I cento giorni di Cvetković
A tre mesi dal suo insediamento il governo del premier serbo Mirko Cvetković fa il bilancio dei risultati ottenuti. Positivi i voti degli analisti, con qualche riserva per i risultati in economia. Pioggia di insufficienze, invece, dalle fila dell’opposizione
Il 15 ottobre 2008, il gabinetto del premier serbo Mirko Cvetković ha "festeggiato" i suoi primi cento giorni. Ai suoi ministri Cvetković ha dato il massimo dei voti, dopo aver detto che il governo non ha commesso nemmeno un []e. Nonostante in molti l’avessero definita innaturale e ne avessero pronosticato la breve vita, la coalizione formata dal Partito democratico (DS) e dal Partito socialista serbo (SPS), con il sostegno di altri partiti, è sopravvissuta alle prime sfide e ha raccolto i risultati di tre mesi di governo.
I maggiori successi del gabinetto Cvetković sono: la firma dell’accordo con la Fiat, la ratifica dell’Accordo di stabilizzazione e associazione (ASA), l’accordo energetico con la Russia, la cattura dell’imputato dell’Aja Radovan Karadžić, la mozione della Serbia all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sull’esame di legalità della dichiarazione unilaterale d’indipendenza del Kosovo. A questa lista il primo ministro ha aggiunto anche l’aumento delle pensioni del 10%, la ridefinizione del bilancio, la costruzione del Corridoio 10, la lotta alla corruzione e la creazione di un clima favorevole per attirare gli investimenti.
"Il governo lavora come un team, l’atmosfera è perfetta, e le decisioni si prendono all’unanimità", ha affermato Cvetković alla conferenza stampa in cui è stato comunicato ai cittadini il livello di adempimento delle promesse fatte tre mesi fa alla presentazione dell’esecutivo. Cvetković ha evidenziato che d’ora in avanti il governo intensificherà il lavoro per l’integrazione europea, proseguirà nella difesa dell’integrità territoriale e della sovranità dello stato, assicurerà le condizioni per la stabilità economica, interverrà per limitare gli effetti negativi della crisi economica mondiale e potenzierà la lotta contro crimine e corruzione. Per i primi cento giorni di governo si terrà anche una conferenza di tutti i ministri, che presenteranno ai cittadini i risultati del loro lavoro, per un totale di 25 ministeri che compongono quello che è uno dei più ampi governi serbi.
L’ottimismo del premier non è condiviso dai leader dell’opposizione. Mentre i rappresentanti del Partito radicale serbo (SRS) e del Partito democratico serbo (DSS) hanno dato al governo una piena insufficienza, il Partito Liberal-democratico (LDP) è stato un po’ più clemente, attribuendo al gabinetto di Cvetković una scarsa sufficienza, giustificando questo voto "alto" per l’avvio del processo di integrazione europea e l’arresto di Radovan Karadžić.
L’ex premier Vojislav Koštunica ritiene che il governo non abbia fatto niente di quanto promesso alla presentazione dell’esecutivo, commentando che sarebbe stato meglio che tale governo non fosse stato nemmeno formato. In una dichiarazione a B92, il funzionario DSS Slobodan Samardžić ha affermato che non riesce a trovare "proprio alcuna ragione" per dare una sufficienza al governo. "Il nostro giudizio è negativo. Questo a partire da molti indicatori di politica internazionale e interna, economici e istituzionali", ha aggiunto. Interessante il fatto che, prosegue Samardžić, i DSS rimproverino alla coalizione di governo l’eccessiva reazione nei confronti del Montenegro, ovvero la negazione dell’ospitalità all’ambasciatore montenegrino a Belgrado. Che la politica in Serbia abbia la memoria corta è risaputo, quindi vale la pena ricordare che il governo precedente, guidato dal leader dei DSS Koštunica, ha "inflitto" queste misure agli ambasciatori di tutti gli stati che avevano riconosciuto il Kosovo indipendente.
Il Partito radicale serbo, anche se sulla carta è il principale partito dell’opposizione, ha ben altre preoccupazioni rispetto ai cento giorni di governo. I radicali hanno proverbialmente assegnato al governo il voto più basso, accusandolo di tradire gli interessi nazionali, di rafforzare il separatismo in Vojvodina, incolpandolo per la cattiva situazione economica e per una serie di altre ragioni. Tuttavia, i radicali sono colpiti da una propria crisi interna, così che invece di analizzare in modo più dettagliato il lavoro del governo, dall’SRS piovono accuse penali e di violazione contro Tomislav Nikolić, fino a ieri vicepresidente di questo partito.
