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Gorizia e Nova Gorica, oltre il muro della Transalpina
Finalmente. I sindaci delle due città hanno iniziato ad abbattere il muro che divide in due la Piazza della Transalpina: simbolo di quella che fu la cortina di ferro. La festa continuerà il prossimo primo maggio, data dell’entrata della Slovenia nell’UE.
"Zuf de Zur". Zuf in friulano significa miscuglio, mentre in sloveno Zur sta per festa. E’ il nome di un gruppo musicale goriziano che si rifà alla tradizione multiculturale e mitteleuropea della città. Ed era il nome anche di una rivista che per anni ha contribuito a sfaldare e de-costruire la contrapposizione tra comunità slovena e comunità italiana; che ha cercato di liberare Gorizia dal fardello pesante della retorica della quale la Prima guerra e la Cortina di ferro l’avevano impregnata.
Uno dei luoghi simbolo del dialogo che non c’era è stato per cinquant’anni il piazzale della Transalpina. Da un lato l’estremità settentrionale del centro storico di Gorizia che da fitto si dirada in case più basse, ciascuna con il proprio giardino. Sull’altro lato le stesse case, ma di meno, e la stazione ferroviaria dalla quale si parte per andare a nord, verso il bel parco naturale del Trglav. Alle loro spalle una spianata dove, calata dall’alto del socialismo reale, è sorta Nova Gorica. Un piano urbanistico che sembra una scacchiera. Strade ampie, prati e palazzine di tre-quattro piani. Pochi gli edifici più grandi tra i quali i Casinò conosciuti da molti degli industrialotti del nostro Triveneto.
A dividere le due città, tutt’attraverso il piazzale della Transalpina, un muretto. Modesto. Cinquanta centimetri di muratura e poi una rete metallica che quasi non arriva ai due metri d’altezza. A volte basta un simbolo per sedimentare le divisioni tra comunità. Ed il muro della Transalpina continuava ad esserlo, nonostante sia divenuto, col crollo della Cortina di ferro, sempre più poroso. Un semplice lasciapassare per i residenti, una carta d’identità per i cittadini sloveni ed italiani, nulla per gli studenti, che la sera tardi, passavano di lì quando dopo le dieci smontava la guardia di confine, per raggiungere da Gorizia Nova Gorica. Evitando così di fare la strada larga, passando dal confine di Casa Rossa. Sempre più poroso anche per i migranti che a migliaia passavano attraverso i giardini delle case affacciate su questo confine orientale d’Italia.
Ieri, puntuali allo scoccare delle 10 e 30, si sono trovati alla Transalpina i sindaci di Gorizia Vittorio Brancati e di Nova Gorica Mirko Brulic. Muniti di cacciavite hanno dato il via all’abbattimento della rete confinaria . Sullo sfondo un’Europa sempre più allargata ad est. Tra pochi giorni entreranno a farvi parte dieci nuovi Stati membri. Tra qualche anno anche i Balcani inizieranno ad accedervi.
Il muro non esisterà più per il trenta aprile quando alla Transalpina si festeggerà l’entrata della Slovenia nell’UE. Il giorno dopo i sindacati, in occasione della festa nazionale del lavoro, hanno previsto un’imponente manifestazione. Sono due i nomi importanti che il sindaco Brancati vorrebbe avere a Gorizia nella notte più importante per il confine italo-sloveno: quello, dato ormai per certo, del Presidente della Commissione Europea, Romano Prodi, e quello, per ora soltanto sussurrato, del Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi.
"L’abbattimento della rete – ha detto Brancati – è soltanto il simbolo di ciò che vorremmo accadesse finalmente anche nella mente della gente. Basta con i vecchi rancori, di fronte a noi c’é l’Europa e una strada lastricata di amicizia e collaborazione". Gli fa eco il sindaco Brulc, aggiungendo il proprio ringraziamento alla minoranza slovena in Italia "che in tutti questi anni – ha sottolineato – ha fatto da ponte tra le due città".
Da una parte e dall’ altra della rete, la gente applaude, qualcuno firma e in molti si commuovono. Poi il brindisi, con Ribolla frizzante di Brda, il Collio sloveno, e lo scambio di auguri e strette di mano.
Nella giornata di festa che anticipa le celebrazioni della notte del 30 aprile anche le forze dell’ordine chiudono un occhio e lasciano che tutti, nell’euforia del momento, oltrepassino il muretto della Transalpina. "La norma – dice il Questore di Gorizia, Alessandro Marangoni – va adattata alla realtà. L’ abbattimento di questo muro rappresenta il primo passo verso la costruzione di un futuro comune". E così gli "auguri" diventano "srecno" e l’area sulla quale oggi e’ stato aperto un cantiere "transfrontaliero" si trasforma in una ‘no man’s land’ di euforia collettiva.