Grecia, dal voto locale un no ai partiti
Astensione record e insofferenza ai quadri tradizionali, sia del Pasok che dell’opposizione di Nuova Democrazia. Trionfano i candidati indipendenti e senza tessere. Un sindaco su 3 eletto per la prima volta. Commento alle amministrative greche, vinte dai socialisti del premier Papandreou. In 8 prefetture su 13
Farmacista, 62 anni, sconosciuto alla politica. Nikitas Russos è stato eletto sindaco nell’isola di Amorgos nelle Cicladi con un solo voto di vantaggio rispetto al suo avversario, Nikolaos Fostieris, anche lui un indipendente.
Un ballottaggio da thriller che ha tenuto con il fiato sospeso i pochi abitanti che restano a svernare qui dopo l’esodo dei turisti: 601 schede per Russos, 600 per Fostieris.
La riscossa dei candidati indipendenti
"Quel voto in più è merito dei consigli per i loro acciacchi che mi hanno chiesto gli anziani che ho visitato in campagna elettorale" scherza il neosindaco. Ma il duello di Amorgos, con la vittoria di un pensionato appena tornato alla sua isola, dopo 35 anni di lavoro come Presidente dei farmacisti a Heraklion, capoluogo della più grande Creta, con attività sindacale alle spalle ma senza nessuna tessera di partito in tasca, è un emblema delle elezioni amministrative greche del 14 novembre.
Dove c’è stato un solo grande vincitore: l’insofferenza per la politica tradizionale. Lo testimonia un’astensione record che ha sfiorato il 54 % a livello nazionale, mentre nella capitale Atene addirittura solo un elettore su tre è andato alle urne.
"Una fuga dal voto che esprime la delusione della gente verso i soliti partiti sia di destra sia di sinistra – spiega ad Osservatorio Balcani e Caucaso Thasos Veremis, docente di Storia moderna all’università di Atene – Non è un caso che i pochi che alla fine sono andati a votare hanno scelto ‘facce nuove’".
L’esempio più clamoroso è la vittoria ad Atene di George Kaminis, ex Ombudsman, ossia il Protettore del cittadino (una carica super partes eletta dal Parlamento): appoggiato a denti stretti dal Pasok (Movimento socialista panellenico) e dai Verdi ha espugnato con il 52 % delle preferenze la poltrona di sindaco della capitale, sulla quale fin dal lontano 1982 sono stati seduti ininterrottamente esponenti conservatori.
Il ballottaggio nel segno del terremoto politico
Anche l’altro terremoto politico inaspettato si deve al trionfo di un candidato indipendente, Ioannis Boutaris, appoggiato dai socialisti e dalla Sinistra Democratica: sindaco a Salonicco, la seconda maggiore città ellenica, dopo 26 anni di regno del centro destra.
Boutaris ha vinto nonostante, o forse proprio grazie all’anatema lanciatogli dall’arcivescovo cittadino Anthimos, noto per le sue idee ipernazionaliste: "Finché sarò io il metropolita di Salonicco, tu non sarai mai sindaco". Mai profezia si rivelò più errata.
Dunque Atene e Salonicco tornano alla sinistra dopo quasi un trentennio. E in tutta la Grecia il Pasok, da solo o in coalizione con la sinistra riformista, ha conquistato 8 prefetture (l’equivalente delle nostre regioni) su 13: compresa la più importante, l’Attica, la regione di Atene dove vivono 4 milioni di abitanti, la metà della popolazione ellenica.
Proprio il Pasok il cui premier George Papandreou ha chiesto aiuto al Fondo monetario Internazionale e all’Unione europea per salvare il Paese dalla bancarotta, ottenendo un megaprestito di 110 miliardi di euro in tre anni.
Un sos che ha comportato un primo pacchetto anticrisi varato lo scorso maggio con tagli di circa 1/5 a stipendi e pensioni, l’aumento dell’Iva al 23% con conseguente aumento dei prezzi al consumo.
Sì rassegnato all’austerity di Papandreou
Eppure i greci hanno premiato, sia pure con rassegnazione, le scelte draconiane del governo, accusato nella recente campagna elettorale di "avere consegnato il Paese al FMI" proprio dal centro destra di Nuova democrazia che nei suoi cinque anni al potere, dal 2004 all’ottobre 2009, ha fatto schizzare alle stelle la spesa pubblica e ha dichiarato un deficit statale di circa il 6% sul Pil per il 2009, mentre in realtà i controlli dell’Eurostat hanno constatato sempre per il 2009 un deficit greco del 15,4%, mostrando il rischio di bancarotta in tutta la sua tragica evidenza.
