Georgia, dalle stelle alle carceri

Una vicenda dai risvolti torbidi è quella che vede protagonista Giorgi Bachiashvili, ex capo del Georgian Co-Investment Fund e in passato stretto collaboratore di Bidzina Ivanishvili, caduto poi in disgrazia per aver preso le distanze da quest’ultimo, che lo accusa di avergli sottratto del denaro

23/10/2025, Marilisa Lorusso -
Bandiera della Georgia © zmotions/shutterstock

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Bandiera della Georgia © zmotions/shutterstock

Giorgi Bachiashvili, ex capo del Georgian Co-Investment Fund e in passato stretto collaboratore di Bidzina Ivanishvili, fondatore del Sogno Georgiano, è stato al centro di una vicenda giudiziaria in cui gli affari privati di Bidzina Ivanishvili, il suo operato e gli incarichi nei ministeri georgiani appaiono una unica cosa.

Dalle stelle alle carceri

Bachiashvili è stato responsabile della gestione di consistenti risorse finanziarie e di ingenti somme in criptovalute riconducibili a Ivanishvili. Dopo la rottura con Ivanishvili nel 2022 è iniziato un procedimento penale contro di lui culminato nel marzo 2025, quando il Tribunale di Tbilisi lo ha condannato a 11 anni di carcere per appropriazione indebita e riciclaggio di denaro, disponendo inoltre una cauzione di 2,5 milioni di lari (circa 790 mila euro) e un divieto di lasciare il Paese.

Il 9 marzo 2025 Bachiashvili ha lasciato segretamente la Georgia, dichiarando di temere un’imminente detenzione e di temere per la propria vita, affermando di essere stato minacciato di morte da gruppi provenienti dal Caucaso settentrionale, probabilmente ceceni. Dopo la sua fuga, le autorità hanno avviato ulteriori procedimenti, fra cui un’accusa per attraversamento illecito della frontiera. L’11 marzo la corte ha emesso la sentenza in contumacia.

La sua scomparsa dal Paese ha avuto ripercussioni istituzionali: il capo del Servizio di Sicurezza di Stato, Grigol Liluashvili, si è dimesso poco dopo, decisione che alcuni commentatori hanno collegato all’incapacità del servizio di impedire la fuga di Bachiashvili.

Il 26 maggio, il Servizio di Sicurezza di Stato ha arrestato Bachiashvili sulla base di una segnalazione anonima che lo indicava tra Ponte Rosso e Sadakhlo, all’intersezione del confine di stato prossima ad Armenia e Azerbaijan. La squadra legale che lo difende ha sostenuto che Bachiashvili è stato “riportato con la forza” in Georgia e ha denunciato il rischio immediato di tortura.

Il pestaggio

In detenzione Bachiashvili ha segnalato minacce e vessazioni. In una lettera datata 14 luglio ha descritto un incontro avvenuto l’8 luglio con il direttore della colonia penale di Gldani, Davit Gogoberishvili, durante il quale – secondo la sua ricostruzione – il direttore lo ha invitato a predisporre conti bancari e indirizzi di criptovalute per Ivanishvili. Prima della fuga, della condanna e della carcerazione, nel gennaio 2025 Bachiashvili aveva denunciato pubblicamente che Ivanishvili gli aveva offerto di archiviare le accuse di sottrazione di denaro in cambio di versamenti periodici in criptovaluta.

Tre giorni dopo l’incontro con Gogoberishvili, Bachiashvili ha sostenuto di essere stato aggredito nella sua cella da un uomo non identificato. Ha raccontato che l’aggressore era stato introdotto nella cella e che, dopo averlo percosso, lo ha ferito con vetri rotti, provocandogli tagli e traumi multipli. La colluttazione gli ha fatto perdere conoscenza e lo ha costretto a ricorrere a cure chirurgiche. È stato quindi portato nella clinica Vivamendi.

