Grecia, i limiti della democrazia

Con un emendamento di legge il governo greco mira a rendere effettivo il fatto che i partiti politici con leader condannati in tribunale vengano esclusi dalle elezioni politiche. La decisione ha avviato un acceso dibattito sui confini della partecipazione politica e democratica nel paese

02/03/2023, Mary Drosopoulos - Salonicco

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Ilias Kasidiaris nel 2017 © Giannis Papanikos/Shutterstock

In vista delle prossime politiche, il governo greco sta utilizzando le possibilità previste dalla Costituzione per escludere le organizzazioni criminali dai processi elettorali. Un emendamento presentato in Parlamento il 2 febbraio 2023 ha preso di mira i partiti politici guidati da leader di facciata.

Ci si basa su una disposizione già esistente (articolo 92, legge 4804/2021), che esclude dalle elezioni i partiti i cui leader, segretario generale, membri del consiglio o rappresentanti legali siano stati condannati per determinati reati contro lo Stato.

In una prospettiva globale, il dilemma sull’attività politica di persone condannate ha ampie implicazioni. E’ un argomento molto controverso nei governi dei Balcani occidentali, dove la presenza di persone associate alla guerra e ai crimini contro l’umanità è sempre oggetto di contesa e influenza il processo di costruzione della nazione, il ripristino della giustizia e la riconciliazione postbellica.

Nel caso della Grecia, questo argomento tocca pagine oscure della storia moderna del paese. Il provvedimento presentato in Parlamento ha bloccato l’attività di un partito politico chiamato Hellenes/Greeks, formato nel 2020 da Ilias Kasidiaris, un tempo esponente di spicco del movimento fuorilegge neonazista Alba Dorata. Negli ultimi mesi, Kasidiaris aveva condotto di fatto una campagna elettorale dietro le sbarre.

Durante una riunione di gabinetto, il primo ministro Kyriakos Mitsotakis ha sottolineato l’importanza di questa decisione per “la protezione della democrazia dalle organizzazioni criminali e da persone che si presentano sotto le spoglie di partiti politici”.

Il governo sostiene che il provvedimento è compatibile con la Costituzione e la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, sottolineando che “non viola il principio di proporzionalità, in quanto non impedisce a chi è stato condannato anche per gravi reati contro lo Stato di candidarsi, a meno che non sia il leader di fatto di un partito candidato alle elezioni”.

“La democrazia non può assolutamente tollerare i propri nemici, coloro che la usano per complottare contro di essa”, si legge in un comunicato del ministero dell’Interno ellenico.

Una settimana dopo il provvedimento, i legislatori ne hanno votato la legittimità costituzionale. Kasidiaris ha risposto inviando una lettera al presidente del Parlamento per chiedere il ritiro dell’emendamento che mira ad escludere il partito dalle prossime elezioni.

Mentre il governo appare determinato a “proteggere la democrazia” e ha trovato un alleato nel Partito socialista (PASOK), altre voci esprimono critiche, temendo che misure così drastiche possano minare le istituzioni democratiche del paese.

Alexis Tsipras, leader del principale partito di opposizione Syriza, ha accusato il governo di ipocrisia e di aver cercato di “rubare voti a destra”, in quanto non avrebbe fatto nulla per fermare la campagna di Kasidiaris dal carcere, ma solo adottato misure per bandire il suo partito quando secondo i sondaggi avrebbe potuto ottenere abbastanza voti per entrare in parlamento.

La posizione ufficiale di Mera 25, il partito fondato da Yanis Varoufakis, è che un provvedimento non coerentemente supportato da politiche contro fascismo e neonazismo potrebbe avere un effetto contrario e addirittura esaltare delle figure criminali.

Il ritorno di un commando fascista

Alba Dorata era una volta la terza forza politica della Grecia. Le sue origini fanno capo all’ideologia fascista che circondava la dittatura militare di estrema destra al potere tra il 1967 e il 1974.

