I due presidenti
“Incontro senza cravatta”, così è stato definito il ritrovo informale tra il presidente croato Ivo Josipović e l’omologo serbo Boris Tadić, nella località turistica di Opatija. Grandi sorrisi e calorose strette di mano che annunciano un netto miglioramento nelle relazioni tra i due paesi
L’incontro a sorpresa tra il presidente croato Ivo Josipović e l’omologo serbo Boris Tadić, avvenuto mercoledì scorso a Opatija, noto luogo di villeggiatura sull’Adriatico, ha contribuito di non poco al miglioramento delle relazioni tra i due paesi. Su questo concordano sia Belgrado che Zagabria, condividendo la soddisfazione per il fatto che Josipović e Tadić siano riusciti a "riscaldare" le relazioni politiche tra i due paesi che, fino ad ora, restando nella metafora, erano di soli pochi gradi sopra la soglia del congelamento.
Nonostante fosse stato invitato, Tadić poco più di un mese fa non si era recato a Zagabria alla cerimonia di insediamento del terzo presidente croato, adducendo a sua giustificazione il fatto che vi avrebbe trovato il presidente del Kosovo, il nuovo stato la cui esistenza non è riconosciuta dalla Serbia e che Belgrado considera tuttora una sua provincia.
Molti sorrisi, calorose strette di mano e pacche sulle spalle: sono stati i messaggi che i due presidenti hanno inviato alle rispettive opinioni pubbliche durante l’“incontro senza cravatta”. Il loro primo incontro da presidenti (Josipović e Tadić si conoscono da tempo, quando ancora non erano presidenti), stando alla valutazione di entrambi, rappresenta un nuovo inizio nelle relazioni tra i due stati sui quali grava il peso della sanguinosa guerra di vent’anni fa. Una parte di questo peso riguarda le accuse reciproche sollevate davanti al Tribunale penale internazionale, dove la Croazia ha accusato la Serbia di genocidio e la Serbia ha risposto con una contraccusa. Curioso il fatto che a stendere l’atto di accusa sia stato proprio Ivo Josipović, il quale in qualità di giurista esperto di diritto penale internazionale, si era messo a disposizione di Franjo Tuđman, primo presidente croato, quando alla fine degli anni Novanta si decise di intraprendere un’azione giuridica internazionale contro la Serbia.
“Se si individua una soluzione extragiudiziale in merito alle questioni che rientrano nell’atto di accusa, allora l’accusa non avrà più senso alcuno”, ha dichiarato Josipović, ribadendo anche davanti a Boris Tadić ciò che ha ripetuto più volte durante la campagna elettorale, alcuni mesi fa. Tadić si è trovato subito d’accordo col suo omologo croato ed ha aggiunto che ciò non significa affatto che la Serbia – se la Croazia dovesse ritirare l’accusa – rinuncerebbe a processare i criminali di guerra. Al processo, in particolare per i due rimanenti ricercati dall’Aja, Goran Hadžić e Ratko Mladić, è naturalmente molto interessata anche la Croazia, tenendo presente che sia l’uno che l’altro, in particolare Hadžić, sono responsabili di molti crimini commessi proprio in territorio croato.
Il ritiro dell’accusa da parte della Croazia, ovviamente, significherebbe una mossa analoga da parte della Serbia, col che verrebbe tolto dall’ordine del giorno delle irrisolte questioni reciproche uno dei punti più dolorosi. Ma ve ne sono anche altri: i due stati infatti devono ancora risolvere la questione delle frontiere reciproche, delle persone scomparse durante la guerra, del rientro dei profughi serbi in Croazia, ma anche della restituzione di parte del patrimonio culturale croato portato, ai tempi della guerra, in Serbia. Le due ore scarse passate insieme – tanto i due presidenti hanno discusso sul battello che li ha portati dall’aeroporto dell’isola di Krk, dove è atterrato Tadić, fino ad Opatija, dove hanno pranzato e passeggiato – sono state appena sufficienti per abbozzare i temi sopra esposti.
Josipović e Tadić avrebbero dovuto incontrarsi la scorsa settimana a Lubiana alla seduta dei paesi dei Balcani occidentali, incontro fallito perché il presidente serbo non è andato a causa della presenza del presidente del Kosovo. Sia Belgrado che Zagabria hanno ritenuto che l’incontro bilaterale dei due presidenti sia stato meglio di qualsiasi colloquio di sfuggita in una qualche conferenza internazionale, quale per esempio quella in cui si troveranno venerdì 26 marzo a Bruxelles. Le relazioni tra la Croazia e la Serbia sono cruciali per la stabilità della regione, e su questo insiste anche l’Unione europea. La Croazia è alla fine del percorso verso l’Unione, mentre la Serbia è solo all’inizio, ma la loro collaborazione significa molto più di buone relazioni reciproche. “Se la Croazia entra nell’Ue e la Serbia no, non sarebbe un bene né per la Serbia né per la Croazia”, ha detto Tadić a Opatija.
“La Croazia deve essere interessata all’avanzamento delle relazioni con la Serbia anche per i vantaggi economici che potrebbero derivarne", ha precisato la commentatrice dello zagabrese Jutarnji list, Jelena Lovrić.
In questo momento la collaborazione economica è di gran lunga migliore e più sviluppata di quella politica. Non è la politica ad aprire lo spazio per intensificare le relazioni economiche, piuttosto sono i politici a trottare al seguito degli imprenditori. Se il turismo croato ripone spesso e per ora irrealmente le speranze nei vacanzieri serbi, allora il miglioramento delle relazioni tra i due stati è essenziale.
L’incontro di Opatija – concordano gli analisti – è un importante stimolo per la collaborazione tra di due vicini. Benché né Tadić né Josipović abbiano grandi poteri e ancora meno ne hanno per poter risolvere i numerosi problemi tra Zagabria e Belgrado – perché ciò dipende più che altro dai rispettivi governi – il clima che hanno creato favorirà colloqui più concreti. Anche alle questioni più delicate è comunque possibile trovare una soluzione. Dopo molto tempo, le relazioni tra la Croazia e la Serbia ripartono di nuovo.