Grecia – Germania, le fratture della storia

La crisi economica in Europa riporta a galla animosità e diffidenza, soprattutto nei luoghi segnati dalle ferite della storia. Come Distomo, villaggio della Beozia occidentale, teatro nel 1944 di uno dei peggiori eccidi nazisti nella Grecia occupata. Qui le recriminazioni contro l’austerità voluta dalla Merkel si sfiorano, fino a toccarsi, con richieste di risarcimento mai soddisfatte. Un reportage 

05/07/2012, Francesco Martino - Distomo

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Memoriale, Distomo - F.Martino

Da una parte il paesaggio lunare, sassoso e spoglio del monte Parnaso. Dall’altra, giù, in fondo alla strada tortuosa che scende nella canicola estiva, il blu cobalto del golfo di Corinto, immobile, silenzioso, scintillante. Atene non è lontana, ma Distomo è un altro pianeta. E’ qui, in questo angolo di Grecia periferica e nascosta, che bisogna venire per scoprire vecchie cicatrici della storia, fratture mai del tutto sanate che la crisi sta riportando in superficie, riesumando rancori che sembravano  svaniti.

“La Grecia ha mille motivi per essere giudicata per i propri []i. Quello della Merkel, però, è semplice imperialismo economico. Sono oltraggiato: i politici tedeschi continuano ad avere un senso di rivalsa, una voglia nascosta di portare a termine con l’economia quanto non sono riusciti ad ottenere con due guerre mondiali”. Georgios Theokaris, oggi pensionato dopo una vita passata nel vicino impianto produzione di alluminio, ma soprattutto storico e custode della memoria locale, non usa mezzi termini. 

Nella Grecia di oggi, stritolata da tagli e politica di austerità, la simpatia per la Germania e per la classe dirigente teutonica è ai minimi storici. Le passioni viscerali generate dalla recente sfida all’europeo di calcio tra le nazionali dei due paesi ne sono state la manifestazione più visibile e rumorosa.

Per le strade di Atene è difficile ascoltare parole di simpatia non solo per la Merkel, ma per la Germania in generale. Anche i più disposti all’autocritica, puntano il dito contro  il “tradimento” di Berlino. “La Germania ci dice di mettere a posto i conti pubblici, e ha ragione” sostiene l’analista politico Spriros Rizopoulos. “La politica di austerità, però, sta stritolando la Grecia. Non abbiamo capito che la partita con Berlino era una contrattazione. Pensavamo si trattasse di una questione tra amici. E gli amici non trattano. Gli amici si aiutano tra loro”.

A Distomo, però, le recriminazioni non si fermano all’oggi: riportano allo scoperto un incubo del passato. Questo paesino tranquillo e marginale, il 10 giugno 1944, è stato teatro di uno dei peggiori eccidi commessi dalle SS naziste nella Grecia occupata. Dopo uno scontro a fuoco con i partigiani comunisti dell’ELAS, le truppe della “Polizei Panzergrenadier Division” si vendicarono sulla popolazione inerme del villaggio. Dei circa 500 abitanti, 218 furono uccisi in casa o per strada. Uomini, donne e bambini.

“In Grecia ci sono stati eccidi nazisti anche più grandi”, racconta nella sua casa assolata Theokaris. “A Distomo, però, la bestialità degli omicidi ha raggiunto il massimo grado. Nessuno è stato risparmiato, gli uomini sono stati ammazzati a colpi d’arma da fuoco, i bambini con le baionette, le donne sono state violentate prima di essere finite. E’ per questo che a Distomo più che altrove, è rimasto vivo il ricordo, e la richiesta, la necessità di un ricompensa morale per il danno subito”. Ecco perché, nel corso degli anni, i cittadini di Distomo, sopravvissuti e discendenti dei sopravvissuti, hanno chiesto esplicitamente al governo tedesco un riconoscimento formale e un risarcimento economico per i fatti del 1944.

