Di Thomas de Waal, IWPR , 23-Feb-06 Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Maddalena Parolin
"Il possibile precedente di un riconoscimento internazionale del Kosovo rafforza le richieste dell’Abkhazia di indipendenza dalla Georgia", lo ha affermato il leader della regione separatista in una intervista ad IWPR.
Sergej Bagapsh, presidente di fatto dell’Abkhazia, ha sostenuto recentemente che la Repubblica da lui guidata avrebbe maggiori motivazioni storiche per chiedere una piena indipendenza rispetto a quella che ha il Kosovo, il cui status è attualmente in negoziazione nei colloqui promossi dall’ONU incominciati il mese scorso e che secondo la maggior parte degi osservatori potrebbero portare il Kosovo a divenire indipendente.
Bagapsh ha affermato: "Se la questione del Kosovo viene risolta in favore dell’indipendenza e non così la questione dell’Abkhazia, si tratta semplicemente di una politica di doppi standard".
Parlando a IWPR dal suo ufficio presidenziale, Bagapsh continua argomentando che l’Abkhazia è divenuta parte della Georgia solo a causa di macchinazioni dell’epoca sovietica, avendo avuto uno status diverso fino al 1931.
"Il Kosovo non è mai stato indipendente – ha affermato – noi eravamo uno stato! Eravamo una delle repubbliche dell’Unione Sovietica, proprio come la Georgia, e se per la comunità mondiale la decisione di Stalin e di Berija che ha fatto diventare l’Abkhazia parte della Georgia ha un’importanza maggiore delle aspirazioni della gente che vive in Abkhazia, allora mi congratulo con loro".
Alla domanda su che cosa significherebbe la prospettiva di colloqui sull’indipendenza per le centinaia di migliaia di georgiani che hanno lasciato l’Abkhazia o che sono stati espulsi in seguito al conflitto del 1992-1993, Bagapsh ha detto che si potrà permettere loro di ritornare una volta che la repubblica avrà ottenuto l’indipendenza. Ha aggiunto che l’Abkhazia a questo proposito otterrebbe risultati migliori del Kosovo, dato che a decine di migliaia di georgiani è stato consentito di tornare nel distretto meridionale di Gali.
Bengapsh, in passato ministro dell’Energia molto abile a raccogliere attorno alle sue posizioni il consenso, è divenuto presidente dopo elezioni aspramente contestate tenutesi alla fine del 2004. Parlando a conclusione del suo primo anno di mandato si dice fiducioso ed afferma di essere riuscito a stabilizzare le divisioni politiche interne e, dopo alcuni problemi iniziali con Mosca, di aver anche stabilito delle buone relazioni operative con la leadership russa.
La posizione ufficiale dell’Abkhazia è stata appoggiata dal presidente russo Vladimir Putin, che ha collegato esplicitamente la questione del Kosovo con quella dei territori separatisti dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud.
Sottolineando in particolare le enormi ripercussioni che potrebbe avere in campo internazionale una decisione sull’indipendenza del Kosovo, Putin ha detto il 31 gennaio in una conferenza stampa: "Se qualcuno pensa che al Kosovo dovrebbe essere garantita una piena indipendenza come stato, allora perché dovremmo negarla all’Abkhazia e all’Ossezia del Sud? Non sto parlando di come la Russia agirà. Sappiamo che per esempio la Turchia ha riconosciuto la Repubblica di Cipro Nord. Non voglio dire che la Russia riconoscerà immediatamente l’Abkhazia o l’Ossezia del Sud come stati sovrani indipendenti, ma che esistono precedenti di questo tipo nella prassi internazionale".
Che questo non sia solamente una questione di parole è stato illustrato dalla dura posizione russa adottata nell’elaborare una risoluzione delle Nazioni Unite a New York lo stesso giorno in cui Putin ha rilasciato le dichiarazioni sopracitate.
Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU a New York è riuscito solamente ad adottare una risoluzione tecnica per prolungare la missione di monitoraggio del conflitto in Abkhazia (UNOMIG) dopo che la Russia aveva rifiutato di permettere di menzionare specificamente nel testo il cosiddetto "Boden Document" (dal nome dell’inviato ONU per il conflitto Dieter Boden), un documento nel quale si afferma l’integrità territoriale della Georgia, che è fortemente rifiutata da parte abkhaza.
Di conseguenza, il mandato della missione UNOMIG è stato esteso solamente di due mesi, fino al 31 marzo.
Due ulteriori incontri a Ginevra e a Berlino di un gruppo internazionale di contatto che si occupa di Abkhazia e di Ossezia del Sud – noti come "Gruppo di Amici del Segretariato Generale" (Germania, Francia, Federazione Russa, Gran Bretagna e Stati Uniti) hanno ulteriormente ridotto la distanza tra Mosca e i quattro paesi occidentali.
Una fonte vicina ai colloqui ha detto ad IWPR che i russi ora accettano nel testo un linguaggio che afferma esplicitament l’integrità territoriale della Georgia all’interno dei confini internazionali accettati, mentre i paesi occidentali sono pronti ad approvare un testo che offre fermo supporto alle forze di peacekeeping russe in Abkhazia.
Ma rimangono posizioni discordanti quelle di Russia e dei quattro paesi occidentali sull’Abkhazia. Si terrà un altro incontro all’ONU alla fine del mese per provare ad elaborare una nuova soluzione.
Molti politici georgiani richiedono il ritiro delle forze di pace russe dall’Abkhazia, che formalmente sono presenti sotto un mandato della Comunità degli Stati Indipendenti risalente al 1994.
Giorgy Khaindrava, ministro georgiano per la risoluzione dei conflitti, ha detto ad IWPR che la missione della CSI è fatalmente incrinata. "L’operazione di peacekeeping viola il suo stesso mandato e contraddice gli stessi principi del peacekeeping, poiché come hanno affermato più di una volta i massimi vertici della Russia, i militari russi nel territorio dell’Abkhazia stanno difendendo gli interessi dei cittadini russi" ha detto "quindi la situazione sta perdendo il carattere di interposizione".
Khaindrava ha aggiunto che i leader della Georgia starebbero lavorando ad un nuovo piano di pace per l’Abkhazia che sarebbe "più attraente" per gli abkhazi del modello del Kosovo.
Ma dal momento che il mandato delle forze di interposizione e gli osservatori dell’ONU sono fortemente collegati, è generalmente accettato che la Georgia ha le mani legate, e se un contingente è costretto ad andarsene, dovrà farlo anche l’altro.
Il leader Abkhazo Bagapsh ha detto ad IWPR che i georgiani finirebbero per perdere più di quello che guadagnerebbero se riuscissero a caccare i peacekeeper russi dall’Abkhazia.
"Spesso mi chiedono: come vi comporterete se le forze di interposizione se ne andranno?" ha detto "tranquillamente. Se i peacekeeper se ne andranno prenderemo il loro posto. Sarà difficile per noi ma prenderemo il loro posto al confine, ma se lo facciamo sarà il primo passo verso un conflitto con la Georgia."
Dov Lynch, esperto di Abkhazia all’Istituto dell’UE per gli Studi sulla Sicurezza a Parigi, ha affermato che attualmente non ci sarebbero alternative ad accordi di peacekeeping appropriati per l’Abkhazia. " In pratica, è un compromesso imperfetto che funziona, una soluzione temporanea permanente" ha detto.
* Thomas de Waal è redattore e responsabile del Caucaso per IWPR. Ha contribuito Margarita Akhvlediani, redattrice di IWPR da Tbilisi.