Georgia-Russia, dieci mesi dopo

International Crisis Group nel suo recente report su Russia e Georgia, denuncia che la situazione in Ossezia del Sud e in Abkhazia rimane preoccupante e potrebbero nuovamente scaturire aperte ostilità

03/07/2009, Giuseppe Lauricella -

Georgia-Russia-dieci-mesi-dopo

Georgia, alloggi per profughi - Foto di Paolo Bergamaschi

Da  International Crisis Group
Traduzione per Osservatorio Balcani Caucaso: Carlo Dall’Asta

Dieci mesi dopo la "guerra di agosto" tra Georgia e Russia, violenti incidenti e la mancanza di un efficace regime di sicurezza all’interno e nelle vicinanze delle zone di conflitto dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia creano una pericolosa atmosfera da cui potrebbero nuovamente scaturire aperte ostilità.

La Russia non ha ottemperato agli aspetti chiave degli accordi per il cessate il fuoco che il presidente Medvedev aveva raggiunto nell’agosto/settembre 2008 insieme al presidente francese Sarkozy, che ricopriva allora il ruolo di presidente di turno dell’UE. Il veto posto dalla Russia al Consiglio di sicurezza il 15 giugno all’estensione del mandato della missione degli osservatori ONU in Georgia e Abkhazia, missione che opera da 16 anni, e la sua apparente intenzione di richiedere la rimozione della missione dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) entro la fine del mese, sono duri colpi inferti alla sicurezza regionale che alimenteranno ulteriormente le tensioni. Si sta smantellando così sul campo la maggior parte degli apparati preposti alla risoluzione del conflitto. Mosca dovrebbe rivedere le sue controproducenti posizioni e lavorare per un ragionevole compromesso che permetta agli osservatori dell’ONU e dell’OSCE di continuare il loro importante lavoro.

La Russia sostiene che sta garantendo la sicurezza, su richiesta dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia, che non hanno fiducia negli osservatori internazionali. Ma ha l’obbligo legale di fare di più per la sicurezza e l’incolumità delle popolazioni locali, senza distinzione di appartenenza etnica, e di prevenire gli abusi sui diritti umani in aree che sono di fatto sotto il suo controllo. Soprattutto essa dovrebbe aumentare i suoi sforzi per permettere il ritorno delle persone sfollate (IDP), specialmente delle circa 25.000 persone di etnia georgiana che non hanno potuto far ritorno alle proprie case in Ossezia del Sud.

Tutte le parti nel conflitto – georgiani, russi e osseti del Sud – hanno commesso abusi durante la guerra, ma le azioni delle milizie ossete, che hanno sistematicamente saccheggiato, incendiato e in alcuni casi raso al suolo la maggior parte dei villaggi di etnia georgiana, sono state particolarmente gravi. L’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (PACE) ha definito questi abusi "pulizia etnica". Human Rights Watch ha citato ampie prove che permettono di etichettarli come "crimini contro l’umanità" e "crimini di guerra". La PACE ha anche notato "il fallimento della Russia e delle autorità de facto nel porre fine a queste pratiche e nel consegnarne i perpetratori alla giustizia". Sicuramente le truppe russe in gran parte non si sono mosse, non volendo o non potendo compiere i propri doveri di sicurezza.

Dall’agosto 2008, di fronte a critiche internazionali relativamente modeste, la Russia ha consolidato le sue posizioni in Abkhazia e in Sud Ossezia. Non è tornata ai livelli di presenza militare e agli insediamenti del periodo prebellico, come richiesto nel piano di sei punti del 12 agosto, e nell’aprile 2009 ha inviato truppe aggiuntive in Sud Ossezia e in Abkhazia. In violazione dell’accordo siglato con l’UE il 7 e 8 settembre, ha impedito all’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) di continuare come prima della guerra le sue attività in Ossezia del Sud, che includono il monitoraggio e l’implementazione di un programma di riabilitazione e ricostruzione. La Russia giustifica le sue posizioni dicendo che prevalgono le "nuove realtà", dato che essa ha riconosciuto le dichiarazioni d’indipendenza di agosto di Ossezia del Sud e Abkhazia e ha concluso con esse accordi di sicurezza bilaterale.

La Russia ha ora fatto due ulteriori passi, non solo ponendo il veto alla missione dell’ONU che aveva lavorato in Abkhazia ma anche bloccando un nuovo mandato per la missione OSCE in Georgia che operava in Ossezia del Sud. Benché nessuno degli altri 56 Stati membri dell’OSCE la supportino in quest’ultimo passo, la quarta missione dell’OSCE in ordine di grandezza è sul punto di chiudere il 30 giugno, perché un’estensione del mandato richiede l’unanimità.

