Glavas sotto accusa per i crimini di Osijek
Branimir Glavas, ex generale dell’esercito croato, è accusato di gravi crimini di guerra commessi a Osijek tra il 1991 e il 1992 a danno di civili serbi. La procura ha chiesto che gli venga tolta l’immunità parlamentare, e a breve finirà sotto processo. Dal nostro corrispondente
Il parlamento croato, mercoledì 10 maggio, toglierà l’immunità parlamentare a Branimir Glavas, generale in pensione dell’esercito croato e una delle persone più influenti nel paese negli ultimi 15 anni. La procura della Repubblica ha inoltrato al parlamento croato la richiesta di togliergli l’immunità, e vuole avviare un procedimento penale contro Glavas per sospetti crimini di guerra commessi a Osijek nel 1991 e nel 1992. Questa richiesta è giunta dopo una dettagliata e voluminosa indagine durata più di nove mesi, durante la quale sono state raccolte molte prove e dichiarazioni di testimoni che accusano gravemente Glavas. Nel periodo in cui i crimini furono commessi, Glavas era il segretario della difesa popolare a Osijek, e in seguito anche il capo della difesa della città, ma tutti l’hanno vissuto come il signore assoluto di vita e di morte nella quarta città della Croazia.
I sospetti che Glavas fosse responsabile della morte dei civili serbi di Osijek, città dove sono state uccise circa un centinaio di persone (il procuratore statale Mladen Bajic parla di una settantina), esistevano anche prima. Ma, a causa del suo potere politico e per il fatto che a Osijek e oltre controllava la polizia e la magistratura, non si era mai andati più in là di qualche articolo di giornale. Come si poteva anche solo pensare ad un’indagine della polizia quando per molti anni il capo della polizia di Osijek era il padrino di Glavas, e il presidente del tribunale il suo compagno di armi e vice del comandante della difesa della città?
Soltanto quando nella primavera dell’anno scorso Glavas si è scontrato con il suo partito – l’Unione democratica croata (HDZ) – e quando il premier Ivo Sanader lo ha espulso, si sono aperte le possibilità di iniziare a fare le indagini sui sospetti che già esistevano. Quando la paura di Glavas è diminuita, e quando è stato chiaro che non era più protetto dall’ombrello del partito, è comparso un testimone, un ex membro dell’unità di guerra di Glavas, che lo ha accusato di aver ordinato uccisioni e torture di civili.
Questo testimone, Krunoslav Fehir, durante la guerra aveva 16 anni e mezzo ed era entrato a far parte dell’unità comandata da Glavas. Nel mese di giugno dell’anno scorso, davanti al pubblico ministero di Zagabria, ha parlato dei crimini di guerra di Osijek, dei quali incolpa Glavas, e una settimana dopo, chiedendo di rimanere anonimo, ha raccontato questa storia scioccante al settimanale "Feral Tribune". Ha ricevuto lo status di testimone protetto, è stato trasferito da Osijek ed è stato sempre sotto continua sorveglianza della polizia. Suo padre, che durante la guerra era uno degli aiutanti di Glavas, ha scoperto l’identità di suo figlio, cercando di presentarlo come un bambino che durante la guerra non aveva avuto alcun ruolo.
Invece, le fotografie che Krunoslav Fehir ha mostrato ai giornalisti insieme alla tessera ufficiale da militare con la firma di Glavas, ma anche le testimonianze di altri testimoni che durante l’indagine hanno sostenuto il suo racconto, insieme ad alcune prove materiali, hanno confermato la versione di quanto Fehir ha detto. La storia di Fehir è raccapricciante. Nella sua dichiarazione, che ha ripetuto anche davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale distrettuale di Zagabria, afferma come i civili serbi venivano condotti nei garage situati nelle immediate vicinanze del comando di guerra di Glavas, per ordine dello stesso Glavas. Là venivano interrogati, maltrattati e torturati. Fehir ha descritto in modo dettagliato un episodio avvenuto il 31 agosto del 1991, quando in un garage sono stati portati due civili. Incaricato di fare la guardia, Fehir ha visto cosa è successo ai due: picchiati e torturati, erano poi stati costretti a bere l’acido degli accumulatori che si trovavano nel garage.
