Georgia, l’opposizione in carcere

Da cinque anni l’opposizione in Georgia fa i conti con la dura repressione del governo. Fermi e arresti sono una costante: emblematica la vicenda di Nika Melia, già figura di spicco del Movimento Nazionale Unito, poi fondatore del movimento Ahali (Novità)

03/07/2025, Marilisa Lorusso -

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Nika Melia, durante le proteste del 2020, Tbilisi, Georgia - © Shutterstock

La prima linea dei partiti di opposizione in Georgia è di fatto tutta in carcere. Il 23 giugno Zurab Japaridze del partito Girchi/ Più Libertà, Mamuka Khazaradze e Badri Japaridze entrambi del partito Lelo sono stati condannati a sette o otto mesi di carcere.

Il giorno dopo è toccato a Giorgi Vashadze della Strategia Aghmashenebeli (il Costruttore). Altri due politici – Nika Melia e Nika Gvaramia, entrambi di Ahali/Novità – sono rimasti in custodia cautelare, in attesa di verdetti simili.

Su tutti pende l’accusa di non essersi presentati alla commissione di inchiesta che indaga su presunti crimini commessi durante l’amministrazione dell’ex presidente Mikheil Saakashvili, ma che riguarda poi di fatto tutto il periodo di attività delle forze prima di maggioranza e ora di opposizione.

Di questa commissione l’opposizione non riconosce la legittimità, come dell’intero parlamento uscito dalle problematiche elezioni del 2024. Non riconoscendone la legittimità, i vari leader oggi dietro le sbarre si sono rifiutati di pagare la penale per non aver collaborato con suddetta commissione. Di conseguenza la condanna.

Anche l’ex ministro della Difesa Irakli Okruashvili, attualmente in carcere, e Givi Targamadze del Movimento Nazionale Unito, ora libero su cauzione, condivideranno probabilmente un destino simile.

Melia – durante il processo – ha accumulato un secondo capo di accusa. La sua storia carceraria è un po’ la cartina tornasole degli ultimi sei anni della Georgia. Il 27 giugno è arrivata la prevedibile condanna a otto mesi di carcere.

La notte di Gavrilov e il primo arresto

Melia, è stato figura di spicco del Movimento Nazionale Unito (UNM). Ha svolto un ruolo chiave nelle proteste antigovernative del 2019, culminate in un tentativo di assalto al Parlamento georgiano e in una violenta repressione da parte delle autorità.

Melia è stato accusato di aver organizzato o partecipato a violenze di gruppo. Gli era stato imposto di pagare la cauzione, consegnare il passaporto e indossare un braccialetto elettronico di monitoraggio.

Alle elezioni parlamentari del 2020 Melia, insieme a 54 membri dell’opposizione, ha boicottato il secondo turno accusando il governo di frode elettorale. Durante una protesta il 1° novembre 2020, Melia si è tolto provocatoriamente il braccialetto, e il tribunale ha aumentato la sua cauzione.

In seguito alle dimissioni di Grigol Vashadze, Melia è stato eletto presidente dell’UNM nel dicembre 2020. Tuttavia, il suo rifiuto di pagare una cauzione ha portato alla sua custodia cautelare. L’allora primo ministro Giorgi Gakharia si è opposto all’arresto di Melia temendo la destabilizzazione politica e, incapace di ottenere il consenso del partito, si è dimesso. Il 23 febbraio 2021 le forze speciali hanno arrestato Melia durante un raid nella sede dell’UNM.

Nel maggio 2021 l’Unione Europea è intervenuta pagando una cauzione di 40mila lari georgiani (circa 12.500 euro) per Melia nell’ambito di un più ampio accordo politico mediato dall’UE, che ha portato al suo rilascio il 10 maggio.

2023: il secondo arresto

Nel 2023, la Georgia ha vissuto i prodromi di quanto sarebbe accaduto nel biennio seguente con l’introduzione di una controversa legge sugli agenti stranieri, che imponeva alle ONG e ai media che ricevevano oltre il 20% dei loro finanziamenti dall’estero di registrarsi come agenti di influenza straniera.

Diffuse proteste a Tbilisi, che si sono trasformate in violenti scontri con la polizia, e numerosi arresti. In questo periodo Nika Melia, allora presidente del UNM. ha partecipato attivamente alle proteste, incitando a manifestazioni pubbliche contro la legge.

Melia è stato fermato a seguito di un violento scontro nel distretto di Gldani a Tbilisi. L’incidente è scaturito da un precedente alterco nel Consiglio Comunale di Tbilisi che ha coinvolto Irakli Edzgveradze, membro del consiglio dell’UNM, che è stato aggredito fisicamente vicino a casa sua dopo un acceso incontro con il rappresentante di Sogno Georgiano Kote Zarnadze.

Melia, insieme ai colleghi membri dell’UNM Bacho Dolidze e Zviad Kuprava, è stato arrestato con l’accusa di disobbedienza alle forze dell’ordine.

Verso la fine del 2023, Melia ha lasciato l’UNM e ha fondato il suo partito, Ahali, diventando co-leader della Coalizione per il Cambiamento insieme ad altre figure dell’opposizione come Nika Gvaramia, Zurab Japaridze ed Elene Khoshtaria, che hanno tutti conosciuto la detenzione.

Il biennio 2024-2025 da un arresto all’altro

Nel febbraio 2025 Melia è stato di nuovo arrestato insieme all’ex sindaco di Tbilisi Gigi Ugulava durante una protesta di massa contro il partito al governo Sogno Georgiano.

La manifestazione, era parte di una più ampia ondata di disordini civili seguiti all’annuncio del primo ministro Irakli Kobakhidze del novembre 2024 sulla sospensione dei negoziati di adesione all’UE almeno fino al 2028, che ha scatenato le proteste quotidiane che perdurano tuttora, ben oltre i 200 giorni di mobilitazione consecutiva.

Melia e Ugulava sono stati arrestati a Tbilisi, mentre migliaia di manifestanti tentavano di bloccare un’autostrada. L’avvocato di Melia ha dichiarato che era stato arrestato con un’accusa amministrativa e quindi rilasciato dopo mezzanotte. Melia in seguito ha affermato di essere stato aggredito fisicamente da un alto funzionario di polizia durante la custodia.

Nel maggio 2025 Melia ha affrontato nuovamente problemi legali per essersi rifiutato di collaborare con la commissione parlamentare. Il suo rifiuto di presentarsi all’udienza o di pagare la cauzione imposta per inadempienza ha portato al un nuovo arresto il 29 maggio, un giorno prima dell’udienza prevista.

L’arresto di Melia ha suscitato polemiche per la sua natura aggressiva. È stato fermato mentre si recava a registrare un podcast. Inizialmente la polizia ha fermato la sua squadra di sicurezza per vetri oscurati e, dopo aver confermato l’identità di Melia, ha coordinato un’operazione su larga scala per arrestarlo.

Secondo Ahali e il testimone Nika Gvaramia, circa 100 agenti vestiti di nero, probabilmente del Dipartimento Centrale di Polizia Criminale, hanno partecipato all’operazione.

Il ministero dell’Interno ha citato insulti agli agenti di polizia come motivo del suo arresto, ma i leader dell’opposizione lo hanno definito un rapimento politicamente motivato. Il giorno dopo Melia è stato portato in tribunale. Il politico ha usato i social per denunciare la sua detenzione e ha spruzzato acqua contro il giudice, in un simbolico gesto di protesta.

Questo ha comportato una nuova accusa: il giudice ha ordinato la sua custodia cautelare in carcere per oltraggio alla corte e per il suo precedente rifiuto di ottemperare alle procedure legali.