Glavaš condannato, libero Glavaš
La scandalosa fuga in Bosnia Erzegovina di Branimir Glavaš, condannato dal tribunale di Zagabria per crimini commessi contro i serbi di Croazia, accende il dibattito politico nel paese a pochi giorni dalle elezioni amministrative. La cronaca del nostro corrispondente
Branimir Glavaš è il primo importante uomo politico in Croazia ad essere condannato per crimini di guerra. Il Tribunale della contea di Zagabria lo ha condannato a 10 anni di prigione per i crimini commessi contro i civili serbi a Osijek tra il 1991 e il 1992.
Anche se con questa condanna la giustizia croata ha dimostrato di essere pronta ad affrontare seriamente anche i casi più complessi e sensibili dal punto di vista politico, il verdetto ha scosso profondamente il governo del premier Ivo Sanader.
A differenza della magistratura, che nel processare Glavaš si è attenuta alla legge, la politica ha calpestato questo valore, permettendo a Glavaš di fuggire dalla Croazia dopo la pronuncia del verdetto. Lo scorso venerdì Glavaš non si è presentato al tribunale di Zagabria per la sentenza. Mentre il giudice Željko Horvatović leggeva la condanna, Glavaš era già fuggito in Bosnia Erzegovina.
Sfruttando l’immunità di cui gode in qualità di parlamentare, il condannato ha attraversato il confine senza problemi. Secondo l’opinione degli esperti di diritto, nonostante la condanna a 10 anni di prigione non era possibile incarcerarlo fintanto che il Parlamento croato non gli avesse tolto l’immunità. A questo proposito il Parlamento ha deliberato solamente lunedì 11 maggio, quindi, dal punto di vista formale, fino a quel momento Glavaš era un uomo libero e non lo si poteva considerare un latitante.
Nei filmati che i suoi avvocati hanno fornito ai giornalisti dopo la lettura della sentenza, il deputato ora condannato come criminale di guerra fa sapere al premier Sanader che non gli permetterà di farsi rinchiudere in cella per la terza volta. Alla fine del suo discorso di cinque minuti, Glavaš dichiara al premier Sanader, che definisce come il più grande mafioso non solo della Croazia ma dell’Europa centrale, che non gli dirà "addio" ma "arrivederci".
Il politico è così fuggito in Erzegovina, fuori dalla legislazione territoriale della Croazia dato che, oltre alla cittadinanza croata, Glavaš ha anche quella della Bosnia Erzegovina. Poiché quest’ultima non consegna i propri cittadini ad altri stati, e con la Croazia non esiste alcun accordo che le permetta di farlo, Glavaš potrà restare lì senza problemi.
La sua fuga in Bosnia Erzegovina grazie all’immunità parlamentare ha portato nuovamente al centro dell’attenzione l’interpretazione elastica che viene fatta di questo tipo di tutela politica. Il fatto che il verdetto sia stato pronunciato 10 giorni prima delle elezioni amministrative ha fatto sì che la fuga di Glavaš e i continui attacchi rivolti al premier Sanader diventassero parte integrante della campagna elettorale. Il partito di Glavaš, l’HDSSB (Unione Democratica Croata della Slavonia e Baranja), rappresentato in parlamento da tre deputati, si è scagliato contro Sanader e il suo partito HDZ (Unione Democratica Croata), dichiarandogli letteralmente "guerra fino all’ultimo". I vertici del partito del latitante accusano Sanader di nascondersi dietro al procedimento contro Glavaš, che secondo loro sarebbe innocente e vittima di un processo montato ad arte dalla politica.
Da quando nel 2005 sono state avviate le indagini su di Glavaš, a seguito delle rivelazioni al settimanale Feral Tribune di un soldato dell’unità comandata al tempo dallo stesso Glavaš, Krunoslav Fehir, che ha descritto dettagliatamente i crimini avvenuti nel garage vicino all’ufficio dell’ex comandante, quest’ultimo ha sempre ripetuto che si trattava di un processo montato ad arte dalla politica. Alcuni mesi prima Glavaš era stato allontanato dall’HDZ, il partito guidato dall’attuale premier Ivo Sanader. Da allora, senza la protezione del forte partito in cui aveva operato attivamente, Glavaš si è trovato da solo ed esposto agli eventuali attacchi.