Il movimento di estrema destra ha iniziato a prendere slancio dallo scoppio della crisi finanziaria nel 2008 in poi, sfruttando la disperazione sociale durante gli anni dell’austerità. Entrato in parlamento nel 2012, ha vissuto i suoi anni di gloria in un momento in cui il paese era sotto l’estrema pressione della crisi economica, da un lato, e dall’altro della crisi umanitaria causata dal massiccio afflusso di rifugiati e migranti.

In un quadro di polarizzazione sociale e politica all’interno e all’esterno del paese, il giovane Ilias Kasidiaris incarnava la figura del "patriota moderno". Dipingendosi come un neo-spartano, condiva spesso i suoi discorsi provocatori con formule come "ethos ortodosso", "tradizione" e "amore incondizionato per la patria".

Alla sua personale interpretazione dell’antica saggezza greca si accompagnavano riferimenti agli ideali nazisti, volti a rafforzare la sua retorica razzista e maschilista. Lungi dal limitarsi alla spacconeria verbale, Kasidiaris arrivò a schiaffeggiare davanti alle telecamere Liana Kanelli, deputata del Partito comunista greco e nota giornalista. Il famigerato incidente, trasmesso in diretta durante un popolare programma mattutino, gli causò l’arresto, ma anche l’ammirazione di molti per la sua immagine pubblica di figura maschile ultra-ortodossa.

Per parecchi anni, una parte significativa della popolazione greca non ha solo tollerato, ma persino applaudito i violenti atti pubblici di xenofobia, omofobia e misoginia dei membri di Alba Dorata, percepita come una compagine di “bravi patrioti greci all’antica” , citando lo scrittore e giornalista Taki Theodoracopulos nel 2013, solo due mesi prima che l’attivista Pavlos Fyssas fosse assassinato dai membri del partito.

Un articolo del 2020 tenta di capire perché lo stato greco ha chiuso un occhio sulla campagna di violenza pubblica di Alba Dorata per oltre tre decenni: fra le ragioni, la "lunga tradizione di impunità della Grecia per gli attacchi razzisti", ma anche interessi politici e priorità che si estendevano oltre i confini nazionali.

Nel 2020, una sentenza storica ha decretato che Alba Dorata operava come organizzazione criminale travestita da partito politico. I suoi parlamentari sono stati giudicati colpevoli di crimini d’odio e di aver seminato il t[]e creando e coordinando milizie violente nei loro collegi elettorali, prendendo di mira principalmente rifugiati, migranti e membri della comunità LGBTQI.

Kasidiaris è stato condannato a 13,5 anni di carcere. Un anno prima, però, vedendo declinare la reputazione di Alba Dorata rimasta fuori dal parlamento, aveva iniziato a prendere le distanze dall’estrema ideologia neofascista a cui era stato associato; la sua mossa successiva fu quella di fondare il proprio partito.

Campagna dietro le sbarre

Dopo la condanna del suo leader, il partito ha continuato la sua attività, nonostante la (o forse aiutato dalla) detenzione di Kasidiaris, secondo alcune fonti detenuto in condizioni di favore .

Dalla sua cella, Kasidiaris ha condotto una vigorosa campagna elettorale, utilizzando Twitter e YouTube per comunicare direttamente con il suo pubblico in crescita. Facebook avrebbe cancellato il suo account nel 2013, per "contenuti inappropriati, incitamento all’odio e simboli di odio".

Lo scorso novembre, Kasidiaris ha utilizzato un messaggio su YouTube per annunciare il lancio del suo nuovo libro, scritto dietro le sbarre, e ha persino invitato i fan ad una presentazione in presenza in un hotel di Atene.

Le cifre mostrano che la reclusione ha aumentato la popolarità di Kasidiaris sui social media. Secondo un articolo del 2021, "solo durante il primo anno di reclusione il suo canale su YouTube aveva guadagnato 31.900 iscritti e 7.295.506 visualizzazioni". Le ultime statistiche fornite da Social Blade Stats parlano di un rapido aumento del numero dei suoi follower, e Kasidiaris insiste sul fatto che la battaglia elettorale non è ancora finita.

Se dall’emendamento è scaturito un acceso dibattito pubblico, l’ultima parola in merito spetterà alla Corte Suprema, che deciderà quali partiti possono candidarsi alle elezioni e quali devono essere esclusi.

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