Russia, Turchia, Ucraina | | Conflitti, Unione europea
Guerra in Ucraina, l’equilibrismo della Turchia
Membro Nato e con forti legami strategici ed economici con Mosca – ma anche con Kiev – la Turchia sta affrontando la sfida dell’aggressione russa all’Ucraina con estrema prudenza, nel tentativo di minimizzare i rischi, ma anche sfruttare le possibili opportunità
Alla terza settimana dall’invasione russa dell’Ucraina, è evidente che la Turchia rimane un pezzo importante del puzzle regionale. Se la posizione turca appare a volte contraddittoria, è perché la Turchia è precariamente incuneata tra Russia e NATO, sia geograficamente che diplomaticamente. Ha anche forti legami commerciali sia con l’Ucraina che con la Russia. Allo stesso modo, pur esposta in modo unico alle pesanti ricadute economiche della guerra, la Turchia vede il conflitto anche come un’opportunità per rafforzare il proprio prestigio geopolitico come mediatore chiave.
I commenti sulla posizione della Turchia sul conflitto in Ucraina hanno sottolineato la posizione liminale del paese. Secondo il Washington Post, Ankara è coinvolta in un atto di “equilibrismo diplomatico ” tra la NATO, di cui è membro, e la Russia. Secondo Chatham House, l’invasione potrebbe costringere la Turchia a rinunciare alla propria strategia di “bilanciamento geopolitico ” e impegnarsi pienamente nel suo ruolo di alleato della NATO. D’altra parte, secondo un analista che scrive per War on the Rocks, la Turchia probabilmente rimarrà equidistante perché ha bisogno sia della Russia che dell’Occidente.
Le prime mosse del paese dopo l’invasione hanno indotto alcuni a sperare che, dopo anni di flirt con altre alleanze geopolitiche, la Turchia tornasse all’ovile della NATO dalla parte dell’Occidente. Dopo l’invasione del 24 febbraio, il presidente Recep Tayyip Erdoğan ha inequivocabilmente condannato l’attacco e ha detto al suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky che la Turchia sostiene l’integrità territoriale dell’Ucraina. Da allora, la Turchia ha costantemente chiesto diplomazia per frenare l’escalation.
La Turchia ha infatti tentato di portare il conflitto fuori dal campo di battaglia e in quello della diplomazia. Il 10 marzo, il ministro degli Esteri turco Mevlüt Çavuşoğlu ha riunito con successo gli omologhi di Russia e Ucraina per un incontro al Forum della diplomazia di Antalya. Si è trattato della prima serie di colloqui faccia a faccia dall’inizio dell’invasione. Se i tentativi della Turchia di aiutare a mediare un cessate il fuoco non hanno avuto successo, Ankara è riuscita però a posizionarsi come un importante mediatore. Come ha dichiarato Çavuşoğlu al termine dei colloqui, "la Turchia è uno dei paesi a cui l’Ucraina guarda come garante di un possibile accordo di pace sostenibile". Anche il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg è sembrato apprezzare il tentativo, elogiando su Twitter "gli sforzi della Turchia per la mediazione".
Tuttavia, le relazioni della Turchia con la NATO sono a dir poco complesse. Nel 1952, è stato il terzo paese ad aderire alla NATO e ha il secondo esercito permanente dell’alleanza. Tuttavia, l’opinione pubblica turca ne è generalmente sospettosa. Un sondaggio PEW ha mostrato che solo il 21% delle persone in Turchia vede con favore la NATO, mentre un sondaggio di gennaio 2022 condotto da una società turca ha rivelato che secondo il 39,4% degli intervistati la Turchia dovrebbe dare priorità a Russia e Cina in materia di politica estera. A indicazione del sentimento anti-NATO nei circoli dirigenti turchi, un uomo d’affari ed ex membro dell’AKP di Erdoğan ha recentemente visitato Mosca e dichiarato ai media russi che la NATO è un "cancro" e il "vero colpevole" del conflitto in Ucraina. Il 14 marzo, il controverso ministro dell’Interno turco ha intensificato la retorica anti-occidentale dichiarando che "come società, l’Europa non ha significato" e che il filantropo ungherese George Soros sarebbe responsabile della crisi ucraina.