C’è stata una fuga dal voto
per la delusione della gente verso i partiti
Thasos Veremis, docente di Storia moderna, università di Atene
Papandreou ha chiamato il popolo alle urne, per questo voto amministrativo, "per una scelta di responsabilità che riguarda il futuro del nostro Paese". Quasi fosse un referendum pro o contro le misure anticrisi, con tanto di "minaccia" di elezioni politiche anticipate nel caso la vittoria del Pasok non emergesse chiaramente.
"Ho bisogno di sapere se le scelte del mio governo sono condivise. Se i sacrifici che tutti i greci stanno facendo potranno dare i loro frutti o andranno invece in fumo, perché abbandonati a metà strada" ha lanciato un appello in tv.
Puniti clientelismo e voto di scambio dei partiti tradizionali
Il responso delle schede gli ha dato ragione, anche se in realtà i greci non sono certo corsi in massa a votare.
E se lo hanno fatto hanno scelto candidati indipendenti, slegati dalla (mastodontica in Grecia) burocrazia dei partiti, i quali – sia il centrodestra sia il centrosinistra – hanno sempre governato sulla base del clientelismo e delle assunzioni in massa pre-elettorali.
"In tutta la Grecia un nuovo sindaco su 3 è stato eletto per la prima volta. La gente non ne può più degli ‘incollati’ alle poltrone" precisa ancora Veremis.
La vittoria del centrosinistra al potere è comunque un dato di fatto incontestabile. Anche se tutti sapevano che, subito dopo le amministrative, sarebbero arrivati nuovi sacrifici.
Fmi e Ue chiedono alla Grecia di mantenere le promesse: tagli per altri 4 miliardi di euro
E’ appena partita da Atene alla volta dell’Irlanda, altro Paese dell’euroclub a rischio di bancarotta, la troika del Fondo Monetario Internazionale e dell’Unione europea: alla Grecia ha chiesto ulteriori 4 miliardi di risparmi sulla spesa pubblica per abbassare il deficit statale dal 9,4% previsto dall’Eurostat per il 2010 a quota 7,4 come obiettivo per il 2011.
Solo così a gennaio arriverà la terza tranche del megaprestito. Ieri il governo ha presentato la legge finanziaria per il 2011 in Parlamento: "Non ci saranno nuovi tagli agli stipendi né licenziamenti" ha assicurato il ministro dell’Economia.
Però il comune cittadino si vedrà arrivare bollette del riscaldamento e dell’elettricità più salate: per esempio un litro di petrolio per le caldaie costerà 1,3 euro invece dei 70 centesimi attuali. Senza contare che i contratti a termine nell’amministrazione pubblica non saranno rinnovati una volta giunti alla data di scadenza: avete presente i precari che hanno bloccato l’ingresso dell’Acropoli poche settimane fa?
Ecco, a loro toccherà questa sorte, in quanto titolari di contratti a tempo determinato nel ministero della Cultura. Il governo promette una grande lotta all’evasione fiscale. Ci sarà davvero questa volta?
Perché i greci, dai dipendenti pubblici e privati ai pensionati fino ai giovani che si sono visti ridurre lo stipendio base da 740 a 590 euro, scesi in piazza insieme agli studenti ad Atene il 17 novembre, nel 37° anniversario della rivolta del Politecnico contro la dittatura dei Colonnelli, non accettano più di pagare solo di tasca propria.
Il corteo ateniese del 17 novembre, un appuntamento tradizionale della sinistra greca, si è concluso con incidenti relativamente contenuti, visto il clima nel Paese.
La notte fra martedì e mercoledì a Salonicco sono esplosi tre ordigni: uno contro un centro elettorale di Nuova Democrazia e uno contro un ufficio della pubblica amministrazione. Un’auto è stata incendiata. Tutto per fortuna senza vittime.
Dopo l’anniversario della rivolta del Politecnico, l’8 dicembre i greci ricorderanno il giovanissimo Alexis
Intanto si avvicina l’8 dicembre, secondo anniversario dell’omicidio del 15enne Alexis Grigoropulos per mano di un poliziotto (appena condannato all’ergastolo): una morte che nel 2008 scatenò la guerriglia nelle strade di tutta la Grecia.
Sui Propilei, l’ingresso monumentale dell’Acropoli, sventola lo striscione issato dai precari del ministero della Cultura a cui non verrà rinnovato il contratto causa austerità.
Angela Merkel dal congresso CDU a Berlino tuona che “accettare la Grecia nell’euro fu nel 2000 una leggerezza del governo Schroeder”.
Papandreu, sia pur vincitore, avrà molto da fare.