“Honeyland”: prendi metà, lascia metà

Hatidze è l’ultima raccoglitrice di miele della Macedonia del Nord, un mestiere antichissimo basato sul delicato equilibrio con la natura. Il documentario “Honeyland”, premiato tre volte al Sundance Film Festival, racconta la sua incredibile storia e filosofia di vita

04/04/2019, Ilcho Cvetanoski - Skopje

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Un'immagine tratta da "Honeyland" - Sundance Film Festival/Samir Ljuma

"Se uno infrange le regole, tutti ne pagano il prezzo": questo è il motto di "Honeyland", un premiato documentario della Macedonia del Nord sull’ultima "raccoglitrice di miele” in Europa. Il documentario, descritto dai critici cinematografici come "visivamente poetico", "il cinema che i cinefili hanno pazientemente atteso per anni" e "assolutamente da vedere", racconta la tensione tra natura e genere umano, armonia e discordia, sfruttamento e sostenibilità.

Attraverso la filosofia di vita naturalistica e responsabile della protagonista, gli autori Ljubo Stefanov e Tamara Kotevska presentano una critica vivida e multiforme allo sfruttamento insostenibile e avido.

Il messaggio universale del documentario è stato molto apprezzato dalla giuria del Sundance Film Festival di quest’anno. Per la prima volta, come sottolineato dagli autori di "Honeyland" durante una conferenza stampa a Skopje, un documentario ha vinto tre premi al Sundance: il gran premio della giuria per il miglior documentario e i premi speciali della giuria per la cinematografia e l’originalità.

Tensione tra natura e genere umano

Il documentario è stato girato a Bekirlija, un isolato villaggio di montagna nella parte centrale della Macedonia del Nord. Privo di strade, elettricità o acqua corrente, il villaggio è tagliato fuori dalla civiltà moderna. La città più vicina, Shtip, si trova a 20 chilometri ed è raggiungibile solo a piedi o in fuoristrada. Pertanto, a Bekirlija ci sono solo due abitanti permanenti: la protagonista del documentario Hatidze Muratova e la madre malata Nazife, entrambe membri della comunità Yuruk, un sottogruppo etnico turco.

La storia ruota intorno ad Hatidze, l’ultima apicoltrice selvaggia, e la sua filosofia di vita sullo sfruttamento delle risorse naturali. Per tutta la sua vita si è guadagnata da vivere coltivando miele e vendendolo nella città più vicina, seguendo una regola semplice, ma fondamentale: prendi metà del miele e lascia l’altra metà alle api. Questa regola è seguita da generazioni, assicurando la loro esistenza.

Eppure, la sua esistenza pacifica e l’etica del lavoro sono sconvolte dall’arrivo di una famiglia itinerante, con i suoi motori ruggenti, sette bambini turbolenti e una mandria di bovini. Presto Hussein, il patriarca della famiglia, percepisce l’opportunità e sviluppa l’interesse a vendere il proprio miele, mettendo da parte i consigli di Hatidze nella sua caccia al profitto.

Ciò sconvolge l’ordine naturale e provoca un conflitto con Hatidze, portando alla luce la tensione fondamentale tra la sua filosofia di vita di armonia e sostenibilità e la mentalità dello sfruttamento. La storia di Hatidze è un microcosmo per un’idea più ampia di quanto siano strettamente intrecciate la natura e il genere umano, e quanto siamo destinati a perdere se ignoriamo questa fondamentale connessione.

 

Le riprese

Le riprese sono iniziate nel 2015 e si sono concluse nel 2018. Secondo gli autori del documentario, l’idea iniziale era quella di girare un video di breve durata sulla biodiversità del fiume Bregalnica. Tuttavia, col passare del tempo, l’idea si è evoluta in qualcosa di più serio.

"Quando abbiamo conosciuto Hatidze e il suo modello di business unico – prendi metà e lascia metà – l’idea è diventata qualcosa di più serio", hanno detto Stefanov e Kotevska durante una conferenza stampa a Skopje, aggiungendo che Hatidze è una persona molto positiva e aperta a nuove esperienze

Quando lo staff è arrivato a Bekirlija, Hatidze ha detto che era il suo sogno che qualcuno filmasse il suo lavoro e lo salvasse dall’oblio. Tuttavia, ci sono voluti diversi mesi per stabilire un contatto più profondo con gli altri personaggi del film.