Diverse tornate di discussioni, sponsorizzate da ONU, UE e OSCE e incentrate sulla sicurezza e sugli aspetti umanitari, si sono tenute a Ginevra tra rappresentanti delle quattro parti, ma senza risultati tangibili. L’eccessiva presenza di truppe e la mancanza di un regime di sicurezza hanno reso impossibile, sentirsi abbastanza sicure da far ritorno alle proprie case perfino per quelle IDP che vivevano nelle ex "zone cuscinetto" russe in Georgia. L’ondata di IDP del 2008 ha posto di fronte a una seria sfida le autorità georgiane che già stavano adoperandosi per le almeno 200.000 IDP dei conflitti in Abkhazia e Ossezia del Sud dei primi anni ’90. In seguito agli eventi di agosto, il governo costruì velocemente degli alloggi semi-permanenti per le nuove IDP. Ora esso deve sviluppare un approccio più globale, per integrare le vecchie e le nuove IDP nel più vasto tessuto sociale ed economico del Paese.

In agosto 2008 l’International Crisis Group aveva raccomandato una serie di passi per risolvere il conflitto. Molte di queste raccomandazioni restano insoddisfatte ma ancora valide. Per stabilizzare la situazione della sicurezza, diminuire le possibilità di nuove gravi ostilità e migliorare la situazione umanitaria, la Russia dovrebbe:

re-impegnarsi pienamente nelle discussioni all’interno del Consiglio di sicurezza, così da superare il suo veto del 15 giugno e giungere ad un accordo su un efficace regime di sicurezza e su un meccanismo di implementazione che faciliti la continuazione del ruolo dell’ONU in Georgia;
ottemperare completamente agli accordi per il cessate il fuoco, in particolare ritirandosi dalle aree che le sue truppe non occupavano prima del 7 agosto 2008 (il distretto di Akhalgori in Ossezia del Sud, il villaggio di Perevi sul lato georgiano del confine amministrativo con l’Ossezia del Sud e la regione del Kodori Gorge in Abkhazia);
consentire alla Missione di monitoraggio dell’UE (EUMM) e alle agenzie internazionali, compresa l’ONU, un accesso libero e incondizionato all’Ossezia del Sud per monitorare la sicurezza e fornire assistenza umanitaria;
esortare le autorità de facto dell’Ossezia del Sud ad annunciare che alle IDP georgiane sarà permesso immediatamente di ritornare e impegnarsi a reperire fondi per la ricostruzione dei villaggi distrutti e delle altre aree dell’Ossezia del Sud danneggiate durante la guerra;
partecipare costruttivamente ai colloqui di Ginevra; e
accettare la proposta della presidenza greca nella quale non si fa riferimento allo status e di un supporto alla continuazione della missione OSCE.

Il governo georgiano e le autorità de facto in Ossezia del Sud e Abkhazia dovrebbero:

concordare su misure congiunte, inclusa la possibilità di accesso ad ogni area per le missioni internazionali di monitoraggio, per prevenire gli incidenti e le violazioni dei diritti umani nelle zone di conflitto e facilitare un ritorno volontario, sicuro e dignitoso delle IDP;
implementare una strategia globale di integrazione per aumentare le capacità delle IDP di partecipare pienamente alla vita politica, sociale ed economica;
evitare retoriche belligeranti e la diffusione sui media di notizie false sulla situazione in aree di conflitto; e
accogliere i progetti umanitari e di ricostruzione sponsorizzati dai governi occidentali o dalle organizzazioni internazionali, incluse l’OSCE, l’ONU e l’UE, e modificare le leggi che potrebbero ostacolare tali opere.

L’UE, gli USA e il Consiglio di Europa e altre organizzazioni internazionali dovrebbero:

supportare le inchieste internazionali attualmente in corso sulla condotta della guerra di agosto e sulle violazioni commesse da tutte le parti;
sospendere il diritto di voto della Russia alla PACE se essa non coopera a riparare gli effetti della pulizia etnica in Ossezia del Sud, in particolare ottemperando agli impegni del 12 agosto e del 7-8 settembre;
esortare il Comitato olimpico internazionale a valutare se le Olimpiadi invernali del 2014 si possano tenere senza pericoli a Sochi, in Russia, se non è stato stabilito nella vicina Abkhazia un efficace regime di sicurezza;
esortare il Consiglio di sicurezza a mantenersi informato sulla questione, nonostante la fine della missione dell’ONU;
esortare il Segretario generale dell’ONU a continuare ad esercitare buoni uffici nominando un inviato speciale e proseguendo negli sforzi per facilitare il processo di pace;
investire la missione UE di un ruolo più ampio per affrontare la situazione sul campo; e
partecipare costruttivamente agli sforzi per risolvere immediatamente la questione sicurezza e i problemi umanitari, anche esortando le parti ad impegnarsi pienamente nei colloqui di Ginevra, come primo passo verso una più ampia risoluzione del conflitto.

Questo rapporto si è incentrato principalmente sulla situazione in Ossezia del Sud; un rapporto successivo sarà dedicato alla situazione in Abkhazia.

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