Go Group Media: filmare la vita nel Caucaso, così com’è

L’idea è semplice: dare una telecamera a persone di ogni età, provenienza e classe sociale che vivono in zone isolate perché filmino la propria vita o le cose che contano per loro. Un ottimo modo per conoscere la vita delle persone che vivono in diverse parti del Caucaso. Intervista con Margarita Akhvlediani, direttrice di GoGroup Media

29/03/2012, Giorgio Comai -

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Un'immagine da "Village life close-up", video realizzato da Gana Yanovskaya per la CAC school di Go Group Media

Come sei arrivata a pensare che ci fosse bisogno di qualcosa come GoGroup Media?

Quando abbiamo iniziato, nel 2009, non volevamo fare i giornalisti nel senso stretto del termine, ma lavorare direttamente con le persone comuni che in quanto tali non appaiono nei media. La televisione in Georgia, Armenia e Azerbaijan non mostra la vita delle persone, i loro problemi, i loro momenti di felicità, cosa pensano, cosa vogliono… si vedono solo politici e star. Le persone non hanno la possibilità di dire la loro, né di sentire ciò che pensano gli altri, anche all’interno del proprio Paese.

Un altro problema è che vi è scarsa conoscenza reciproca. Dopo tanti anni di lavoro nel Caucaso meridionale, credo che il problema principale risieda nel fatto che le persone non si conoscono. Naturalmente è una regione frammentata, è impossibile per gli azeri incontrare gli armeni, per i georgiani incontrare abkhazi e osseti. Ma anche georgiani e armeni, georgiani e azeri…non sanno nulla gli uni degli altri, sentono solo quello che dice la televisione, che spesso incita all’odio. E anche quando vivono nello stesso Paese, come accade con le minoranze in Georgia… chi vive a Tbilisi o in Kakheti non sa nulla di chi vive nella regione di Samtskhe-Javakheti [dove gli armeni sono il più grande gruppo etnico].

Go Group Media dà la possibilità alla gente comune di raccontare le proprie storie attraverso cortometraggi. Ma come riescono a produrre dei film, anche se brevi, se non hanno alcuna esperienza?

Non insegniamo molto sull’uso della telecamera, solo le basi: non parlare mentre si filma, non filmare in controluce, cose così. Quello che insegniamo è come comunicare il proprio punto di vista: costruire una storia, porre domande, anche a se stessi. Per questo c’è bisogno di qualche insegnamento, ma è tutto. Poi diamo alle persone una telecamera e loro filmano. Abbiamo più di venti telecamere… in Ossezia del Sud, in Ossezia del Nord, in Abkhazia e le altre sono distribuite nelle regioni della Georgia.

Le persone discutono la storia con noi, poi vanno a filmare e di solito tornano con circa due ore di riprese. Sono filmati non professionali, ma così interessanti e pieni di vita! Poi noi facciamo un editing professionale. Questa combinazione porta a sorprendenti cortometraggi di circa 10 minuti, molto interessanti da vedere.

Come riuscite a individuare gli autori?

All’inizio è stato difficile. Abbiamo iniziato con contatti personali, andando nelle regioni, nei villaggi, incontrando alcune persone, raccontando la nostra idea. Si stupivano che qualcuno potesse interessarsi alle loro storie, alle loro idee… avevano paura a toccare le telecamere, anche perché sono piuttosto piccole. Poi abbiamo iniziato con le proiezioni, combinandole con dei laboratori. Dopo ogni proiezione, invitiamo tutti i presenti al laboratorio della mattina successiva, e di solito la sala è piena. Ora abbiamo molte persone di ogni tipo che si sono messe in lista e devono attendere il loro turno. Tra i nostri autori abbiamo studenti e insegnanti, pastori e casalinghe. Vogliono raccontare la propria storia e hanno storie interessanti da raccontare, solo che non lo sanno. Vanno solo incoraggiati un po’…

Una volta girato il film, immagino che il problema sia farlo arrivare ad un pubblico più vasto…

I film 

Tutti i film realizzati da Go Group Media sono disponibili online dalla pagina dedicata del loro sito con sottotioli in inglese, russo e georgiano. Molti film sono dedicati a questioni che riguardano aspettative, sogni e paure di ragazze e giovani donne della regione (ad esempio, la storia di Inga di Tskhinvali o di Talia di Gardabani ), altri riflettono su questioni sociali (come il matrimonio di ragazze minorenni, o l’importanza della verginità), sui conflitti (ad esempio, dando voce alla storia di una donna osseta e di una donna georgiana la cui vita è stata influenzata dal conflitto), altri ancora raccontano le storie di vita più disparate, da quella di una dj radiofonica di Zugididi alla tradizioni della gola del Pankisi .