Sfinito dal dolore, uno dei due prigionieri nel garage, Cedomir Vuckovic, era riuscito in qualche modo a rompere la porta e a trovare la via di fuga, ma appena aveva aperto la porta, eseguendo gli ordini impartitigli da Glavas, Fehir aveva sparato. Vuckovic è caduto, ma l’autopsia ha mostrato che la causa della morte non erano le ferite da sparo, ma l’avvelenamento per l’acido ingoiato. Questo dettaglio è molto importante per l’indagine, non solo perché conferma la storia di Fehir, ma anche perché rivelerà le menzogne che, dopo l’accaduto, Glavas aveva cercato di piazzare.
Continuando la storia di ciò che quella sera accadde nei garage nelle immediate vicinanze dell’ufficio di Glavas, Fehir racconta che, dopo la sparatoria, dal suo ufficio uscì subito di corsa Glavas e gli chiese dove fosse l’altra persona che era chiusa nel garage. Quando gli dissero che si trovava ancora là, disse: "Uccidete subito anche quell’altro". Questa persona si chiamava Djordje Petkovic e dopo quel momento si è persa qualsiasi traccia sul suo conto. Sua figlia Svetlana, che ancora oggi vive a Osijek, non ha mai saputo che fine abbia fatto suo padre.
Alcuni giorni dopo l’accaduto, lo "Slobodni tjednik" di Zagabria, il giornale che era noto per divulgare l’odio e perché chiamava tutti i serbi con il nome di cetnici, rese nota l’informazione che aveva divulgato lo stesso Glavas. Affermò che quella sera qualcuno aveva cercato di fargli un attentato e che l’attentatore era stato ucciso. Ma i giornali commisero un grosso []e. Nonostante per tutto il tempo avessero detto che l’attentatore era Djordje Petkovic, pubblicarono la foto di Vuckovic morto. Vuckovic aveva quasi sessant’anni, era corpulento ed indossava una camicia bianca con le maniche corte. Una persona del tutto atipica come attentatore che, per essersi potuto avvicinare all’ufficio di Glavas, aveva dovuto saltare un recinto alto due metri e mezzo e superare il posto di guardia.
Adesso Glavas afferma che Vuckovic aveva cercato veramente di fargli un attentato, e che di Petkovic (che all’epoca i giornali avevano segnato come attentatore) non aveva mai sentito parlare. Ai procuratori dovrà poi spiegare da dove proviene l’acido degli accumulatori trovato nel corpo di Vuckovic, che è stato la causa della sua morte.
Adesso è del tutto certo che presto inizierà il processo a Glavas, mentre lui cerca di spostare tutto il caso sul terreno politico, affermando che si tratta di un processo politico montato e che il suo ex partito sta cercando di vendicarsi. E non solo questo. Glavas cerca di coinvolgere nei crimini di guerra anche il presidente del parlamento, Vladimir Seks, affermando che lui durante la guerra era un suo subordinato, e che Seks sapeva tutto di quello che succedeva a Osijek. Seks era davvero a Osijek alla fine dell’estate e all’inizio dell’autunno del 1991 (poco più di un mese) ed è stato il comandante dell’ex nucleo di crisi, organo che si occupava del funzionamento del potere civile e del coordinamento con le unità militari nel territorio teatro di guerra. Ma nessuno dei testimoni dell’indagine lo collega con i crimini che sono avvenuti.
Glavas minaccia di dire tutto quello che sa su quel periodo, dicendo che lo farà durante la seduta del Parlamento durante la quale gli toglieranno l’immunità. Dice che non solo l’opinione pubblica, ma anche le istituzioni internazionali rimarranno sorprese di quello che dirà.
Un’occasione importante attende ora la Croazia, per fare i conti con il recente passato, dando ragione a quanti sostenevano che non è ancora stato detto tutto sui crimini di guerra commessi dai croati durante la guerra patriottica.