Grecia e Macedonia: la crisi affonda i buoni affari
I greci della regione di Florina attraversavano spesso il confine per andare a far compere nella vicina città macedone di Bitola: vestiti, carne ma soprattutto frutta e verdura. Ora non lo fanno più, perché gli acquisti rischiano di finire nell’immondizia
(Pubblicato originariamente sul quotidiano macedone Dnevnik il 21 giugno 2013 e poi selezionato da Le Courrier des Balkans e Osservatorio Balcani e Caucaso)
“Non possiamo più acquistare oltreconfine che vestiti per un valore non superiore ai 250 euro e prodotti elettronici per non più di 850 euro. In passato acquistavamo a Bitola i peperoni per le scorte invernali, la carne per le feste, il pane per Ognissanti”. La questione è che la famiglia di un funzionario locale è proprietaria di banchi al mercato di Florina e si è lamentata di affari in diminuzione”, spiega Niko P., un abitante di Florina.
Nel caso di acquisto da parte di cittadini greci di prodotti a Bitola, in Macedonia, questi vengono sequestrati al posto di confine Medžitlija-Niki e gettati nell’immondizia. E’ capitato a molti di quei cittadini di Florina che avevano l’abitudine di fare i propri acquisti a Bitola, per sfruttare i prezzi inferiori. Sono loro a testimoniare che da la municipalità ha fatto pressione per controlli più rigidi alla frontiera greca. Ora le macchine di chi l’attraversa vengono controllate e viene impedito di trasportare quantità ingenti di cibo: il massimo tollerato è un mezzo chilo di frutta o verdura.
I greci disertano Bitola
I nostri interlocutori aggiungono che questi controlli più rigorosi sarebbero stati chiesti dall’associazione degli agricoltori greci. E’ inoltre da un po’ di tempo che i commercianti delle città greche poste vicino al confine con la Macedonia si lamentano di perdite ingenti perché i loro clienti se ne vanno oltre confine, per fare acquisti a Bitola.
“Se passate la frontiera con troppi sacchetti vi vengono sequestrati e il loro contenuto gettato nell’immondizia. E non lo fanno direttamente i doganieri, ma tre donne che vi informano del fatto che non potete avere con voi più di mezzo chilo tra cetrioli, pomodori, cipolle o patate: è quello che corrisponde più o meno al pasto di una famiglia. Noi abbiamo un ristorante in Grecia e recentemente mio figlio aveva acquistato 10 kg di patate, 24 chili di cipolle e due chili di pomodori nel paese di Kravari. Alla frontiera gli è stato detto che avrebbero buttato tutto nell’immondizia e non è servito a niente che lui replicasse che ormai il bidone dell’immondizia era tutto pieno…”, racconta Ilios K., che abita in un paese vicino a Florina.
I nostri interlocutori, temendo problemi ulteriori alla frontiera, non hanno voluto venisse rivelata la loro identità. Ma dei turisti greci, che abbiamo incontrato in città, hanno confermato i loro racconti: in passato si passava la frontiera carichi di sacchetti della spesa, ora a mani vuote, o al massimo con qualche capo di vestiario, che non subisce ancora restrizioni in frontiera.
Le vie pedonali vuote
Il divieto di importare beni alimentari macedoni in Grecia ha mandato nel panico i commercianti di Bitola. In passato i greci acquistavano qui di tutto, dalla carta igienica alla carne. Ora, anche i giorni di mercato, i clienti greci si contano sulle dita di una mano. “Con la crisi che ha coinvolto la Grecia sono sempre meno quelli che vengono ad acquistare i nostri prodotti. E poi la ciliegina sulla torta.. I legumi che comprano a Bitola vengono sequestrati e buttati… stiamo perdendo tutti i nostri clienti”, racconta Mitko Najdovski, che gestisce una bancarella al mercato di Bitola.
Anche i ristoratori in centro città, dove i greci andavano a mangiare dopo lo shopping, si lamentano. Il loro fatturato si è più che dimezzato. “Ogni sabato arrivavano pullman da Kastoria, Kateríni, Kozani, Ioannina… in un anno davamo da mangiare qui a Bitola a circa 300mila persone. Arrivavano con i soldi in tasca, ma ora è tutto finito”, afferma Cane Momirovski, proprietario del ristorante Linkestis.
Un regime speciale per Medžitlija?
I ristoratori di Bitola denunciano che le limitazioni all’importazione di beni alimentari verrebbero applicate esclusivamente al passaggio di confine di Medžitlija-Niki. Nessuna misura di questo tipo sarebbe stata presa in altri posti di frontiera con la Macedonia, più a sud e nemmeno ai confini con l’Albania e la Bulgaria.
“Abbiamo intentato una causa contro un giudice, un avvocato di Atene e un professore di Salonicco, tutti e tre molto impegnati in politica. Occorre far sapere che la situazione è differente presso altri posti di frontiera, come quello di Bogorodica-Evzoni o di Dojran-Dojrani. Abbiamo inviato delle persone per “testare” ad esempio la frontiera tra Grecia e Albania: hanno potuto attraversarla tranquillamente portando con se varie mercanzie, senza nasconderle e senza venissero loro confiscate”, sottolineano i ristoratori di Bitola.
Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell’Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l’opinione dell’Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Racconta l’Europa all’Europa.