Georgia, il grande rimpasto
Al potere da dieci anni a Tbilisi, il Sogno georgiano deve gestire le tensioni tra i vari potentati che rappresenta: le lotte interne sono sfociate in una lunga lista di dimissioni, rimpasti nelle istituzioni dello stato e repressione delle posizioni critiche

Georgia-il-grande-rimpasto
Sogno georgiano - © Shutterstock
Dal giugno al luglio 2025 la politica georgiana è stata scossa da profondi sviluppi, a partire dall’uscita di scena di Irakli Garibashvili, figura di spicco del Sogno Georgiano, che ha annunciato di lasciare definitivamente la vita politica.
Garibashvili, più volte Primo Ministro e figura di riferimento per le politiche puritane, securitarie e conservatrici del GD, si era già dimesso una prima volta in passato, per poi tornare alla guida del governo.
Stavolta la sua scelta di abbandonare la politica è stata accompagnata da un’ondata di cambiamenti che ha coinvolto i vertici del Ministero degli Interni, ma non solo. Lo stesso Garibashvili, di cui parte della famiglia vive in Francia, potrebbe aver scelto un profilo basso per cercare di evitare le sanzioni, per sé e per i propri familiari.
Oltre alle sanzioni, il grande rimpasto rispecchia le tensioni interne a un partito che – al potere da più di dieci anni – ha i propri piccoli feudi e potentati tutti in competizione per assicurarsi le grazie del "patron" Bidzina Ivanishvili, eminenza grigia della politica georgiana. A influenzare la ridistribuzione del potere non sono solo logiche di potere, ma anche conti economici in sospeso: presunti debiti verso il patron, appropriazioni, e un grigio mercanteggiare che ha causato un giro di teste che sono cadute. Quasi una decina di alti funzionari hanno lasciato il proprio incarico, tra cui ministri chiave, il capo del Servizio di Sicurezza dello Stato, i leader dei governi di Adjara e Abkhazia in esilio, il procuratore generale.
Alcuni hanno abbandonato del tutto il governo o la politica, mentre altri sono stati riassegnati a ruoli meno importanti. Fra le teste cadute, diversi sanzionati e persone del cerchio magico di Ivanishvili .
Agli Interni
Il ministero degli Interni ha subito un vasto rimpasto annunciato il 10 giugno, subito dopo la nomina di Geka (Gela) Geladze come nuovo ministro al posto di Vakhtang Gomelauri, colpito da sanzioni di Stati Uniti, Ucraina e Paesi Baltici per la sua responsabilità nella repressione violenta delle manifestazioni di protesta antigovernative.
La riorganizzazione ha riguardato numerosi dipartimenti e posizioni chiave della polizia. Vazha Siradze, già capo della Polizia Stradale e sotto sanzioni, è stato promosso alla guida del Dipartimento di Polizia di Tbilisi. Teimuraz Kupatadze, capo della Polizia Criminale Centrale, è stato nominato alla guida della Polizia di Sicurezza. È stato trasferito di ruolo Grigol Liluashvili, ex capo del Servizio di sicurezza dello Stato, sotto sanzione di Ucraina, Lituania e Lettonia.
Un altro passaggio significativo è stato l’allontanamento di Zviad “Khareba” Kharazishvili , controverso responsabile del Dipartimento Speciale del Ministero degli Interni, noto per il ruolo nei violenti sgomberi delle proteste pro-UE tra il 2024 e l’inizio del 2025.
Kharazishvili era stato sanzionato da Stati Uniti, Regno Unito e Paesi europei per gravi violazioni dei diritti umani. Anche Mileri Lagazauri, sanzionato a Stati Uniti, Regno Unito e Stati Baltici si è dimesso a inizio luglio da vice capo dei Servizi di Sicurezza dello Stato.
Dimissioni con pallottola
La riorganizzazione non ha riguardato solo gli organi di polizia. Nelle stesse settimane, si è dimesso anche il ministro dell’Istruzione, Aleksandre Tsuladze, sostituito dal deputato del Sogno Givi Mikanadze.
Queste dimissioni si aggiungono a quelle di diversi altri alti funzionari del partito, in un momento di turbolenza politica segnata anche dalle dimissioni di Tornike Rizhvadze, ex capo del governo della regione autonoma di Adjara.
Rizhvadze è stato trovato il 7 luglio con una ferita da arma da fuoco al torace in circostanze ancora da chiarire. Secondo le prime informazioni diffuse dal ministero degli Interni e dalla stampa filogovernativa, si tratterebbe di un tentativo di suicidio.
In un presunto biglietto rinvenuto nei suoi vestiti, Rizhvadze avrebbe negato le accuse di corruzione e di dover soldi a Ivanishvili, chiedendo protezione per la sua famiglia e dichiarando l’innocenza dei suoi collaboratori.
Le mani sul MAE
A inizio anno l’Associazione dei Giovani Avvocati Georgiani (GYLA) ha duramente criticato le modifiche introdotte dal ministero degli Affari Esteri georgiano (MAE) che peggiorano lo status giuridico dei diplomatici, subordinando di fatto il servizio diplomatico agli interessi di partito. Tali modifiche sono percepite come una reazione al dissenso espresso da alcuni diplomatici che si erano dimessi davanti alla svolta anti-europeista.
Le modifiche estendono l’uso dei contratti amministrativi a figure apicali come direttori generali e capi dipartimento, come è stato fatto per tutta l’amministrazione pubblica, nonostante la legge sul Servizio Diplomatico vieti esplicitamente questa classificazione per tali incarichi..
A inizio maggio 2025 il GD ha presentato in Parlamento nuove modifiche alla normativa : il disegno di legge prevede la possibilità di richiamare anticipatamente i diplomatici dall’estero se violano standard etici o agiscono contro le linee di politica estera stabilite dal governo e dal Parlamento.
È stato inoltre introdotto l’obbligo di rispettare nuove “regole generali di etica e condotta”, approvate direttamente dal ministero. Le valutazioni di performance del personale diplomatico e amministrativo passeranno da una a due all’anno, mentre la rotazione degli incarichi potrà estendersi fino a un anno.
L’opposizione ha denunciato l’iniziativa come un tentativo di epurare diplomatici filo-europei, sottolineando che molti dei funzionari presi di mira avevano firmato una dichiarazione di sostegno all’integrazione nell’UE e di condanna della retromarcia del GD sul processo di adesione.
In parallelo, è stata annunciata una ristrutturazione del ministero che avrebbe comportato la soppressione della Direzione Generale per l’Integrazione Europea e il licenziamento di circa 250 dipendenti. Lo stesso ministero ha smentito i licenziamenti di massa ma ha confermato che la Direzione sarebbe confluita in un nuovo Dipartimento politico per gli affari europei.
Il 14 maggio 2025 il Parlamento del Sogno ha approvato in via rapida queste modifiche con 87 voti favorevoli. La Presidente uscente Salome Zurabishvili ha criticato duramente la riforma, affermando che essa impone un controllo totale sui diplomatici.
Lo stesso giorno, il governo georgiano ha annunciato di ritirare il sostegno alla candidatura di Zurab Pololikashvili per un terzo mandato alla guida dell’Organizzazione Mondiale del Turismo, decisione che ha sollevato ulteriori polemiche sul clima di repressione politica e sulla progressiva chiusura del paese.
A legge approvata, un altro dipendente ha annunciato il suo licenziamento dal ministero degli Affari Esteri. Secondo Tornike Pharulava, ex Direttore del Dipartimento per l’Integrazione della NATO, è stato licenziato dopo 24 anni di servizio senza alcuna spiegazione formale.











