Gotovina: le proteste son fiacche

Dopo l’arresto di Ante Gotovina in Croazia si temevano le reazioni dei gruppi più oltranzisti. Ma non è avvenuto. La Croazia è diversa da quella di 4 anni fa quando le manifestazioni a favore del generale Mirko Norac avevano scosso profondamente le istituzioni

13/12/2005, Drago Hedl - Osijek

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Manifestazioni pro Gotovina a Spalato

Le manifestazioni di protesta organizzate in segno di appoggio al generale Ante Gotovina, che nei giorni scorsi sono state organizzate in tutta la Croazia, hanno mostrato che nel Paese non è più possibile creare quell’umore che regnava anche solo quattro anni fa, umore che a quel tempo poteva giungere fino alla violenta e non democratica caduta del governo. Il raduno principale, tenutosi sul lungomare di Spalato l’11 dicembre scorso, al quale erano presenti circa 40.000 persone, è stato una pallida immagine di quello che si tenne, nel medesimo luogo nel 2001, per mostrare l’appoggio al generale Mirko Norac.

Il premier croato Ivo Sanader adesso può dormire tranquillo. Per un momento, nella notte successiva all’arresto del generale Gotovina, sembrava che il paese potesse cadere preda di un’ondata di violenza e di pericolosi disordini, quando i manifestanti sono giunti davanti al palazzo del governo e hanno iniziato a distruggere a sassate le finestre. Poi tutto è tornato velocemente alla tranquillità. Le manifestazioni di protesta – tranne quella di Spalato – hanno visto le presenza di uno scarso numero di persone: a Zagabria ce ne erano un migliaio, e nelle altre città molte meno. Alla fine, sono stati raduni di supporto al generale Gotovina, ma in nessun caso dimostrazioni aggressive e anti-governative, quali erano quelle di quattro anni e mezzo fa.

Nonostante la grande maggioranza dei croati consideri tutt’oggi Gotovina un eroe nazionale, e non un criminale di guerra, coloro i quali sono pronti in suo nome a creare disordini sono solo una minoranza. I suoi peggiori accoliti, che anche oggi credono che in difesa di Gotovina non si debba escludere la violenza, sono concentrati soprattutto nella regione attorno a Zadar, una città vicina al luogo di nascita di Gotovina. Solo lì sono state bloccate le strade, bloccato il traffico e distrutte le finestre di alcuni edifici. Tutte le altre manifestazioni – eccetto i lievi incidenti di Zagabria – si sono limitate a pacifiche dimostrazioni di strada.

Nessun partito politico, addirittura nemmeno il Partito croato dei diritti (HSP), il partito più a destra nel parlamento, ha sfruttato l’arresto di Gotovina per utilizzarlo contro Sanader e il suo governo. Sanader è riuscito ad assicurarsi anche un importante appoggio della Chiesa, e una parte delle associazioni di veterani – da sempre i più strenui difensori della dignità della guerra patriottica – durante le dimostrazioni hanno agito dichiarando che non si trattava di una protesta contro il governo, ma a favore del generale.

Nonostante l’avessero annunciato, gli organizzatori della principale manifestazione a Spalato, al raduno non hanno fatto ascoltare il discorso che il premier Sanader, nello stesso luogo e al tempo in qualità di leader dell’opposizione e presidente della HDZ, aveva tenuto a sostegno del generale Norac. Nel frattempo il generale Norac, in Croazia, è stato condannato a 12 anni di carcere per i crimini di guerra commessi a Gospic. Sanader, quattro anni e mezzo fa a Spalato, quando fu emessa l’accusa contro Norac, aveva tenuto un discorso infuocato nel quale aveva dato un forte sostegno in sua difesa, e aveva definito il legittimo governo dell’allora premier Ivica Racan, "un pugno di persone al potere" in conflitto col popolo croato.

