Georgia: fine settimana di proteste
Diversi gruppi di opposizione georgiani manifestano in piazza dopo la mancata riforma elettorale della settimana scorsa. Il partito di maggioranza "Sogno georgiano" si trova di fronte a proteste di un’ampiezza senza precedenti
(Pubblicato originariamente da OC Media il 17 novembre 2019)
"Tutti contro uno", era lo slogan della manifestazione tenutasi domenica a Tbilisi, che ha riunito un ampio spettro di gruppi di opposizione contro il partito di governo. Riunitisi fuori dal parlamento per il terzo giorno consecutivo, i leader dell’opposizione di gruppi parlamentari e non parlamentari hanno chiesto elezioni anticipate con sistema proporzionale guidate da un governo ad interim.
Nel giugno scorso in risposta a proteste di piazza il leader di Sogno georgiano Bidzina Ivanishvili aveva promesso la transizione ad un sistema pienamente proporzionale senza poi rispettare quanto dichiarato.
I gruppi di opposizione hanno istituito lo scorso 17 novembre "tende permanenti" per bloccare gli ingressi al parlamento e promettono di impedire ai parlamentari di entrare nell’edificio. "Come primo passo, dovremmo impedire a questi membri traditori del parlamento di continuare il loro lavoro… Cerchiamo di essere chiari con coloro che rimangono nella maggioranza del Sogno georgiano: non sarete in grado di continuare a lavorare in questo edificio da domani", ha dichiarato domenica Gigi Ugulava, di Georgia europea, in un discorso alla folla.
Domenica sera, i manifestanti hanno bloccato l’ingresso laterale e posteriore del parlamento con tende, sacchi di sabbia e blocchi di cemento.
Shetsvale (Cambiare!), uno dei gruppi che hanno condotto le manifestazioni antigovernative insieme a For Freedom, ha successivamente marciato verso il quartier generale di Sogno georgiano. I manifestanti hanno gridato "Andatevene!" e scritto con lo spray "Il sistema deve essere schiacciato" e "Andatevene!" vicino all’edificio, sotto stretto controllo della polizia.
Il 14 novembre scorso il leader di Sogno georgiano ed ex primo ministro Bidzina Ivanishvili ha presentato pubbliche scuse dopo che 49 parlamentari del suo partito non hanno votato a favore del disegno di legge presentato dal loro stesso partito. Il disegno di legge avrebbe eliminato le circoscrizioni elettorali uninominali maggioritarie, che attualmente costituiscono 73 dei 150 seggi in parlamento e avrebbe portato all’elezione di tutti i parlamentari col sistema proporzionale.
La mancata approvazione delle riforme ha portato alcuni parlamentari del partito con ruoli dirigenziali ma non di primissimo livello, tra cui due vicepresidenti e tre presidenti di commissioni parlamentari, a lasciare il partito in segno di protesta.
Dopo che 12 parlamentari hanno abbandonato nei due giorni successivi al voto controverso, anche il presidente della Commissione Salute e Affari sociali, Akaki Zoidze, ha lasciato intendere lo scorso 16 novembre che aveva "bisogno di una pausa" per ripensare il proprio posto e futuro all’interno del partito.
Opposizione divisa
Dopo essersi incontrati per tre volte a partire dal 14 novembre scorso presso la sede del Partito laburista, la maggior parte dei principali gruppi di opposizione ha concordato nel chiedere un governo ad interim ed elezioni anticipate con il nuovo sistema proporzionale e di partecipare in massa alle manifestazioni di piazza.
La coalizione informale di opposizione comprendeva il Partito del movimento nazionale unito (UNM), precedentemente al governo, altri membri della sua coalizione "Forza nell’Unità" e il più grande gruppo parlamentare, il Partito georgiano europeo, che si è separato dall’UNM all’inizio del 2017.
Nel gruppo c’erano anche formazioni non rappresentate in parlamento, fra cui il Partito laburista, il Partito repubblicano, il loro ex leader ed ex portavoce Davit Usupashvili (attualmente alla guida del Partito del movimento per lo sviluppo), i Democratici liberi, il partito libertario Girchi, il nuovo partito Lelo (guidato da Mamuka Khazaradze, cofondatore della TBC Bank), il Movimento democratico (guidato dall’ex portavoce Nino Burjanadze) e il partito Georgia vittoriosa (guidato da Irakli Okruashvili, ex alleato imprigionato di Saakashvili). Il blocco di opposizione comprendeva anche Eka Beselia, uno dei membri fondatori di Sogno georgiano, e diversi altri parlamentari che come lei hanno lasciato il partito per controverse nomine giudiziarie.