Il giudice Horvatović ha rigettato decisamente le affermazioni di Glavaš a proposito di un processo costruito dalla politica: "Se si fosse trattato di un processo montato, il procedimento non sarebbe durato un anno e mezzo e non avremmo chiamato oltre 120 testimoni. I processi politici sono veloci e si concludono in breve tempo".
Anche se non si è trattato di un processo politico, questo caso ha coinvolto fortemente la politica croata. I forti legami stretti da Glavaš gli hanno permesso di uscire in libertà due volte dopo essere stato incarcerato nel corso dell’inchiesta. La prima volta è stato rilasciato in seguito ad uno sciopero della fame per cui i medici lo avevano ritenuto in pericolo di vita. Il giudice istruttore aveva allora bloccato il procedimento. Una volta ristabilitosi, Glavaš sarebbe dovuto tornare in prigione. Nel frattempo, però, era stato eletto al parlamento croato, che non gli ha tolto l’immunità, per cui Glavaš è uscito e si è difeso da uomo libero.
Glavaš, insieme ad altri sei imputati, è stato accusato di crimini che i media hanno definito con le parole "garage" e "nastro adesivo". I primi fatti sono avvenuti nel 1991 nelle dirette vicinanze dell’ufficio militare di Glavaš, nel garage dove sono stati condotti, interrogati e torturati dei civili. Due di loro, Čedomir Vučković e Đorđe Petković, sono stati costretti a bere acido solforico. Per questo fatto Glavaš è stato condannato per responsabilità di comando a cinque anni di carcere.
Per il caso "nastro adesivo", l’assassinio di civili serbi sulle sponde della Drava, prima interrogati, poi torturati nella cantina di una casa del centro di Osijek, infine legati col nastro adesivo e uccisi con un colpo alla nuca, Glavaš è stato condannato a otto anni, sempre per responsabilità di comando. Il giudice ha unito i due casi in un’unica sentenza a dieci anni di prigione. Gli altri cinque imputati processati con lui hanno preso 30 anni di prigione. Per il sesto accusato, a causa di problemi di salute, è in corso un processo separato.
Il giudice ha motivato tale condanna spiegando che Glavaš e gli altri accusati sono colpevoli della morte di una persona per il caso "garage" e di altre sei persone per il caso "nastro adesivo".
"Questa sentenza ha cambiato il modo di guardare ai crimini di guerra. Oggi perfino coloro che sostengono che il Tribunale dell’Aja e i tribunali locali sono contro i croati, riconoscono che a Osijek sono stati commessi dei crimini di guerra contro i serbi. Questo è importante, perché fino a qualche anno fa si diceva che niente di tutto ciò fosse accaduto", ha affermato Zoran Pusić, che ha seguito l’intero processo per conto dell’organizzazione non governativa Comitato cittadino per i diritti umani.
Il fatto che Glavaš, nonostante la pesante condanna, sia fuggito in Erzegovina grazie all’immunità parlamentare che gli permette di stare in libertà, pone tuttavia dei seri interrogativi sull’interpretazione di questo tipo di tutela politica. Gli stessi interrogativi riguardano la questione della doppia cittadinanza, che molti criminali e assassini utilizzano per fuggire da uno stato e riparare in un altro.
Milorad Pupovac, rappresentante del parlamento croato e leader della comunità serba di Croazia, si è espresso chiaramente a riguardo: "Qui nel caso Glavaš per crimini di guerra non si tratta di furto di galline e nemmeno di traffici e saccheggi, ma di un qualcosa per cui nessuno può essere protetto, nemmeno dall’immunità parlamentare. Nessuno può godere dell’immunità per un tale crimine e per una tale responsabilità."
Marija Lovrić, moglie di Branko Lovrić, vittima dell’azione "nastro adesivo" il cui corpo non è mai stato trovato, ha seguito con ansia tutto il processo. Per tutto il periodo del dibattito la voce delle famiglie delle vittime è stata completamente ignorata, a causa della spettacolarità ricercata da Glavaš. "Sono contenta che i criminali siano stati giudicati. Sarei stata soddisfatta se fossero stati condannati anche ad un solo giorno di carcere, perché l’importante per me e i miei figli è sapere chi è colpevole per la morte di mio marito e loro padre".
Ultim’ora: Branimir Glavaš è stato arrestato questa mattina dalla polizia bosniaca. Le circostanze e il luogo dell’arresto non sono ancora stati resi noti ma la notizia è stata confermata in tarda mattinata dall’avvocato di Glavaš, Nikica Gržić