Grecia, il grande freddo della crisi

La crisi economica in Grecia tocca sempre di più i consumi basilari della popolazione. In un inverno particolarmente freddo, come quello del 2012, molte case, scuole e edifici pubblici hanno visto ridotto, o addirittura tagliato il riscaldamento. E molti si sono rivolti a fonti alternative, come la combustione dei residui della lavorazione delle olive, più economici ma inquinanti

05/03/2012, Gilda Lyghounis -

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_Zeta_/flickr

Sotto la neve, al buio e senza riscaldamento. Può accadere anche questo nella Grecia attanagliata dalla crisi economica. A Neochori Serron, paesino nel nord del paese con meno di 100 anime (per lo più anziani contadini), l’azienda elettrica statale DEY, poche settimane fa, ha tagliato l’elettricità a 50 famiglie, ossia a quasi tutta la comunità.

Il motivo è il mancato pagamento di bollette che si aggiravano, ognuna, intorno ai 300 euro. Nel conto è compresa la supertassa sulla casa, fino a 20 euro al metro quadrato a seconda del valore catastale, dell’età di costruzione e della zona più o meno prestigiosa in cui sorge l’immobile. La nuova tegola sulla testa (è il caso di dirlo) è piombata su tutti i greci insieme ai tagli imposti dall’Unione europea, dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca centrale europea in cambio del mega-prestito da 110 miliardi di euro concesso ad Atene nel maggio dell’anno scorso.

Inverno al freddo

A Neochori, 300 euro a famiglia sono tanti: troppi per anziani che si sono già visti ridurre la pensione e che se la vedranno diminuire ancor di più dal nuovo pacchetto “lacrime e sangue” (il quinto dall’inizio della crisi, nel 2009) appena votato dal Parlamento. Per non parlare dei figli, emigrati da decenni ad Atene per cercare un lavoro, e che ora si ritrovano disoccupati anche a causa dei tagli anti-crisi, che prevedono 15mila licenziamenti nel settore pubblico quest’anno e altri 150mila entro il 2015. In Grecia i senza lavoro sono ormai un uomo o donna in età attiva su cinque. C’è poco da scialare: pochissimi i soldi da inviare in aiuto ai vecchi genitori rimasti nel paesello natio.

Così, a Neochori, 50 famiglie si sono ritrovate senza elettricità: niente luce e, soprattutto, niente stufa elettrica per gli sfortunati che avevano smantellato le vecchie stufe a legna. Qui il riscaldamento centralizzato a metano o gasolio è poco diffuso rispetto ai condomini di città e, nelle montagne e campagne elleniche, la temperatura è scesa nei mesi di gennaio e febbraio ai livelli più bassi registrati da anni.

Alla fine, dopo un’ondata di proteste sui giornali, a Neochori l’allacciamento con la DEY è stato ripristinato. Ma il freddo patito da questo paesino è solo un esempio fra tanti. Quello che sta terminando in Grecia, infatti, è stato un lungo e freddo inverno, i cui colpi di coda si fanno sentire soprattutto nelle regioni montuose del nord.

Prendiamo il capoluogo della Macedonia greca, Salonicco: qui 21 scuole elementari e medie sono rimaste per mesi senza riscaldamento. La ragione? Ogni scuola aveva un debito fra i 5.000 e gli 8.000 euro con l’Agenzia del gas metano, risalente allo scorso anno. I tagli hanno toccato anche le risorse di base degli istituti: ad essere stati tagliati causa crisi non sono stati solo gli stipendi degli insegnanti (un docente con 15 anni di ruolo in un liceo, ad esempio, nel 2009 riceveva in busta paga circa 1.350 euro netti, oggi arriva a malapena a 980), ma anche il carburante dei caloriferi.

Stessa situazione, e genitori sul piede di guerra, a Orestiada, ai confini montuosi con la Bulgaria, a Kastoria e a Florina, posti dove d’inverno fa decisamente freddo, e dove la mancanza di riscaldamento nelle scuole, totale o limitata al massimo a 2 ore la mattina, ha spinto molte famiglie a tenere a casa i figli, anche dagli asili nido.

Riscaldamento a olive

Non che a casa si stia particolarmente al caldo. Da Creta all’Epiro, un condominio su sette ha deciso quest’anno di non accendere la caldaia. La Federazione che riunisce i fornitori di carburante da riscaldamento ha dichiarato a novembre, quando i condomini solitamente hanno già acquistato il gasolio o il gas necessario per l’inverno, che gli ordinativi sono crollati del 50% rispetto allo scorso anno.

Come se non bastasse, gli amministratori faticano a raccogliere da ogni singolo condomino le rate delle spese comuni, che comprendono anche il riscaldamento. “Quest’anno è veramente dura”, racconta ad OBC Spyros Kostourakis, amministratore di un piccolo condomino nella cittadina costiera di Chania, a Creta, dove quest’inverno il mare in burrasca ha divelto intere panchine del vecchio porto veneziano. Nonostante Creta sia la più meridionale delle isole elleniche, infatti, a Chania quest’anno la temperatura, complici i monti innevati alle spalle della cittadina, che arrivano fino a 2.800 metri di altezza, è scesa vicino allo zero.

“Di solito negli anni pre-crisi economica qui a Chania accendevamo i termosifoni per cinque ore al giorno. Da novembre ad ora non abbiamo potuto oltrepassare le due ore al dì: una la mattina, appena alzati, e una la sera. Un po’ come succede nelle nostre scuole. Oltre che dei condomini morosi, che ormai si scaldano soprattutto con stufette elettriche o a legna, è colpa anche delle nuove tasse, che hanno fatto impennare il prezzo del carburante per la caldaia: quest’inverno il costo è stato di 1.000 euro per mille litri di petrolio. L’anno prossimo, con il nuovo pacchetto di austerità, il costo salirà addirittura a 1.500 euro per mille litri. E di litri la nostra caldaia centralizzata ne brucia 40 al giorno!"

“Non è possibile andare avanti così”, continua Kostourakis. “Tanto che, nell’ultima riunione di condominio, abbiamo deciso di convertirci… ai noccioli di olive. Sì, esistono sul mercato caldaie che funzionano sfruttando combustibili tratti dai noccioli, ossia dagli scarti della lavorazione olearia. E qui a Creta di olive ce ne sono tante: risparmieremmo 920 euro rispetto ai costi attuali, visto che questo tipo di carburante costa circa 80 euro per mille litri!” Sembra un affare: peccato che questo tipo di riscaldamento inquini molto. 

Mancava solo quest’ultimo tocco di degrado a una Grecia umiliata, sull’orlo perenne della bancarotta: oltre agli scolari al freddo, alle case non riscaldate o mal riscaldate, si è aggiunto un consistente rischio di inquinamento dell’aria, visto che moltissimi condomini stanno “convertendosi” a carburanti alternativi, ma tossici. Proprio nella patria del mare pulito e del cielo blu.

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