Parlando al canale televisivo Pirveli, Aleko Elisashvili, leader del Movimento civico della Georgia e secondo alle elezioni municipali di Tbilisi del 2017, ha detto che si sarebbe unito al blocco del parlamento lunedì (ieri, ndr).
Il terzo partito in parlamento, l’Alleanza dei patrioti guidata da Irma Inashvili, di stampo conservatore, ha criticato Sogno georgiano per la mancata riforma elettorale, ma ha sottolineato che "non si sarebbe mescolato" con una coalizione di opposizione contenente l’UNM.
Il 17 novembre, l’Alleanza dei patrioti si è radunata autonomamente nella Piazza della Prima Repubblica a Tbilisi prima di marciare verso il Teatro dell’Opera Nazionale in Viale Rustaveli, non lontano dal raduno più massiccio dell’opposizione che si era raggruppata davanti al parlamento.
I patrioti tenevano in mano dei "cartellini rossi" come "avvertimento finale" per Sogno georgiano e hanno concluso il raduno, durato per circa 90 minuti, con la promessa di lanciare presto "proteste permanenti" contro il governo.
La polizia ha isolato le due proteste per motivi di "sicurezza pubblica".
Il gruppo di estrema destra Marzo georgiano, noto per le sue campagne xenofobe e omofobe, si è unito al raduno dell’Alleanza dei patrioti, citando la presenza di UNM, Georgia europea e attivisti per i diritti queer come ragioni per non aderire alla protesta principale. Nonostante avesse in precedenza promesso di farlo, Levan Vasadze, attivista contro i diritti LGBT, non si è unito alla manifestazione organizzata dall’Alleanza dei patrioti.
"Ribellione sceneggiata"
Ivanishvili aveva promesso lo scorso 24 giugno di cambiare il sistema elettorale del paese in risposta alle proteste pubbliche per l’eccessiva forza usata dalla polizia tre giorni prima.
Nella notte tra il 20 e il 21 giugno, migliaia di persone si erano radunate per protestare contro il parlamentare comunista russo Sergey Gavrilov, che aveva tenuto un discorso al parlamento georgiano dal banco del portavoce.
Il 14 novembre, Ivanishvili ha affermato di essere ancora favorevole alle riforme, ma di non essere riuscito a convincere i membri del suo partito, alcuni dei quali ex dipendenti della sua banca. L’affermazione è stata accolta con scetticismo dall’opposizione e molti sostengono che sia stato lui ad orchestrare l’inversione a U dei suoi parlamentari.
L’ex alleato di Ivanishvili ed ex ministro della difesa Tinatin Khidasheli ha sostenuto che, a meno che Ivanishvili non espella i parlamentari che non hanno votato per le riforme e inviti coloro che hanno lasciato il partito a tornare, queste sono "parole vuote".
Alcuni critici del governo hanno persino scherzato sul fatto che Ivanishvili avrebbe dovuto presentarsi alla manifestazione per protestare contro l’improvvisa inversione di tendenza dei suoi parlamentari.
Il sistema elettorale a "modello tedesco"
A seguito di una riunione del partito il 15 novembre, diversi esponenti di Sogno georgiano hanno dichiarato che ora desiderano non parlare più della questione e prepararsi alle elezioni parlamentari dell’ottobre 2020 con l’attuale sistema.
Il portavoce Archil Talakvadze e il suo predecessore Irakli Kobakhidze hanno sottolineato nelle loro dichiarazioni che Sogno georgiano ha comunque adempiuto al proprio impegno di passare ad un sistema pienamente proporzionale entro il 2024, con modifiche costituzionali approvate nel 2017-2018.
La coalizione di opposizione ha suggerito domenica scorsa di passare ad un sistema elettorale secondo il "modello tedesco". Tuttavia, il 16 novembre, il leader del gruppo parlamentare di Sogno georgiano Gia Volski e l’ex presidente Irakli Kobakhidze hanno respinto l’idea, insistendo sul fatto che sarebbe in contraddizione con la costituzione, ma senza elaborare ulteriormente il concetto.
Numerosi esperti costituzionali, tra cui Vakhushti Menabde dell’Associazione georgiana dei giovani avvocati, sostengono che questa proposta richiederebbe solo un via libera a maggioranza semplice in parlamento.
Il disegno di legge respinto il 14 novembre richiedeva invece emendamenti costituzionali e quindi il sostegno dei tre quarti del parlamento (113 deputati) per essere approvato.