"L’estrema destra in Croazia oggi non ha un suo leader, e non ha nemmeno l’appoggio della HDZ, sul quale poteva contare quattro anni fa" – afferma una fonte vicina all’attuale opposizione, del presidente del Partito socialdemocratico (SDP) di Ivica Racan. Ecco perché Sanader non poteva temere disordini maggiori. Se il governo di Racan, quando l’Aja aveva emesso l’accusa contro Gotovina, avesse deciso di arrestarlo, facilmente avrebbe potuto dar vita ad uno scontro a livello statale, con disordini di grandi dimensioni.

Molti analisti politici anche oggi considerano che la fuga di Gotovina dalla Croazia sia stata possibile grazie all’appoggio silenzioso di Ivica Racan. Quando nel giugno 2001, il capo procuratore Carla del Ponte aveva inviato segretamente l’accusa sigillata al governo croato con la richiesta di arrestare Gotovina, il governo di Racan aveva esitato a farlo e nel frattempo Gotovina era riuscito a scappare. Una parte degli analisti politici crede che Racan fosse sicuro che il suo governo, che nel gennaio 2000 alle elezioni aveva battuto la HDZ, dopo dieci anni di governo, non sarebbe sopravvissuto politicamente all’arresto di Gotovina. Ecco perché chiuse entrambi gli occhi e lasciò che Gotovina scappasse dal paese.

"Era molto più che rischioso se ci fossimo messi allora ad arrestare Gotovina", afferma una fonte vicina all’odierna opposizione croata di Ivica Racan. "Gotovina godeva di un forte sostegno tra ambienti militari, tra le strutture dei servizi segreti, della polizia, nella HDZ… E non solo questo, anche nell’allora nostra coalizione di governo di centro sinistra c’erano quelli che si erano dichiarati contrari alla possibilità di arrestarlo".

Gli analisti considerano che nemmeno Sanader fosse del tutto sicuro su come le cose si sarebbero sviluppate dopo la notizia dell’arresto di Gotovina. Ciò viene argomentato col fatto che la Croazia tuttora non ha reso noto in che modo i suo servizi segreti sono riusciti a trovare ed arrestare il generale latitante. Benché i politici stranieri si siano congratulati con Zagabria per l’arresto di Gotovina, per il fatto che anche Zagabria in ciò ha avuto un ruolo attivo, nessuno in Croazia – per paura di possibili rivolte – si è complimentato con il governo. L’unico è stato il presidente Stjepan Mesic che con una dichiarazione pressoché nebulosa ha riconosciuto che i servizi segreti croati hanno dato il loro contributo.

La fuga di Gotovina e il suo rifiuto di consegnarsi al tribunale dell’Aja sono stati a lungo un macigno sulla porta della Croazia nei suoi tentativi di avviare i negoziati per l’ingresso nell’Unione europea. Proprio nell’ottobre di quest’anno, la Croazia ha realizzato questo obiettivo e dopo il rapporto del procuratore capo dell’Aja Carla Del Ponte nel quale s’affermava che Zagabria collaborava pienamente col Tribunale dell’Aja, i negoziati sull’adesione all’UE hanno preso il via.

Ora, considerano gli osservatori, è chiaro a cosa era dovuta l’inversione di rotta nelle dichiarazioni di Carla Del Ponte, la quale in ottobre, in soli pochi giorni, aveva totalmente ribaltato la sua posizione sulla collaborazione della Croazia con l’Aja. Perché, proprio nell’incontro a Zagabria, nell’ottobre di quest’anno, il capo procuratore aveva ricevuto la ferma convinzione che la Croazia fosse a conoscenza del luogo in cui si trovava Gotovina e che la sua cattura sarebbe stata solo questione di tempo. Così la Del Ponte, letteralmente in meno di una settimana, aveva mutato la sua dichiarazione di "delusione" per il grado di collaborazione del governo croato, in una "piena collaborazione" con l’Aja.

Tutto ciò alla Croazia ha aperto la porta dell’Unione europea, e a Gotovina la porta della cella del Tribunale dell’Aja.

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