Grecia, meravigliosa

Un inno d’amore alla Grecia e un invito a non sperperare le sue enormi ricchezze e potenzialità. La natura, gli uomini, la questione del debito

05/09/2014, Pavlos Zafiropoulos -

Grecia-meravigliosa

Colori di primavera in Grecia (flickr/Theophilos Papadopoulos)

(Articolo pubblicato originariamente dal magazine on-line The Press Project il 25 luglio 2014)

Sono abbastanza giovane, ho una laurea e sono perfettamente bilingue (a dire il vero l’inglese è la mia prima lingua). Potrei vivere in un qualsiasi paese sviluppato con servizi sociali funzionanti, salari decenti, disoccupazione sotto la doppia cifra e uffici pubblici efficienti.

Nonostante tutto questo, ho scelto di vivere in Grecia, perché penso sia un paese ricco. E mi rifiuto di abbandonarlo al suo destino.

Potrebbe sembrare assurdo affermare che la Grecia è benestante, dato il suo debito esorbitante e il baratro in cui è sprofondata la sua economia negli ultimi anni. I parametri economici però sono solo uno dei modi per misurare la ricchezza e sono fuorvianti in un sistema che si basa su un debito che è impossibile ripagare. Un sistema dove i ricchi riescono a ottenere addirittura ulteriori benefici solo per il fatto di avere denaro, mentre ai poveri viene detto che tutto viene fatto nel loro interesse.

Montagne, foreste, mari e fiumi puliti, terre fertili sono per me molto più importanti che numeri in un computer che vengono conteggiati come denaro (solo l’8% del denaro al mondo esiste fisicamente, il resto è “depositato” sugli hard disk).  E quando guardo alla Grecia, vedo uno dei posti più ricchi al mondo, con un grande potenziale per avviare un boom di economia sostenibile, un’economia con sufficienti risorse naturali e umane per far vivere tutti bene.

In primo luogo abbiamo delle gran belle macchine creatrici di acqua limpida e pulita. Sono conosciute con il termine di “montagne”. L’idea che la Grecia sia arida è del tutto sbagliata, coltivata in gran parte da turisti la cui immagine della Grecia è principalmente legata alle isole dell’Egeo (in effetti aride, la maggior parte) in piena estate. Ma basta andare da qualsiasi altra parte in Grecia, o nel Peloponneso, per rendersi conto che lì il verde è abbondante.

Ognuna delle nostre numerose montagne sbuca tra le nuvole e causa piogge che si trasformano in torrenti e fiumi dalle acque cristalline. Quand’è stata l’ultima volta che avete bevuto dell’acqua che non era in bottiglia o non usciva dal vostro rubinetto senza preoccuparvi se era potabile? In Grecia le sorgenti dove potete farlo sono innumerevoli.

La Grecia dal punto di vista geologico è molto fortunata, nonostante il problema di essere classificata come zona sismica. La collisione della placca continentale africana con la sua vicina a settentrione ha infatti causato una topografia tra le più complesse al mondo.

Questa superficie accartocciata in prossimità del mare crea una varietà unica di microclimi. E così abbiamo una diversità della flora e della fauna tra le più ricche in Europa. Il nostro suolo, una risorsa incredibilmente sottostimata, è fertile ed è stato risparmiato in molti casi (più per caso che per programmazione) dall’abuso chimico spesso descritto in occidente come “sviluppo agricolo”. E dato che la gente e le società tendono ad adattarsi agli ambienti naturali in cui vivono, nonostante il credo diffuso che avvenga proprio il contrario, la cultura greca contiene la stessa diversità nelle sue pratiche e tradizioni agricole.

Per non menzionare il potenziale produttivo del Mediterraneo. Nell’arcipelago greco, puntellato di isole, le aree in cui i pesci si possono riprodurre e crescere sono innumerevoli. E’ una ricchezza che (ancora) continua ad esistere nonostante gli sforzi che sono stati messi nel pescare troppa quantità di pesce e nell’uccidere la "gallina dalle uova d’oro".

