaria», cosa che ha avuto l’effetto di continuare la tradizione delle questioni mal poste, da una parte, e d’altra parte delle insinuazioni sull’esistenza di una mafia gay (ammesso che ciò sia più o meno fondato). Il celebre giornalista Kevork Kevorjan, dal canto suo conduttore di una trasmissione di costume, la domenica sera, che dura ormai da almeno 20 anni, ha invitato dei leader gay per parlare dei matrimoni omosessuali, domandando se era realista immaginare che questi avrebbero presto avuto spazio in Bulgaria. Se in gennaio 2004 gli attivisti di «Gemini» sostenevano che era ancora troppo presto per simili riforme legislative, in maggio essi dibattevano già del problema sotto l’istigazione dell’euroscettico Kevorkjan.

Fin dal suo debutto nel mese di maggio, le trasmissione di basso livello «Chaud» di Veneta Rajkova su NTV ha intrapreso l’iniziativa, non annunciata come tale, di svelare l’orientamento sessuale di diverse celebrità bulgare: una prova, se ce ne fosse stato bisogno, che l’identità sessuale era suscettibile di essere commercializzata. Ma risulta che non uno dei suoi invitati – i conduttori televisivi Evgeni Mintchev e Kamen Vodenitcharov, Azis, il cantante di musica orientale di gusto bulgaro e grande specialista della provocazione di tutti i generi, Vasil Najdenov, cantante di varietà tradizionale – si «dichiarerà» esplicitamente, ciò che mostra bene che nessuno desidera davvero vendersi in virtù della propria sessualità. Vuol dire che la domanda è superiore all’offerta? Senza volerlo, Veneta Ivanova ha sollevato l’importante questione di sapere perché le personalità in vista non desiderano dare una dimensione politica alla loro sessualità, questione che resta attuale.

Il caso Azis

L’immobilità estiva è stata rotta dal clamoroso «caso Azis». Questo ha diviso non solo la società moralizzatrice, ma anche la comunità LGBT. La megastar che si fa chiamare «Azis», cantante rom e verosimilmente gay, ha mostrato senza veli il suo posteriore depilato e siliconato su un poster gigante che vantava il suo ultimo successo discografico, poster che ha fatto attaccare vicino al busto dell’eroe nazionale Vasil Levski, probabilmente per insinuare che anche Levski era gay.

Il caso ha fornito l’occasione ai conformisti della trasmissione televisiva «Choc» di manipolare il voto dei telespettatori ponendogli questa domanda trabocchetto: bisognava levare il poster gigante di Azis a causa della sua immoralità (rispetto a Levski, beninteso, quest’altra icona bulgara)? La domanda faceva un tutt’uno di «immorale» e «omosessuale», e ha di fatto messo Azis stesso e i telespettatori in una situazione assurda, perché bisognava votare su una cosa non detta, sapere cioè che Azis era gay.

A questo proposito, nel forum su Internet di «Choc», uno dei conduttori della trasmissione è arrivato ad affermare che ormai si poteva solo parlare di «eterofobia», e non più di «omofobia».

Quasi tutti i media di massa hanno affrontato di petto il problema. I telegiornali si sono rimbalzati la notizia in modo neutrale, mentre i media scritti hanno offerto spazio d’espressione a un maggiore omoscetticismo.

Il «caso Azis» non è in effetti servito tanto da tribuna sociale agli LGBT, quanto al dibattito ancora a venire sui valori nazionali, sociali come anche politici, introdotti nello spazio urbano dalla divisione tra la sfera pubblica e la sfera privata. Qualche mese più tardi, questi stessi valori sono stati messi alla prova con il primo coming out di un uomo politico in Bulgaria.

Un bilancio ridotto, ma ugualmente incoraggiante

Così, sulla scia del processo che chiama in causa l’università di Sofia, il 2004 è stato l’anno in cui si è vista confermata la seguente tendenza: l’emancipazione, il sostegno politico dato a L,G,B,T e alla libertà di scegliere il proprio orientamento sessuale, la prospettiva di adesione europea sono percepiti come portatori di una «omosessualità imposta».

«In ogni caso, finché ciò nell’UE è permesso, riproduciamoci eterosessualmente», ha dichiarato il Professor Bioltchev, docente dell’Università di Sofia. Bisognerebbe che fosse l’eterosessualità ad essere analizzata come istituzione politica. Per contro, la tematica dell’inversione sessuale presentata come malattia si è affievolita, sia grazie alla crescente emancipazione del movimento LGBT che grazie all’interesse mediatico che ha abbandonato il terreno dello humour omofobo e della biologia.

È diventato chiaro per la stessa comunità LGBT che i suoi leader sono non solo poco rappresentativi, ma sempre più in contrasto tra di loro. I media e la società hanno compreso che esistono delle differenze in seno ai diversi tipi di orientamento sessuale. Infine e soprattutto, si è compreso che non c’è nulla di male nel fatto che la provocazione faccia vendere e commercializzi le identità sessuali, dal momento che questo crea dei profitti politici per le lesbiche, i gay, i bisessuali e i transessuali in Bulgaria.

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