“Non solo chi ha vissuto quell’orrore, ma nemmeno le generazioni più giovani avranno mai pace finché non avremo avuto un riconoscimento”, ci dice Luokas Dimakas giornalista del quotidiano “Ta Nea” e della televisione pubblica ERT, nato e cresciuto a Distomo. “Non si tratta di soldi, ma di placare il senso di giustizia fino ad oggi tradito. Molti tedeschi vengono a visitare Distomo, ci sono vicini. Non c’è rancore nei confronti del popolo, ma vogliamo che la Germania, in quanto stato, si faccia carico di quel passato”.

Con la crisi, e l’irrigidirsi dei rapporti tra Grecia e Germania, la questione della richiesta di risarcimento è diventata ancora più delicata, più sentita. “La Germania non ha mai chiesto perdono per i crimini commessi. La nostra richiesta di compensazione è soprattutto morale, il denaro è solo un simbolo”, racconta Mina Kotsou, 55 anni, insegnante di scuola, mentre sediamo nel bar al centro di Distomo. “La Merkel, però, naturalmente, non vuole cacciare nemmeno un centesimo. Sarebbe un precedente pericoloso, visto che durante la Seconda guerra mondiale i tedeschi hanno seminato rovine in tutta Europa”. 

Nel tono di voce concitato, passato e presente si sfiorano fino a toccarsi. Nel massacro di Distomo Mina ha perso due zii. Oggi, con l’eccesso di austerità che i greci (e non solo) attribuiscono ad una scelta miope di Berlino, Mina ha visto il suo stipendio passare da 1300 a 680 euro al mese. “Questo inverno”, confessa, “l’ho passato col cappotto, anche in casa. Soldi per il riscaldamento non ce n’erano”.

Fino ad oggi, le richieste di risarcimento hanno avuto poca fortuna. Nel luglio 2011 la Corte europea per i diritti umani di Strasburgo ha rigettato il ricorso presentato da quattro cittadini di Distomo, bambini al momento del massacro, contro la decisione di corti tedesche che avevano dichiarato inammissibile la richiesta di compenso.

Nel febbraio 2012 è stata la Corte di Giustizia dell’Aja, organo delle Nazioni Unite, a confermare l’immunità dello stato tedesco contro una sentenza di un tribunale italiano del 2008, che aveva ordinato il sequestro di proprietà della Germania in Italia a titolo di rimborso verso cittadini italiani e greci vittime a vario titolo della violenza nazista. Tra questi, anche i cittadini di Distomo.

Nella disputa, mentre tra Grecia e finanziatori internazionali (con Berlino a giocare un ruolo centrale) infuriava la trattativa-scontro sul pacchetto di salvataggio in cambio di riforme strutturali e taglio della spesa, il governo greco, allora guidato da George Papandreou, aveva preso attivamente parte nella difesa delle richieste dei cittadini di Distomo. Berlino, aveva reagito stizzita. “Che dire, semplicemente, non capisco la presa di posizione di Atene”, aveva dichiarato il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, sottolineando lo scarso entusiasmo tedesco di vedere riaperte questioni considerate chiuse per sempre.

A Distomo, però, vogliono andare avanti. “Il giudizio dell’Aja ha portato alcuni risultati positivi”, sostiene Dimakas. “Per la prima volta è stata riconosciuta l’esistenza di un delitto contro l’umanità, insieme al fatto che esiste una questione relativa al risarcimento. Non ci fermeremo”.

Un filo di vento arriva a smorzare, almeno per un attimo, la calura soffocante. “Proprio sotto questo platano, sono cadute le prime vittime del massacro”, racconta Hristo Filipou, proprietario di un bar nel paese, mostrando con un dito la chioma che regala ombra alla piazza di Distomo. “Noi greci oggi siamo amareggiati per i titoli sprezzanti dei giornali tedeschi, le accuse, le offese. Dopo la guerra, tutto il mondo ha contribuito alla ricostruzione tedesca. Oggi la Germania è di nuovo un paese ricco e potente, ma questo non le dà il diritto di imporre la propria volontà su tutti. E’ giusto che oggi restituiscano in parte quanto hanno ricevuto”. 

“Anche noi”, conclude pensieroso, “faremo lo stesso. I greci non sono inaffidabili. Se ci daranno la possibilità, restituiremo ogni euro preso. Centesimo per centesimo”.

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