Giovani e lavoro: i paradossi della Romania
Nel panorama europeo la Romania ha tra i più bassi tassi di disoccupazione generale e tra i più alti di quella giovanile. Ed è una tendenza che non migliora
La Romania non è un paese per i giovani. Lo dicono le statistiche secondo le quali centinaia di migliaia di giovani (tra 15 e 24 anni) non hanno un lavoro. L’indice della disoccupazione giovanile è infatti tra i più alti dell’UE, attestandosi al 22,9%. Paradossalmente, come segnala l’Istituto Nazionale di Statistica, il tasso di disoccupazione generale è stato del 5,4% a novembre, uno dei più bassi a livello europeo.
Tra le cause della disoccupazione giovanile gli stipendi bassi. Secondo un sondaggio (realizzato a gennaio) dalla più grande piattaforma di reclutamento online, eJobs, i giovani tra 18 e 25 anni considerano che lo stipendio corretto per loro dovrebbe essere tra i 3000 e i 7000 lei (600-1400 euro). Per la stragrande maggioranza dei partecipanti al sondaggio (86,2%) il più importante criterio per accettare un posto di lavoro riguarda infatti proprio lo stipendio.
Rispetto ad altre categorie di età, la generazione “Z” è poi interessata a svolgere il lavoro da casa (34,6%) mentre il 51,8% vorrebbe lavorare in modalità ibrida con la possibilità di decidere su quanti giorni presentarsi in ufficio. “I giovani non risultano, invece, molto legati al profilo delle aziende e non danno molta importanza se il datore di lavoro è una start up oppure è una multinazionale”, spiega alla la stampa di Bucarest Raluca Dumitra, a capo del marketing di eJobs.
Nell’Ue sono alcuni paesi dell’est a raggiungere la più elevata integrazione dei giovani nel mercato del lavoro. I più bassi indici di disoccupazione giovanile si registrano infatti in tre regioni della Repubblica Ceca e in tre dell’Ungheria (sotto il 4%). Le dinamiche in Romania sono molto diverse: ad eccezione del suo nord-ovest, con circa il 7% di disoccupazione giovanile, la situazione dei giovani rispetto al lavoro resta preoccupante. Inoltre lo sviluppo economico disomogeneo implica che la disoccupazione giovanile vari notevolmente da una regione ad altra. La situazione più preoccupante si verifica nella regione dell’Oltenia, sud-ovest del paese, dove l’indice medio di disoccupazione giovanile è del 21,6%, il più alto a livello nazionale.
Tra i primi posti nell’UE per abbandono scolastico
Secondo Eurostat in Romania l’abbandono scolastico è aumentato nel 2021 di tre punti percentuali rispetto all’anno precedente.
Dal 2011, quando la Romania ha varato l’attuale legge sull’istruzione, si stima che circa 450.000 bambini abbiano abbandonato lo studio prima di finire la scuola media. Le autorità romene non sono mai riuscite ad abbassare la soglia del 10% dell’abbandono scolastico (nonostante si fossero impegnate a farlo entro il 2020).
Più del 15% dei giovani della Romania di età tra i 18 e 24 anni non ha completato la terza media. In altre parole, su una classe di 25 bambini, 4 di loro hanno abbandonato molto precocemente la scuola.
È in questo contesto da inserire il dato anche sui Neet, i giovani tra i 15 e 19 anni che non studiano e non lavorano. Secondo i più recenti dati Eurostat la media UE dei giovani che non studiano e non lavorano è del 6,8% tra i 15 e i 19 anni: in Italia è del 13,2% – la peggiore a livello europeo – segue a stretto giro proprio la Romania con il 12,1% e al terzo posto vi è Malta con il 10,0%.
L’abbandono scolastico ha implicazioni significative sulla vita dei giovani e sul futuro del paese e si traduce in una ridotta capacità di trovare lavoro e salari più bassi. Inoltre i giovani che abbandonano la scuola spesso hanno una maggiore probabilità di vivere in povertà, di avere problemi di salute mentale e di avere una minore partecipazione civica. La Romania si trova tra i primi tre paesi dell’UE che perdono popolazione in età attiva: tra le cause vi sono il basso indice di natalità, l’invecchiamento della popolazione e non per l’ultima la migrazione all’estero dove il lavoro viene meglio pagato.
Le politiche europee
Nella nuova programmazione per le politiche di coesione UE 2021-2027 ben €7.3 miliardi di euro dell’European Social Fund Plus (ESF+) saranno dedicati a progetti che migliorino l’accesso al lavoro, in particolare per i giovani, l’educazione di qualità ed inclusiva, e la formazione professionale. Risorse ingenti che fanno seguito ad iniziative anche degli anni precedenti come ad esempio, tra le molte, la Youth Employment Initiative, lanciata per fornire sostegno ai giovani che vivono nelle regioni in cui il tasso di disoccupazione era superiore al 25%.
A fronte di risorse europee ingenti la Romania – come del resto molti altri paesi europei – è stata in grado di utilizzare una parte ridotta. Nel 2019 il paese occupava l’ultimo posto per l’utilizzo dei fondi europei destinati a ridurre la disoccupazione giovanile, secondo quanto sottolineato anche di recente dall’ex europarlamentare romena, nonché ex commissaria europea Corina Crețu.
Inoltre in Romania vi è grande eterogeneità regionale per quanto riguarda la capacità di spendere i fondi messi a disposizione. Alcune regioni sono riuscite a investire almeno la metà dei fondi a disposizione, altre non sono riuscite a spendere nemmeno il 10% del totale.
Riduzione della disoccupazione
Secondo un’analisi del sito www.cursdeguvernare.ro nell’ultimo decennio la Romania è riuscita a ridurre la disoccupazione giovanile di 2,3 punti percentuali, tra le peggiori performance nell’UE. Hanno fatto “peggio” Paesi Bassi (-2 punti percentuali), Germania (-1,4 punti percentuali) e Lussemburgo (-1 punti percentuali) ma partendo da una disoccupazione giovanile molto inferiore: di fatto sono dati che dimostrano politiche più efficaci.
Due paesi hanno registrato aumenti: Svezia (+0,1 punti percentuali) e Austria (+0,8 punti percentuali). A livello europeo, il tasso di disoccupazione giovanile è diminuito di 6 punti percentuali nell’ultimo decennio. Un’altra particolarità del mercato del lavoro in Romania è l’altissimo rapporto tra il tasso di disoccupazione giovanile e il tasso di disoccupazione generale, pari a 2,3, il secondo livello più alto dell’UE, dopo quello del Portogallo, pari a 2,4.
Crescita economica, ma non per tutti
La Romania è tra i paesi europei con la più alta crescita economica dell’UE. La Commissione europea stima una crescita intorno al 3% per l’anno in corso e anche per il prossimo, il che significa posizionarsi al terzo posto nella classifica dei 27 membri UE. Ma la crescita economica della Romania – in questa situazione – rischia di incidere poco sulle prospettive dei giovani romeni: un quarto di loro rischia anche nei prossimi anni di rimanere disoccupato.
Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto "Work4Future" cofinanziato dall’Unione europea (UE). L’Ue non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto. La responsabilità sui contenuti è unicamente di OBC Transeuropa. Vai ai materiali "Work4Future"