Il direttore della clinica Vivamedi ha confermato che Bachiashvili ha riportato lesioni alla testa e al corpo. Il suo legale ha riferito la presenza di ferite visibili su volto e mani e la necessità di una sedia a rotelle per gli spostamenti iniziali dopo l’aggressione. Secondo la versione fornita dal Servizio Penitenziario Speciale, l’episodio è stato trattato come una colluttazione tra detenuti, con lesioni riportate da entrambe le parti.

Il servizio ha respinto le ricostruzioni che riconducevano il pestaggio all’amministrazione carceraria – che si sarebbe avvalsa di un picchiatore fra i detenuti – definendole diffamatorie. Bachiashvili stesso ha sostenuto che l’aggressore era stato inserito nella sua cella per provocazione e che il personale carcerario aveva consentito o favorito l’episodio.

Dopo il ricovero presso la clinica Vivamedi, l’ex dirigente ha riferito di essere stato riaccompagnato forzatamente in carcere e di non aver potuto contattare un avvocato o l’Ufficio del Difensore Civico fino a quando non ha annunciato uno sciopero della fame. Ha dichiarato inoltre che le sue richieste di trasferimento e di accesso a tutela legale e alla documentazione video sono state inizialmente negate.

La difesa ha chiesto che le registrazioni video dell’istituto penitenziario venissero conservate e ha comunicato di aver incontrato Bachiashvili per raccogliere informazioni sull’accaduto.

Fuori dal carcere, fra condanne, arresti e suicidi

La Procura della Georgia ha accusato anche i genitori di Bachiashvili, Marina Ramazashvili e Aleksandre Bachiashvili, di aver aiutato a riciclare fino a 3,5 milioni di dollari derivanti da fondi ottenuti illegalmente dal figlio. Le indagini hanno rilevato che tra il 2017 e il 2023 Bachiashvili, con l’aiuto dei genitori, avrebbe mosso 2.944.957 dollari e 1.097.187 lari georgiani.

I genitori avrebbero trasferito fondi dall’estero in Georgia, li avrebbero depositati sui propri conti e su conti controllati dal figlio, li avrebbero mescolati con altri beni, avrebbero acquistato e venduto proprietà. La Procura ha congelato i conti bancari e i beni dei genitori, comprese le proprietà acquistate.

Il 30 settembre il tribunale di Tbilisi ha disposto la custodia cautelare per Marina Ramazashvili e Aleksandre Bachiashvili, che però non si trovano in Georgia. I genitori rischiano 9-12 anni di carcere, mentre Bachiashvili sta scontando una condanna di 11 anni per appropriazione indebita di criptovalute e riciclaggio.

Il pestaggio in carcere ha avuto una lunga scia, letteralmente di sangue.

L’episodio ha provocato le dimissioni del capo del Servizio Penitenziario Speciale, Bezhan Obgaidze, e del direttore della prigione di Gldani, quel Gogoberishvili che aveva proposto il trasferimento di denaro, insieme ai suoi vice.

L’8 ottobre, Gogoberishvili è stato trovato morto con un colpo di arma da fuoco in un garage a Tbilisi. Le autorità hanno avviato un’indagine per istigazione al suicidio.

Ma non è finita qui.

Giorgi Kemoklidze, ex vice capo del Dipartimento Penitenziario, è stato arrestato per il presunto coinvolgimento nell’attacco “inscenato” a Bachiashvili. Secondo i Servizi Segreti infatti l’aggressione in carcere sarebbe stata organizzata da Bachiashvili stesso in combutta con Kemoklidze, il quale avrebbe ordinato il trasferimento di due detenuti, appositamente selezionati, nella cella di Bachiashvili per simulare un’aggressione fisica.

Dopo il fallimento di questo tentativo, sarebbe stato introdotto un terzo detenuto, con cui Bachiashvili avrebbe avuto un breve alterco fisico. L’incidente sarebbe stato successivamente diffuso dai media come se Bachiashvili fosse stato picchiato, una narrazione che serviva principalmente agli interessi di Bachiashvili. Le indagini avrebbero rivelato che Kemoklidze aveva ordinato lo spegnimento delle telecamere di sorveglianza all’ingresso della cella e la cancellazione delle registrazioni video, al fine di nascondere le prove dell’incidente. Con qualunque modalità esso si sia svolto.

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