Abbiamo circa 300 film, di solito ne produciamo due alla settimana. Abbiamo un sito web , un canale YouTube , e spesso i film vengono postati su Facebook, Twitter e varie piattaforme di blogging. Alcuni hanno decine di migliaia di visualizzazioni. Però non tutti hanno accesso a Internet, in particolare nel Caucaso, e come ho detto lo scopo principale è quello di raggiungere le persone e metterle in contatto, in particolare quelle persone che vivono in aree diverse e non hanno normalmente possibilità di incontrarsi. Quindi, almeno quattro volte al mese, un nostro collaboratore viaggia in tutta la regione con schermo, proiettore e film. Raccogliamo qualche decine di persone in una sala e proiettiamo quattro film, poi c’è la discussione. Gli spettatori cominciano a parlare del film che hanno appena visto… e poi parlano di sé. Inoltre abbiamo accordi con emittenti televisive locali nelle regioni di Samegrelo, Kvemo-Kartli, Samtskhe-Javakheti… quindi il pubblico è molto ampio.

Eppure immagino rimanga difficile fare arrivare storie come queste sui media nazionali…

È per questo che lavoriamo anche con giornalisti professionisti. Invitiamo 8-10 giornalisti di media mainstream, di solito di Tbilisi, Baku e Yerevan, e poi andiamo in qualche zona remota. Ad esempio, con 10 giornalisti siamo andati per tre giorni nella regione di Samtskhe-Javakheti e abbiamo incontrato la gente del luogo, funzionari, esperti, gente del posto, centinaia di persone… siamo stati nelle loro case, abbiamo dormito lì, pranzato con loro, parlato e parlato e parlato, da un villaggio all’altro. Al ritorno, i giornalisti scrivono le loro storie e le pubblicano. Questo è importante, perché lavorano nei media e possono modificare l’ambiente che li circonda, ma è ancora più importante che le storie possano raggiungere centinaia di migliaia di persone, così chi vive in zone remote o fa parte di una minoranza ha la possibilità di parlare, apparire in TV, raccontare dei propri problemi e sentire ciò che pensano gli altri. E altre persone possono vederli. Questo è molto importante, perché i media nazionali ignorano completamente le regioni popolate delle minoranze, non hanno nemmeno un corrispondente lì.

E per quanto riguarda Abkhazia e Ossezia del Sud?

Vita in un paesino dell’Ossezia del Sud 

Video realizzato in Ossezia del Sud da Gana Yanovskaya, studentessa del Caucasus Authors’ Course organizzato da Go Group Media

Lavoriamo a stretto contatto con abkhazi e osseti e abbiamo molti film da quelle aree. Mi vanto sempre del fatto che l’unica possibilità per dei georgiani di vedere volti di persone che vivono in questi due territori è data dal nostro sito e dai nostri film. Nei media troviamo interviste con personaggi pubblici, ma sicuramente non storie di gente comune. Noi abbiamo autori in Ossezia del Sud e persino uno studio partner in Abkhazia. Poi ci sono le proiezioni di film abkhazi e osseti qui a Tbilisi: invitiamo circa 50 persone, giornalisti e rappresentanti delle ONG, ma anche persone comuni, proiettiamo il film e poi apriamo la discussione. A volte ci colleghiamo via Skype con il capo del nostro studio partner di Sukhumi e lui risponde direttamente alle domande del pubblico. I dibattiti possono essere furiosi, ma questo dà la possibilità di saperne di più sulle persone che abitano queste regioni… questa è la parte più importante: mostrare alla società georgiana che sono persone normali, non mostri.

Avete la possibilità di mostrare i film in quei territori?

Purtroppo non possiamo fare in proiezioni Abkhazia od Ossezia del Sud, perché la nostra sede è a Tbilisi. E già ora gli autori provenienti da quelle regioni sono spesso malvisti perché lavorano con dei georgiani…

Go Group Media ha aperto una scuola per aspiranti giornalisti e autori. Come sta andando?

Si chiama CAC, "Corso per Autori Caucasici". Abbiamo iniziato in via sperimentale l’anno scorso e di recente abbiamo avuto i nostri primi diplomati. I partecipanti provengono da diverse parti del Caucaso meridionale, comprese Abkhazia e Ossezia del Sud, ma anche armeni e azeri di cittadinanza georgiana. Nessuno di loro è di Tbilisi, per noi è più importante dare voce alle persone che vivono nelle regioni. Le materie comprendono giornalismo investigativo, reportage fotografico, scrittura, documentario. Abbiamo laboratori sia dal vivo che online. Alla fine, diventeranno professionisti… che vivono in regioni dove di professionisti non ce ne sono affatto. Per molti questa è anche la prima occasione per incontrarsi e fare amicizia, e questo è particolarmente importante per quelli di loro che sono separati da conflitti, come armeni e azeri o abkhazi e georgiani. Questo è un effetto collaterale, ma a lungo termine potrebbe avere conseguenze positive, dal momento che molti di loro lavoreranno nei media. 

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