Golpe in Turchia, 27 anni dopo
Il 12 settembre 1980 i militari prendevano il potere in Turchia. Fu il terzo golpe nella storia della Repubblica. Tre anni dopo, al momento del graduale ritorno a libere elezioni, si lasciavano alle spalle un bilancio drammatico. Una nostra traduzione
La mattina del 12 settembre 1980 la Turchia si svegliava con il fragore dei carri armati nelle strade ed uno scarno comunicato radiofonico: "Le forze armate hanno assunto il controllo dello stato per proteggere l’incolumità delle cose e delle persone". Si trattava del terzo colpo di stato militare nella storia della Repubblica, con il quale una giunta guidata dal generale Kenan Evren prendeva il potere "per mettere fine alla guerra fratricida" che da anni insanguinava il paese. Tre anni dopo, al momento del graduale ritorno a libere elezioni, i militari si lasciavano alle spalle un bilancio drammatico: 650.000 persone fermate, 230.000 sottoposte a procedimento penale, 50 condannate a morte, 171 morti in seguito alle torture in carceri dai nomi diventati tristemente famosi – Mamak, Metris, Diyarbakir – 300 "morti sospette", 14.000 persone private della cittadinanza, 30.000 lavoratori licenziati, 30.000 esuli all’estero, 4.000 docenti espulsi dalle università. Il lascito dei militari comprendeva anche un impianto politico-istituzionale radicalmente riformato, fondato su di una nuova costituzione dai caratteri autoritari approvata con plebiscito popolare. Tre anni di potere militare avevano poi portato anche ad una ricostruzione ideologica della società, fondata sulla triade Dio-Patria-Famiglia, e ad una nuova versione del nazionalismo kemalista, ribattezzato Ataturkismo, che avvolgeva ogni aspetto della vita sociale. Allo stesso tempo, l’economia del paese subiva un ribaltamento traumatico con il passaggio al libero mercato e l’integrazione nel sistema internazionale.
di Mesut Hasan Benli (pubblicato su Radikal, 12 settembre 2007)
Traduzione per Osservatorio a cura di Fabio Salomoni
Erdal Eren, condannato a morte falsificando la sua vera età anagrafica, è uno dei nomi simbolo del colpo di stato del 12 settembre 1980. 27 anni dopo il golpe la famiglia di Erdal Eren ha rotto il silenzio. Il fratello maggiore, Erkan, ha detto che le vittime del 12 settembre si aspettano le scuse da parte dello stato. Erkan Eren ha anche sottolineato che la famiglia, per essere la famiglia di Erdal, per anni ha avuto problemi.
"Erdal è uscito dalla nostra casa di Ankara la mattina del 2 febbraio 1980 e non è mai più tornato". Erkan ha dichiarato che il fratello è stato giustiziato per un reato che non ha commesso."Hanno detto che aveva ucciso un militare nel corso di un confltto a fuoco. I militari venivano verso di lui ma hanno detto che Erdal aveva colpito il miliare alla schiena. L’autopsia ha rivelato che il soldato era stato colpito alla schiena, da distanza ravicinata, quindi non poteva essere stato Erdal dato che i militari non gli voltavano le spalle. Dopo che mio fratello è uscito di casa, lo abbiamo potuto vedere solo poche volte durante il processo. Nei primi tempi in carcere il suo morale era buono, chiedeva libri e fiori. Quando poi però il carcere di Mamak è passato alla gestione militare, dopo il golpe, potevamo vedere i segni delle pesanti torture che gli infliggevano".
Erkan ricorda come il processo che si è concluso con la condanna a morte sia durato un mese. Il tribunale non ha preso in considerazione nessuna delle prove presentate dagli avvocati della difesa. Continua Erkan: "Lo hanno giudicato in un mese e mezzo, in non più di tre udienze. La Corte di Appello ha annullato due volte la sentenza ma poi, alla fine, è stata convalidata. E’ stato giustiziato. Era minorenne. Non hanno nemmeno voluto accertare la sua vera età. A quell’epoca cercavano un capro espiatorio. Abbiamo saputo dell’esecuzione dalla radio, volevano seppellirlo nel cimitero dei senza nome".
"Il processo di Erdal non aveva nessuna validità dal punto di vista legale. Vorrei che lo stato ci chiedesse scusa. Ma al contrario, per anni il fatto di essere la famiglia di Erdal ci ha creato problemi. Venivamo pedinati di nascosto. Recentemente stavamo per avere una commessa dal ministero degli Affari Esteri ma alla fine non hanno dato il permesso perchè si sono accorti che sono il fratello di Erdal Eren. 27 anni dopo mi trovo ancora davanti ad alcuni ostacoli."
Erkan, dopo aver ricordato che il padre ebbe un infarto alla notizia dell’esecuzione, ha continuato: " Mio padre soffrì molto per la morte di mio fratello ed è morto tre anni dopo aver avuto l’infarto. Mia madre, in modo strano, è stata investita da un veicolo militare mentre attraversava la strada. Ne porta ancora oggi le conseguenze. Soffre ed è triste da anni. Credo si debbano portare davanti ad un tribunale quelli che, in quel periodo, ci hanno fatto vivere cose al di fuori del diritto. Ma non sono molto fiducioso che una cosa simile possa accadere. Li hanno messi sotto protezione con una serie di leggi. Sinceramente mi aspetto che lo stato chieda scusa alla vittime"