Grecia, la crisi si tinge di nero

Del nuovo governo greco di Lukas Papademos fa parte anche il partito ultranazionalista Laos. La scelta, dettata dalla volontà di blindare la maggioranza, ha fatto nascere molti timori. Il leader del partito, Ghiorgos Karatzeferis, è noto per le sue posizioni antisemite, ed altri membri di Laos, ora nel governo, non nascondono la propria avversione per omosessuali, immigrati e diversi

24/11/2011, Gilda Lyghounis -

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Black cloud (foto: Christoffer Greiss )

"Gli Ebrei non hanno diritto di parlare in Grecia e di provocare il mondo politico. L’Olocausto, Auschwitz e Dachau sono solo miti. Gli ebrei e gli Israeliani hanno partecipato al piano che portò agli attentati t[]istici dell’11 settembre 2001contro l’America". Parole di Ghiorgos Karatzeferis, leader del Laos, il partito ultranazionalista, anti-immigrati e di estrema destra che dal 16 novembre siede fra i banchi del nuovo governo greco, guidato dal premier tecnocrate Lukas Papademos.

L’allargamento al Laos, oltre che ai due maggiori partiti Pasok (Movimento socialista panellenico) del dimissionario primo ministro George Papandreou, e Nuova democrazia, la coalizione di centrodestra capeggiata da Antonis Samaras, è stato deciso per dare una fiducia blindata e più ampia al nuovo esecutivo, dal momento che la sinistra del partito comunista KKE (terzo partito del Paese) e quella riformista del Syriza hanno rifiutato di appoggiare Papademos. Così, per dare l’ok a Papademos, ai 153 deputati socialisti e agli 85 conservatori, si sono aggiunti i 16 dell’estrema destra di Karatzaferis, in cambio di poltrone e poltronissime.

I ministri del Laos nel governo Papademos

Ai sei fra ministri e viceministri di Nuova democrazia (responsabili fra l’altro di due ministeri "pesanti" come gli Esteri e la Difesa) si aggiungono infatti i quattro del Laos, fra i quali il ministro alle Opere pubbliche e ai Trasporti Makis Voridis. Un personaggio che, insieme al capo del suo partito Karatzaferis, non piace per nulla alla Lega Anti-diffamazione ebraica con sede negli Stati Uniti, che a quanto riportato dal quotidiano israeliano Jerusalem Post, martedì 16 novembre ha rivolto un appello al neo premier di Atene affinché "condanni l’antisemitismo fermamente e in modo inequivocabile, dopo che l’alleanza di estrema destra ultraortodossa Laos, i cui leader hanno un passato ricco di dichiarazioni antisemite, è stata portata nella coalizione governativa sia pure come partner di minoranza".

Analoga richiesta è arrivata dall’American Jewish Committee. Sempre secondo il Jerusalem Post, il governo israeliano non ha commentato ufficialmente l’argomento per non creare problemi alla piccola comunità greco ebraica di circa cinquemila abitanti, che dal 2010 a oggi ha già subito in terra ellenica l’incendio di due sinagoghe: una nell’isola di Corfù e l’altra nella cittadina di Chania, a Creta, oltre alla profanazione del memoriale dell’Olocausto a Salonicco. La stessa comunità greco ebraica non ha collegato i tristi incidenti alla crescente popolarità del Laos in Grecia, sopratutto dall’inizio della crisi economica, scegliendo di mantenere un basso profilo.

Da precisare che, nelle ultime interviste alle tv greche, il leader del Laos Karatzaferis ha smentito, o comunque smussato, le affermazioni antisemite imputategli dalla stampa intera per anni: "Chi può negare l’Olocausto degli Ebrei da parte di Hitler, che insieme all’eccidio degli Armeni da parte di Kemal Ataturk sono stati i peggiori delitti del Ventesimo secolo?" ha dichiarato Karatzaferis a “Sky tv". “Ho più volte preso posizione a favore della collaborazione con Israele. Penso, però, che a volte è stata esercitata una violenza esagerata" Al di là dei pentimenti o delle smentite, Karatzaferis non è l’unico ad avere scheletri nell’armadio all’interno del Laos.

