I Balcani al Locarno Festival
Inizia oggi il prestigioso Film Festival di Locarno, ricca la programmazione della 70sima edizione che si concluderà il 12 agosto. Varie e numerose le presenze del Sud Est Europa
Cambia e accorcia il nome, ora semplicemente Locarno Festival, inaugura e rinnova alcune sale, ma la manifestazione cinematografica ticinese che celebra la 70° edizione dal 2 al 12 agosto (programma e informazioni www.pardo.ch ) resta aperta e curiosa ai tanti cinema di oggi e a quelli del passato. Così, mentre la Mostra di Venezia (30 agosto – 9 settembre) forse per la prima volta non avrà un solo film dall’area balcanica e da tutto il mondo slavo in nessuna collocazione (c’è solo il turco “Körfez – The Gulf” dell’esordiente Emre Yeksan alla Settimana della critica), Locarno presenta un film romeno in concorso e diverse presenze dell’Europa del sud-est disseminate tra le sezioni.
E dalla sezione parallela Semaine de la critique inizia il suo percorso, che lo porterà tra due settimane in gara anche al Sarajevo Film Festival, l’atteso documentario “The Family / Družina” dello sloveno Rok Biček rivelatosi con “Class Enemy” nel 2013. Uno dei nuovi talenti più interessanti dell’ex Jugoslavia, alle prese con una storia familiare nell’arco di alcuni anni e incentrata su un rapporto tra padre e figlio molto particolare e complessa.
Come sempre Locarno ospita star (Adrien Brody, Nastassja Kinski, Vanessa Paradis, Fanny Ardant e altri), blockbuster americani (“Atomic Blonde” con Charlize Theron), autori celebrati, autori sconosciuti, debuttanti, retrospettive e omaggi.
C’è anche parecchia Italia, che torna in Piazza Grande, domenica 6 con “Amori che non sanno stare al mondo” di Francesca Comencini, una commedia tratta da un suo libro con Lucia Mascino che affronta la fine di una storia d’amore, oppure il cortometraggio “Granma” di Daniel Gaglianone e Alfie Nze, girato in Nigeria e che parla di migranti che muoiono durante il viaggio verso l’Europa e dei loro familiari. In concorso 18 titoli si contenderanno il Pardo d’oro, andato lo scorso anno al bulgaro “Godless”. Ci sono “Asteroidi” dell’esordiente italiano Germano Maccioni e “Charleston” dell’esordiente romeno Andrei Cretulescu con Serban Pavlu, Ana Ularu, Victor Rebengiuc e Adrian Titieni.
In gara anche “Lucky” con Harry Dean Stanton e David Lynch. “Mrs. Fang” del cinese Wang Bing, “Wajib” della palestinese Annemarie Jacir e “La telenovela errante” del visionario cileno Raoul Ruiz, ritrovato e completato dopo la sua morte dalla compagna Valeria Sarmiento.
Presente e sperimentale
Nel concorso Cineasti del presente c’è “Easy – Un viaggio facile facile” di Andrea Magnani con Nicola Nocella, Libero De Rienzo e Barbara Bouchet, che sarà nelle sale già dal 31 agosto. Si tratta di un road movie che dal Friuli arriva in Ucraina, con un uomo solo, depresso e troppo grasso, che deve accompagnare la bara di un operaio immigrato morto.
Si aggiungono: il bulgaro “3/4”, esordio nella finzione per Ilian Metev (noto per “Sofia’s Last Ambulance”) con una storia di famiglia con madre assente; il documentario “Distant Constellation” di Shevaun Mizrahi, coproduzione Usa / Turchia / Olanda; “Meteorlar” di Gurcan Keltek, produzione Olanda / Turchia; “Le fort de fous” di Narimane Mari, produzione Francia / Quatar / Grecia / Germania; “Sashishi deda – Scary Mother” di Ana Urushadze, Georgia / Estonia. Per l’Italia gareggia anche “Il monte delle formiche” di Riccardo Palladino.
La sezione Signs of life, più sperimentale e spirituale che diventa competitiva da quest’anno, annovera due opere da tenere d’occhio: “In praise of Nothing” dell’esordiente serbo Boris Mitić (una coproduzione Serbia / Croazia / Francia) con la voce di Iggy Pop e “Tara moarta – The Dead Nation” del romeno Radu Jude (premio speciale della giuria locarnese lo scorso anno per “Scarred Hearts”), uno dei più in crescita tra i romeni, autore tra l’altro di “Aferim!”.
Ancora i corti “Phantasiesätze” del serbo Dane Komljen (che aveva esordito l’anno scorso con il lungometraggio “All The Cities Of The North – Svi severni gradovi”) Germania/Danimarca e “Zirdzin, Hallo! – Hello Horse!” della lettone Laila Pakalniņa. In aggiunta c’è il curioso “Surbiles” (streghe) del sardo Giovanni Columbu.
Grazie al Premio Raimondo Rezzonico consegnato al produttore Michel Merkt, sarà proiettato, reduce dal passaggio a Cannes, “Frost” di Sarunas Bartas, coproduzione Lituania/Francia/Ucraina/Polonia.
Fuori concorso e cortometraggi
Fuori concorso passa il russo “Nazidanie” di Boris Yukhananov e Aleksandr Shein che mostra il calciatore Zinedine Zidane in modo nuovo e visionario. E il corto “A Manifesto For The Un-Communal”, una coproduzione Germania / Israele con la regia del greco Syllas Tzoumerkas, già autore dei lungometraggi “Homeland” e “A Blast”.
Infine tra i cortometraggi in gara per i Pardi di domani ci sono: l’ucraino “Vypusk ’97 – Graduation `97” di Pavlo Ostrikov, il romeno “Haine negre – Black Clothes” di Octav Chelaru, i serbi “Nikog nema – Nobody Here” di Jelena Gavrilović e “Loop” di Matija Gluščević e il russo “Zhizn’ moego druga – Life Story of my Friend” di Alexander Zolotukhin.
L’importante retrospettiva completa che è uno dei fiori all’occhiello del festival è quest’anno dedicata a Jacques Tourneur, regista americano d’origine francese che ha percorso quasi tutti i generi, ricodificato l’horror con un pugno di film a inizio anni ’40, e raccontato l’irrazionale e la paura, soprattutto dei diversi, in modi ancora attuali: tra i suoi capolavori “Il bacio della pantera” (1942), la cui protagonista Irina è fieramente “nata in Serbia”. Una retrospettiva in 33 film, dagli anni ’30 ai ’60, con titoli come “L’uomo leopardo” o “Le catene della colpa”, che riserverà sorprese agli spettatori.
I Pardi d’onore, i riconoscimenti alla carriera più importanti della rassegna, saranno consegnati a Todd Haynes e Jean-Marie Straub che ha lavorato per molti anni con la compianta compagna Danielle Huillet.