Giornalismo in Grecia: la sconcertante eredità di George Tragkas
George Tragkas era un giornalista di spicco, scomparso nel dicembre 2021. La scoperta post mortem della rilevanza economica della sua eredità ha però scatenato forti polemiche sul ruolo e il potere dei giornalisti nel paese
Rumoroso, euro-scettico, con opinioni ultra-patriottiche, George Tragkas era considerato una delle voci populiste più influenti in Grecia. L’esperto giornalista inveiva regolarmente contro potenti e istituzioni, che spesso accusava di cospirazioni volte a minare il futuro del paese e della sua gente.
Durante la famigerata "era dei memorandum sul prestito" e la crisi finanziaria che ha sconvolto la Grecia, Tragkas ha sostenuto fortemente il ritorno alla dracma. I suoi attacchi verbali all’allora cancelliera Angela Merkel sulle politiche finanziarie dell’Europa gli erano valsi una multa di 25mila euro, comminata dal Consiglio nazionale per la radio e la televisione della Grecia, ma anche una copertina sulla rivista tedesca Bild come il volto del "clima anti-tedesco in Grecia".
Durante la pandemia era poi diventato un convinto no-vax, sostenendo che il virus non esisteva. Tragkas è morto a dicembre 2021 a causa di complicazioni legate al Covid-19.
Un’eredità scomoda
Pochi mesi dopo la sua morte, i media locali hanno riferito dell’avventuroso recupero di un testamento manoscritto di quindici pagine che rivela beni strabilianti: depositi in varie banche per milioni di euro, lingotti d’oro e immobili del valore di molti milioni in Grecia, Europa e Stati uniti.
Le immagini delle lussuose proprietà di Tragkas a Monte Carlo, Nizza e Manhattan smentiscono la sua immagine pubblica di "Robin Hood" del giornalismo greco. L’annuncio del sequestro del patrimonio da parte delle autorità greche è stato il colpo di grazia.
Come emerso successivamente, tre mesi prima della morte di Tragkas era stata avviata un’indagine – in seguito ad una denuncia anonima – ma anche alla constatazione di una serie di operazioni incompatibili con i redditi dichiarati dal giornalista. Un rapporto di sessanta pagine pubblicato dall’Autorità Antiriciclaggio ha concluso che i beni del giornalista potrebbero essere il prodotto di attività illecite.
Alla luce di questi sviluppi, alcuni giornalisti locali hanno iniziato a ritrarre il giornalista – un tempo rispettato – come un ricattatore, temuto da molti a causa delle informazioni a cui aveva accesso.
Tra luci ed ombre
Sebbene avesse iniziato la sua carriera come editorialista sportivo ad Atene, Tragkas aveva acquisito notorietà nel 1988 seguendo le condizioni di salute dell’ex primo ministro Andreas Papandreou, ricoverato in ospedale a Londra.
I commenti sarcastici di Tragkas sulla nuova e molto giovane compagna di Papandreou, l’hostess Dimitra Liani, lo avevano portato ad essere attaccato e citato in giudizio da persone dell’entourage del premier. Negli anni successivi a questo episodio, Tragkas si era coltivato un’immagine di schietto eroe popolare, pronto a denunciare gli scandali e la corruzione di altre persone.
Tragkas aveva gradualmente acquisito un potere e un’influenza immensi. Dall’essere caporedattore di vari giornali era passato alla creazione di una propria stazione radio e sito Internet, pubblicando la propria rivista personale e persino fondando il partito politico di destra Popolo Libero.
Nel 2008, la pubblicazione di un elenco contenente gli importi di denaro spesi dal governo per scopi pubblicitari su diversi media ha mostrato che il giornale di Tragkas era stato il maggior destinatario di fondi pubblici, nonostante la modesta tiratura e scarso impatto. A questo segno di favoritismo erano seguiti altri episodi simili.
Il nome di Tragkas compariva nella famigerata lista Lagarde diffusa dal giornalista Kostas Vaxevanis nella sua rivista investigativa Hot Doc. L’elenco conteneva i nomi di oltre duemila potenziali trasgressori fiscali provenienti dalla Grecia con conti non dichiarati presso la filiale di Ginevra della banca svizzera HSBC.
Elenchi simili, presumibilmente forniti dall’ex ministro delle Finanze francese Christine Lagarde ad altri paesi europei per aiutarli a contrastare l’evasione fiscale, avevano innescato ovunque immediate indagini con risultati tangibili.
Non in Grecia: l’elenco era stato trattato come un dato rubato e tenuto segreto per due anni; l’ex ministro delle Finanze George Papakonstantinou era stato persino accusato di deliberata inazione. A pagare era stato invece Vaxevanis, in quello che è diventato uno dei casi più iconici di censura della stampa in Grecia.
Giornalismo e stereotipi
L’indagine in corso dovrà far luce non solo sull’ovvia questione di come il giornalista fosse arrivato a possedere milioni di euro, ma anche sulle circostanze che gli hanno conferito un potere così immenso, consentendogli di ricattare persone, manipolare le istituzioni e ingannare l’opinione pubblica.
Il caso di Tragkas incarna molti degli stereotipi negativi che la società greca associa ai giornalisti e ne consolida ulteriormente la sfiducia nei media. Un’indagine post mortem per corruzione significa che, indipendentemente dall’esito, rimarrà impunito.
Nonostante tutto, è indispensabile andare a fondo della questione se si vuole ricostruire la fiducia nell’istituzione e nella pratica del giornalismo.