"Durante i tre anni di riprese abbiamo dormito in tenda nel villaggio", ha detto Atanas Georgiev, produttore ed editore di "Honeyland", mentre altri membri dello staff, tra le risate, hanno aggiunto che i gatti mangiavano il loro cibo, i galli li svegliavano al mattino e le pulci li mordevano.

"Durante le riprese non abbiamo usato alcuna protezione dalle api e fortunatamente non abbiamo avuto problemi. Solo l’operatore è stato punto più volte durante le riprese", ha detto il direttore della fotografia Samir Ljuma, aggiungendo che Hatidze e la squadra sono diventati una grande famiglia.

"Abbiamo mangiato insieme, bevuto insieme, cantato insieme, pianto insieme durante tutti questi anni", ha detto Ljuma, aggiungendo che durante il periodo delle riprese hanno assistito alla morte di Nazife, la madre di Hatidze.

Le riprese sono state impegnative, considerando la mancanza di elettricità e strade per il villaggio. Uno dei problemi principali era come ricaricare le batterie della fotocamera. L’idea iniziale era quella di non abusare della fotocamera, iniziando a filmare solo quando la situazione era perfetta, ma presto si sono resi conto che avrebbero dovuto trovare un’altra soluzione. Pertanto, lo staff ha acquistato un aggregatore di energia elettrica.

"Filmavamo per sei mesi e poi tornavamo a Skopje per diversi mesi. Quando avevamo nuove informazioni sul ciclo del miele da Hatidze, tornavamo a filmare. Ed è stato così per tre anni", ha detto Georgiev.

Poiché Hatidze parla un antico vernacolo turco che nessuno conosceva, la conversazione nel film è tenuta al minimo e la storia è raccontata attraverso le immagini, anziché le parole. Nel 2018, con oltre 400 ore di materiale grezzo, l’idea iniziale è finalmente diventata un documentario completo. Quelle 400 ore sono state trasformate da Georgiev in 85 minuti.

Tre premi al Sundance Film Festival

La prima del documentario è stata al Sundance Film Festival di quest’anno. La squadra è arrivata con la speranza segreta di ottenere un premio, speranza che si è rafforzata dopo le reazioni del pubblico e dei critici cinematografici.

Nella sua recensione per "Variety", ad esempio, Guy Lodge ha scritto di "Honeyland": "mentre una semplice allegoria ambientale sboccia senza alcuna forzatura, il debutto di Stefanov e Kotevska, visivamente eccezionale, ha un potere sottile che verrà percepito dal paziente pubblico del festival, anche se piacerà solo a raffinati distributori d’essai".

Durante le riprese, come ricorda il team, la sala era piena e c’erano più persone in fila fuori che dentro. Dopo l’accoglienza positiva, racconta Georgiev, hanno segretamente iniziato a sperare in due premi, qualcosa che raramente accade al Sundance. "Ma tre premi, non è mai successo prima", dice Georgiev sorridendo.

Prendi metà, ma lascia l’altra metà

Tuttavia, ciò che distingue veramente "Honeyland" è il suo messaggio universale sul comportamento umano nei confronti della natura e delle risorse della terra. Di fronte alla distruzione del secolare equilibrio naturale tra le api e gli umani, Hatidze è costretta a intervenire e salvare le api dagli avidi apicoltori nomadi che invadono la sua terra e minacciano il suo sostentamento.

"Vogliamo usare il documentario come strumento della nostra missione per cambiare la percezione umana dell’ambiente naturale e di come lo stiamo trattando", ha detto Stefanov, aggiungendo che è stata una grande sorpresa per loro quando hanno visto per la prima volta come Hatidze si rapporta alle api. All’inizio, come ha spiegato Kotevska, pensavano che fosse una specie di tradizione o cerimonia, senza prestarvi troppa attenzione. Tuttavia, una volta capito cosa c’era dietro l’idea di "prendere metà, ma lasciare l’altra metà", è nato il documentario.

Hatidze, come le precedenti generazioni di apicoltori selvatici, avrebbe potuto facilmente prendere tutto il miele per sé e avere un profitto extra per un anno. Ma le api sarebbero morte senza la loro metà del miele, lasciando Hatidze a mani vuote l’anno seguente. Questa semplice regola sulla sostenibilità e la responsabilità per gli altri è ciò che guida Hatidze nella sua ricerca quotidiana.

"L’avidità umana è una grave minaccia per la natura e l’esistenza del genere umano", ha detto Stefanov, aggiungendo che “Honeyland" potrebbe facilmente riguardare gli alberi e non le api. Il messaggio del film è che l’uso corretto e responsabile delle risorse naturali è di cruciale importanza. 

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