I Balcani a Berlino
Sono 70 gli anni del Film Festival di Berlino. Da Visar Morina a Cristi Puiu, passando per Andrea Štaka: sono molti i registi che raccontano l’est Europa presenti nelle varie sezioni in cui è suddivisa la Berlinale
Tanta Italia ma pure tanti Balcani ed area ex Urss, soprattutto nelle sezioni collaterali, al 70° Film Festival di Berlino in programma da giovedì fino all’1 marzo. La kermesse tedesca avrà per la prima volta come direttore artistico l’italiano Carlo Chatrian. Presidente della giuria, che sceglierà l’Orso d’oro tra 18 film in gara, l’attore inglese Jeremy Irons, mentre gli altri componenti sono gli attori Bérénice Bejo e Luca Marinelli, i registi Annemarie Jacir, Kenneth Lonergan e Kleber Mendonça Filho e la produttrice Bettina Brokemper.
Se l’apertura è affidata al canadese “My Salinger Year” di Philippe Falardeau con Margaret Qualley e Sigourney Weaver, spiccano in gara l’americano “First Cow” di Kelly Reichardt, il francese “Le sel des larmes” di Philippe Garrel e il taiwanese “Rizi -Days” di Tsai Ming-Liang. Per l’Italia corrono “Volevo nascondermi” di Giorgio Diritti sul pittore Ligabue e “Favolacce” di Damiano e Fabio D’Innocenzo, entrambi con Elio Germano. Poi la coproduzione Italia/Usa “Siberia” di Abel Ferrara con Willem Dafoe. In competizione c’è pure “DAU. Natasha” Ilya Khrzhanovskiy e Jekaterina Oertel con Natalia Berezhnaya, Olga Shkabarnya, Vladimir Azhippo, Alexei Blinov, Luc Bigé, una coproduzione tra Germania, Ucraina, Gran Bretagna e Russia. La sezione non competitiva Berlinale Special, oltre a “Pinocchio” di Matteo Garrone con Roberto Benigni, comprende “Persian Lessons” di Vadim Perelman con Nahuel Pérez Biscayart, Lars Eidinger, produzione Russia, Germania e Bielorussa. Spicca poi la presenza di “Nomera – Numbers”, produzione Ucraina, Polonia, Repubblica Ceca e Francia, diretta da Oleg Sentsov, a lungo detenuto nelle carceri russe come dissidente, in collaborazione con Akhtem Seitablaiev. Tra gli Encoounters c’è il nuovo lavoro del romeno Cristi Puiu, noto per “La morte del signor Lazarescu” e “Sieranevada”, dal titolo “Malmkrog”.
La sezione Panorama comprende i film di debutto greci “Digger” di Georgis Grigorakis con Vangelis Mourikis e Argyris Pandazaras e “Pari” di Siamak Etemadi, inoltre il kosovaro “Exil – Exile” di Visar Morina con Mišel Matičević e Sandra Hüller e il documentario russo “Kotlovan – The Foundation Pit” di Andrey Gryazev. Soprattutto ci sono i ritorni di due cineasti importanti: “Mare” della svizzera d’origine serba Andrea Štaka (Pardo d’oro a Locarno con “Das Fräulein”) con Marija Skaričić, Goran Navojec, Mateusz Kościukiewicz e Mirjana Karanović e “Otac – Father” del serbo Srdan Golubović (“Krugovi – Circles”) con Goran Bogdan, Boris Isaković e Nada Šargin, storia di un uomo di Belgrado troppo povero per tenersi i figli. Completa Panorama il documentario americano “Welcome to Chechnya” di David France sulla comunità Lgbt in Cecenia.
Dedicata più al cinema di ricerca e ai nuovi autori è la sezione Forum, che celebra il suo 50° riproponendo i film che caratterizzarono l’edizione 1971. Tra questi il classico sovietico “Schastye – Happiness” di Alexandr Medvedkin, il greco "Anaparastasi" (Reconstruction) di Theo Angelopoulos con Toula Stathopoulou, Jannis Totsikas, Thanos Gammenos e lo jugoslavo “W.R. – Misterije Organizma – W.R. – I misteri dell’organismo” di Dušan Makavejev con Milena Dravić, Jagoda Kaloper e Ivica Vidović. Tra i film nuovi, ci sono il russo “Gorod usnul – In Deep Sleep” di Maria Ignatenko e “Was bleibt I Šta ostaje – I What remains I Re-visited” di Clarissa Thieme, produzione Germania / Austria / Bosnia. Radu Jude, uno dei nomi di spicco del panorama romeno porta due lavori, il primo in coregia con Adrian Cioflâncă: “Ieşirea trenurilor din gară – The Exit of the Trains” e “Tipografic majuscul – Uppercase Print” di Radu Jude. Infine gli italiani “La casa dell’amore” di Luca Ferri e “Zeus Machine. L’invincibile” di Nadia Ranocchi e David Zamagni. Sempre importante l’appuntamento con le Shooting Stars, gli attori emergenti che si presenteranno al pubblico e gli addetti ai lavori: tra loro la bulgara Martina Apostolova e il georgiano Levan Gelbakhiani, protagonista dell’ottimo “And Then We Danced”.