Chi è ad esempio Makis Voridis, neo ministro alle Opere pubbliche e ai Trasporti, uscito con lode dalla facoltà di Giurisprudenza di Atene e con un master in Economia dall’University College di Londra? Perché è visto col fumo negli occhi non solo alla comunità ebraica, ma anche da tutta la sinistra greca che ha bollato il nuovo governo Papademos come "fronte nero"? Nell’ormai tradizionale corteo commemorativo per il 38esimo anniversario della rivolta degli studenti del Politecnico dell’autunno 1973 contro la giunta dei colonnelli, lo slogan degli allora studenti "Pane, Istruzione, Libertà” è risuonato più forte che mai: come se non fosse già difficile fare i conti con i sacrifici imposti dalla crisi, e dalla troika internazionale, ora bisognerà fare i conti con un governo a cui partecipano gli ex fascisti…

Per capire perché Voridis è nella lista nera della sinistra, basta risalire al 1983 quando, giovanissimo, e appena finito il liceo ad Atene, è stato eletto segretario generale della famigerata Epen, l’organizzazione giovanile neofascista fondata dall’ex colonnello golpista Ghiorgos Papadopoulos, già rinchiuso a vita nelle carceri di massima sicurezza di Korydallos fin dal 1974, anno in cui la giunta dei colonnelli cadde. Voridis ha ricoperto tale incarico fino al 1990.

Il 12 marzo 1985 Voridis ha partecipato, insieme ad altri ideologi dell’Epen, ad agguati contro manifestanti di estrema sinistra: il 9 giugno 2002, sul quotidiano Eleftherotypia, Voridis è stato immortalato in un fotografia che ha fatto il giro della rete, in cui il futuro ministro brandisce una scure insieme ad altri propri commilitoni provenienti soprattutto dall’Epen. Nell’aprile 1994 Voridis ha poi fondato il Fronte ellenico, di cui è stato nominato presidente: ha partecipato due volte alle amministrative ateniesi, raccogliendo nel 1998 lo 0,6 dei consensi e nel 2002 lo 0,9. Candidato deputato, dopo ripetuti insuccessi è stato eletto nelle liste del Laos nel 2007.

Omofobia

Insomma, agli strali antisemiti del leader del Laos Karatzeferis, si aggiunge il passato neofascista di Voridis, benedetto e battezzato sul nascere dall’ex colonnello della giunta che ha tenuto la Grecia sotto una brutale dittatura dal 1967 al 1974, Ghiorgos Papadopoulos, morto di tumore nell’ospedale della prigione di Korydallos nel 1999. Non basta: nel drappello governativo del Laos, come viceministro agli Affari Mercantili c’è pure Adonis Georghiadis, classe 1972 e laureato in Storia ed Archeologia, noto fra l’altro per una pubblicazione omofoba: "L’omosessualità nell’antica Grecia: un mito che sta crollando". 

Ebrei, omosessuali, immigrati: da secoli classico capro espiatorio nelle società in tempi di crisi. Ora più che mai, nel momento in cui la Grecia sta cercando di riguadagnarsi la credibilità internazionale ed economica tramite il governo del tecnocrate Papademos (che gode finora del 75% della popolarità fra la popolazione) sarebbe il caso di sottolineare il rifiuto dell’antisemitismo, del razzismo e di un diverso orientamento sessuale. Sarebbe la migliore risposta anche alla recente domanda provocatoria del quotidiano francese Le Monde: "I greci sono davvero europei?"

Per il popolo che ha creato la civiltà greco-romana su cui tuttora si fonda la cultura occidentale, oltre a inventare la parola "Europa", condannare certi orientamenti del Laos è un imperativo categorico.

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