Come noto a qualsiasi studente di biologia, è la diversità la fonte della resilienza e non l’omogeneità, che è al contrario fonte di debolezza. Non c’è confronto tra la diversità delle piccole aziende agricole in Grecia e le monocolture chimico-dipendenti dello Iowa. Non c’è confronto tra la varia topografia della Grecia e le pianure dell’Olanda.

Non c’è confronto tra risorse che sono esistite da millenni e il maledetto debito, fenomeno recente creato da un pugno di avidi idioti che hanno foraggiato politici poco lungimiranti.

Un gruppo di folli

Questo mi riporta a quel gruppo di folli di corte vedute che attualmente determina le politiche pubbliche in Grecia.

Purtroppo questi vedono solo l’immagine al contrario, riflessa nello specchio, di quanto ho appena descritto. Guardano ai numeri nei loro computer e li ritengono più importanti dell’eterna produttività della terra che per nostra sfortuna governano.

E così, il cosiddetto ministro dell’Ambiente, Energia e Cambiamento climatico, Yiannis Maniatis, si è impegnato a fare tutto il possibile per portare aziende petrolifere a trivellare in cerca di petrolio e gas le coste di Creta e dello Ionio, nella Grecia occidentale, ed ha recentemente offerto diritti di esplorazione ai soliti sospetti (la BP, nota per la questione Deepwater Horizon o la Shell, che ha distrutto il delta del Niger).

Maniatis ritiene che i 10-20 miliardi di euro che la Grecia otterrebbe (secondo gli scenari più ottimisti) per un decennio o due di sfruttamento dei giacimenti, sia un prezzo decente per mettere a rischio l’industria turistica e della pesca che porta alla Grecia annualmente decine di miliardi di euro. Dimostrando un livello impressionante di dissonanza cognitiva, il ministro adduce vaghe assicurazioni come l’utilizzo “delle tecnologie più moderne”, “il rispetto per l’ambiente”, come se questo risolvesse tutti i problemi e significasse che turisti, pescatori, balene e delfini siano felici di nuotare e navigare attorno alle chiazze d’olio con cui si rischia di inquinare le acque della Grecia.

Maniatis non vede alcun problema nemmeno nell’attività mineraria. Utilizza sempre la stessa espressione, tutto, dice, verrà fatto “nel massimo rispetto dell’ambiente” e con questo pensa di spazzar via ogni preoccupazione a riguardo dei residui di metalli pesanti tossici che inevitabilmente verranno prodotti e che probabilmente inquineranno le falde acquifere.

Per quanto riguarda l’energia, il modo in cui la Grecia ha ignorato le tecnologie sostenibili è quasi criminale. Invece di investire in tecnologie che ormai hanno un secolo, perché non investire nei giovani ingegneri greci di talento e fidarsi della loro capacità nel trovare soluzioni per il futuro? Questo paese ha abbastanza sole e biomassa (quest’ultima costantemente sprecata) per creare elettricità da qui all’eternità. Non credo che sia tecnicamente impossibile. E se non è economicamente praticabile, allora il problema sta nel sistema economico.

Caro ministro Maniatis, una piccola richiesta se mi è concessa: almeno si cambi il nome in “ministro per l’Esplorazione petrolifera e l’Attività mineraria”, continuando ad essere un folle, ma almeno non un ipocrita.

Nel frattempo il ministro per il Turismo Olga Kefalogianni parla di rispetto della cultura e del turismo alternativo mentre sembra fare tutto il possibile per sgretolare il terreno sotto entrambi, sostenendo l’approvazione di leggi che pavimentano la strada alla creazione di magnifici villaggi pre-confezionati per pensionati o resort turistici all-inclusive (disastrosi dal punto di vista economico tranne che per i loro proprietari e chi li frequenta), mentre i villaggi tradizionali della Grecia e le piccole aziende turistiche innovative vengono lasciati a se stessi a morire.

