I difficili colloqui sul futuro della Federazione Jugoslava

Continua il dibattito in Montenegro e Serbia sul futuro della Federazione Jugoslava. Anche la Comunità internazionale si confronta: in un documento pubblicato dall’ICG si critica la posizione dell’UE a favore del mantenimento dell’unione tra i due Stati.

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Javier Solana, B92

Nebojsa Medojevic, direttore del Centro per la Transizione di Podgorica, ha in questi giorni affermato che le proposte dell’Unione Europea per la ridefinizione dei rapporti all’interno della Federazione Jugoslava sono molto vicine alle proposte fatte dalle autorità montenegrine.La soluzione migliore, secondo Medojevic, sarebbe un’alleanza tra due stati indipendenti, con un’unica rappresentanza internazionale. In quel caso, ha specificato, Serbia e Montenegro dichiarerebbero che la Federazione Jugoslava non esiste più, si riconoscerebbero reciprocamente e poi creerebbero delle istituzioni federali con competenze molto limitate (Nacional, 7.02.02).
Medojevic si inserisce in un dibattito molto acceso e sentito, soprattutto nel piccolo Paese che si affaccia sull’Adriatico. In merito la posizione dell’Unione Europea è sempre stata chiara: a favore della modifica delle relazioni tra Serbia e Montenegro ma contraria all’indipendenza di quest’ultimo.
Il concetto è stato ribadito anche in un colloquio tenutosi lo scorso 8 febbraio a Bruxelles tra l’Alto rappresentante dell’UE per la politica estera Javier Solana ed il presidente montenegrino Milo Djukanovic. Il colloquio di Bruxelles, ha precisato una portavoce di Solana, segna ”il passaggio ad un livello politico” dei colloqui sul futuro della federazione jugoslava fra serbi e montenegrini, propiziati dall’Ue. L’Unione europea, ha indicato la portavoce, e’ favorevole ad un accordo che mantenga l’integrità della federazione ”in un quadro istituzionale rinnovato”.(ANSA)
Qualche giorno prima lo stesso Solana aveva dichiarato come ”restare insieme e’ senza dubbio la soluzione migliore e la più rapida perchè Serbia e Montenegro partecipino all’ integrazione europea”.
Intanto ieri l’ International Crisis Group ha pubblicato una lettera aperta rivolta all’Alto rappresentante per la politica estera dell’UE.
Nella lettera si riconoscono gli sforzi di quest’ultimo e dell’Unione Europea per uscire dall’impasse sul futuro della Federazione Jugoslava. Ma si sottolinea preoccupazione per la scelta politica di spingere (nel testo originale si utilizza il termine significativo "bull-dozer") Podgorica a restare in una federazione poco vantaggiosa per il futuro del piccolo Paese.
"Sarebbe poco saggio sia dal punto di vista politico che economico … il Montenegro non deve tornare indietro rispetto alla scelta di adottare il marco tedesco e quindi l’euro… un’economia aperta rispetto all’estero e l’adozione dell’euro ha un senso per una piccola economia costiera come quella montenegrina". L’ICG sottolinea come sia importante un’integrazione del Montenegro nella regione ed un’integrazione nell’Unione Europea ma quest’ultima sbaglia se spinge verso una federazione partner che non vogliono realizzarla. Auspicabile, secondo l’ICG, data l’impossibilità tra le parti di raggiungere un accordo ora, che si punti su di una convergenza sul lungo periodo, in vista dell’entrata dell’Unione Europea. "I cittadini montenegrini dovrebbero essere lasciati liberi di decidere con un referendum l’eventuale indipendenza del Paese". Secondo l’ICG l’azione diplomatica attuale dell’Unione Europea rischia di favorire le posizioni di chi, sia in Serbia che in Montenegro, è meno progressista e meno legato ai moderni valori europei.
La posizione dell’ICG dimostra come in seno alla cosiddetta Comunità Internazionale vi siano posizioni divergenti sul futuro della Federazione Jugoslavia. Certo è che è necessario non dimenticare che l’Unione Europea ha adottato questa politica anche in seguito alle scorse elezioni politiche montenegrine nelle quali i partiti favorevoli all’indipendenza hanno vinto solo di stretta misura. La situazione è quindi complessa essendo gli stessi montenegrini nettamente divisi sulla questione. Occorre infatti chiedersi se un eventuale referendum non rischi di destabilizzare ulteriormente la regione. Tra le altre cose gli albanesi-kossovari sarebbero i primi a chiedersi come mai il Montenegro può votare per l’indipendenza ed il Kossovo no.

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