Il Partito progressista serbo (SNS) dei "riformisti e ripuliti" Nikolić e Vučić, ha dato un voto negativo al governo, sottolineando che criticherà sempre il regime di Boris Tadić.
Anche l’LDP sostiene che il governo non ha soddisfatto le aspettative dei cittadini. Il funzionario di partito Zoran Ostojić ha dichiarato al quotidiano "Blic" che "l’unico successo è che sia stato formato un governo, perché così si è evitato che Vojislav Koštunica restasse al potere". Ostojić ha aggiunto che "è difficile che un cittadino che vede il proprio futuro e quello della sua famiglia nell’Unione Europea si senta soddisfatto da questo governo".
Mentre i politici ritengono che il lavoro del governo sia basato sui programmi di partito, e la loro (in)soddisfazione si esprima in forma di campagna elettorale, perché non si sa quando Tadić e Dačić litigheranno, gli analisti fanno apprezzamenti e osservazioni concrete al lavoro del gabinetto di Cvetković.
Incontestati successi per gli esperti sono la firma dell’accordo con la Fiat, la ratifica dell’ASA, la cattura di Radovan Karadžić, l’indubbio orientamento europeo del governo, la mozione all’Assemblea Generale ONU. I punti su cui c’è più discordanza sono, pare, i più numerosi e, soprattutto, si riferiscono ai cattivi risultati in economia.
La ridefinzione del bilancio, la crescita della spesa pubblica, il calo di produzione industriale, l’incompleta industrializzazione e la debole risposta dello stato al crimine e alla corruzione, sono gli aspetti più fragili del gabinetto di Cvetković. Inoltre, molti gli rimproverano anche il blocco dell’attività del parlamento, su cui, francamente, Cvetković e i suoi ministri non hanno molta influenza oltre alla possibilità di governare a suon di decreti, pratica poco democratica e impopolare.
Secondo quanto scrive il settimanale serbo "Ekonomist", ognuno degli elementi chiave del programma del governo (integrazione europea, conservazione del Kosovo, rafforzamento dell’economia e della responsabilità sociale nonché una più strenua lotta alla corruzione) ha un "certo peso". Tuttavia, nei suoi primi cento giorni, il governo è "perseguitato" dall’instabilità macroeconomica dovuta all’elevata spesa pubblica, come anche dalla crescita dell’inflazione che il governo non può tenere a freno finché continua ad esaudire i desideri del vicepremier Jovan Krkobabić, il quale ha promesso ai pensionati un innalzamento delle pensioni fino al 70% degli stipendi serbi. Danica Popović, della Facoltà di Economia di Belgrado, fa notare che le conseguenze di questa politica sono una crescita più lenta, una diminuzione dei nuovi posti di lavoro e delle imposte fiscali.
L’ultimo rapporto del FMI (Fondo monetario internazionale) per la Serbia, reso noto in seguito alla visita nel Paese della delegazione FMI dal 17 al 24 settembre 2008, rende noto che l’economia non può rafforzarsi e l’inflazione non può diminuire finché i soldi vengono impiegati nelle spese anziché negli investimenti.
L’economista Miroslav Zdravković ritiene che sono state realizzate grandi manovre per favorire gli investimenti, ma a causa dell’aumento delle pensioni, una catastrofe economica minaccia la Serbia nei prossimi anni. In una sua dichiarazione per "Blic", Zdravković valuta il lavoro del governo "perfetto per quanto riguarda le condizioni d’impiego, ma tutto sarà aggravato a causa delle promesse sulle pensioni. Il punto debole di questo governo è proprio il suo accordo di coalizione".
Gli esperti danno una valutazione scarsa anche alla lotta al crimine e alla corruzione. Anche se è riecheggiata come una bomba la notizia dell’arresto del sindaco di Zrenijanin Goran Knežević, e quella sulle attività della mafia nel settore edilizio, non ci sono manovre più importanti, e una parte dell’opinione pubblica ritiene che questo arresto sia il risultato di una decisione di Boris Tadić intenzionato a "ripulire" il suo partito, piuttosto che una decisione sistematica del governo di fare i conti con la corruzione. Il professor Zoran Stojiljković, della Facoltà di Scienze Politiche, afferma che "non si sta facendo niente per la legislazione antimonopolio e per contrastare la corruzione". Per questo, e per l’assenza di dialogo sociale, Stojiljković dà un voto appena sufficiente all’attività del governo.