Caro ministro Kefalogianni, vi sono delle alternative. Innanzitutto non serve spingere ancora sul turismo estivo. Quest’anno arriveranno due turisti per ogni cittadino greco. Come tutti quelli che abitano nelle aree turistiche le potranno spiegare, il problema sono i restanti 9 mesi. Alcune idee:

  • Trekking e bicicletta: vi è un intero mondo da scoprire di nuovi percorsi nei meravigliosi boschi della Grecia in autunno e primavera;
  • Bird-watching: la sola Royal Society for the Protection of Birds del Regno Unito, ha un milione di associati. La Grecia ha una ricchezza rappresentata da aree lagunari e paludose dove centinaia di specie diverse di uccelli migratori sostano in inverno e primavera, inclusi i fenicotteri. Ciononostante in Grecia le aree palustri sono spesso considerate come aree inutili che vanno bonificate per costruirci hotel, e la legge che riguarda lo sfruttamento della costa a cui il governo sta lavorando renderebbe il tutto addirittura più facile;
  • Turismo culturale, turismo aziendale, wellness, agriturismo, eco-turismo, turismo educativo ed altre aree garantirebbero una crescita esponenziale di piccole e medie imprese.

Nonostante sul sito del ministero del Turismo molte di queste aree vengano definite “priorità”, nella riforma recentemente passata relativa al settore turistico se ne è trattato molto poco. Quella nuova legge è più concentrata su mega villaggi turistici. E non si sa poi come queste mostruosità possano essere sostenibili dal punto di vista infrastrutturale – gestione dei rifiuti, acqua, elettricità, presidi medici – e chi pagherà per questi servizi.

Sarebbe invece meglio se il ministro Kefalogianni ascoltasse e fosse più attenta alle richieste di quei giovani che stanno tentando di muovere mari e monti per creare piccole aziende turistiche innovative in tutto il paese, mentre lo stato sembra intenzionato a rendere il più difficile possibile ogni loro mossa. Esca dal suo ufficio e si allontani da quei consulenti che l’hanno condizionata e apparentemente convinta che i loro milioni di profitto sono la cosa migliore per il paese.

Innovare come gli antichi greci

Questi sono solo alcuni esempi che ritengo indicativi dell’incapacità del governo di dimostrare anche un solo pensiero innovativo, oltre agli escamotage per tassare ulteriormente cittadini e imprenditori. Un governo che è capace solo di guardare al passato per ispirarsi alle politiche per il futuro (lo stesso si può affermare in parte anche per Syriza).

I politici greci sono spesso ritenuti incapaci se paragonati ai loro predecessori dell’antichità. Ma il problema non è certo che il paese è meno democratico, meno istruito o meno filosofico che nel passato. Il nostro problema risiede invece proprio nella fissazione di guardare sempre al passato, nella nostra costante ricerca “europea” di politiche “basate sui fatti”. La direzione presa è in totale contrasto con l’idea di innovazione. Le idee innovative, per definizione, hanno alla loro base poche conferme, perché non sono mai state tentate. “Politiche basate sui fatti”, negli anni ’50 e ’60, si sarebbero opposte all’idea di andare sulla luna o allo sviluppo della tecnologia dei computer e di internet.

Guardarsi indietro è una cosa che gli antichi greci non facevano. Non guardavano al passato per trovare nuove idee. Si avventuravano in acque inesplorate mentre sviluppavano le basi del pensiero scientifico, della democrazia, dello stato di diritto.

Guardiamo al Partenone. Ci sembra così “antico” e “classico” ma quando è stato creato era così “nuovo” e “coraggioso”.

E’ una delle strutture più innovative mai costruite, qualcosa che si è spinto nell’ignoto con visione e coraggio. Se non ci muoviamo così non abbiamo nemmeno il diritto di chiamarci greci, perché non meritiamo la ricchezza di questa terra. Sta a noi preservarla e non dissiparla. Se saremo saggi, potremo essere davvero ricchi.

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