Nonostante l’occasionale posizione anti-occidentale della Turchia, molti sperano che la paura dell’irredentismo del presidente russo Vladimir Putin causi "il ritorno della Turchia, figliol prodigo della NATO" all’ovile occidentale ma, come scrive Selim Koru, non dovrebbero sperarci troppo.
Ci sono stati diversi momenti dall’inizio della crisi in cui le azioni della Turchia sono state elogiate dall’UE e dagli Stati uniti. Il 27 febbraio, il ministro degli Esteri Çavuşoğlu ha ufficialmente definito l’operazione russa in Ucraina una "guerra". Ciò ha permesso alla Turchia di attuare un articolo cruciale nella Convenzione di Montreux del 1936, che conferisce alla Turchia l’autorità di regolare i due stretti che collegano il Mar Nero all’Egeo. La Turchia ha attivato l’articolo 19, che le consente di regolamentare il passaggio di “navi da guerra” da parte delle parti belligeranti. Questa decisione è arrivata tre giorni dopo che l’Ucraina aveva chiesto per la prima volta alla Turchia di bloccare l’accesso allo stretto delle navi da guerra russe. Sebbene la Turchia abbia impiegato diversi giorni per reagire, la decisione finale di invocare l’articolo 19 le è valsa l’immediato elogio da parte del Segretario di Stato americano Antony Blinken.
L’applicazione della Convenzione di Montreux da parte della Turchia ha fatto pensare che si stesse schierando dalla parte dell’Ucraina nel conflitto, ma può anche essere interpretata come un ulteriore esempio di equilibrio geopolitico. La Turchia non ha bloccato solo le navi russe, ad eccezione di quelle che tornavano alle basi del Mar Nero, ma ha bloccato l’accesso a tutte le navi da guerra, comprese quelle della NATO . Questo potrebbe essere il motivo per cui l’ambasciatore russo in Turchia ha affermato che il suo paese "apprezza l’atteggiamento della Turchia" in tema di diritto internazionale. Il commentatore Howard Eissenstat descrive con il termine “diplomazia rumorosa ” l’abilità turca di segnare punti con l’Occidente, mostrando però alla Russia di non essere ostile. Per questo è troppo presto per dire che la Turchia stia tornando all’ovile della NATO. Per ora, ha dato un colpo al cerchio e uno alla botte.
La Turchia continua a temere di alienare la Russia, nonostante i precedenti contrasti in conflitti come la guerra civile siriana, che hanno persino causato vittime da entrambe le parti . Ma entrambi i paesi hanno motivo di minimizzare i loro conflitti, ovvero i forti legami nei settori del commercio, della difesa, dell’energia e del turismo. Mentre la lira turca continua a crollare e si aggrava la recessione economica nel Paese, la Turchia fa affidamento sull’arrivo dei turisti russi, che costituiscono il 19% di tutti i visitatori, più di qualsiasi altra nazionalità. Allo stesso modo, la Russia fornisce alla Turchia il 52% del suo gas e il 56% delle sue importazioni di grano. Questo aiuta a spiegare perché la Turchia è l’unico membro della NATO ad opporsi alle sanzioni contro la Russia. È stata anche uno dei pochi membri della NATO a mantenere il proprio spazio aereo aperto alla Russia, e si è astenuta nel voto per sospenderla dal Consiglio d’Europa il 25 febbraio. Aveva camminato sul filo del rasoio anche durante l’annessione della Crimea nel 2014, condannando l’azione ma evitando azioni più ferme contro la Russia.
Tutti i nostri approfondimenti nel dossier "Ucraina: la guerra in Europa"