Genti di Dio
"In queste terre sotto le ceneri languiva l’infanzia d’Europa, il nostro oblio e le nostre paure, la storia si confondeva con il mito, il vero con l’irreale e le ombre di quelli spazzati dalla Shoah e dei deportati si mischiavano ai presenti". A Trento la mostra Genti di Dio e la sua autrice Monika Bulaj
(L’articolo è stato originariamente pubblicato su Corriere del Trentino)
"Per fare questo mestiere bisogna essere sul posto, sentirne l’odore": così, e solo così, concepisce la sua professione di fotografa e reporter Monika Bulaj, che oggi 27 settembre alle 20.30 sarà presente all’incontro Viaggio nell’altra Europa allo Spazio archeologico sotterraneo del Sass in piazza Cesare Battisti a Trento.
La fotografa, reporter e documentarista Monika Bulaj, autrice della mostra fotografica Genti di Dio allestita in loco fino al 4 ottobre, dialogherà con la direttrice di Osservatorio Balcani e Caucaso Luisa Chiodi in merito alla sua ricerca e ai sui suoi viaggi alla scoperta delle minoranze incastonate dentro l’Est europeo, tra il Baltico, il Mar Nero, il Caspio e il Mediterraneo. Genti di Dio è anche il titolo del libro fotografico e di racconti dell’autrice, riedito nel 2012 da Postcart in una nuova versione ampliata, arricchita di una prefazione di Moni Ovadia.
"Il libro è un reportage letterario completo che unisce anche la ricerca fatta nel Caucaso e aggiornato con fotografie recenti – racconta Bulaj – si suddivide in tre diversi livelli di lettura, che comprendono i racconti, le fotografie e le didascalie. Il mio lavoro si basa su una narrazione della realtà e su una modalità di approccio alla descrizione che è definita creative nonfiction. Genti di Dio consiste nella conclusione di un progetto durato anni, benché la mia ricerca stia continuando, oggi, in Afghanistan".
Monika Bulaj iniziò questa ricerca, che fa parte imprescindibile dell’identità del suo lavoro, già negli anni dell’università, quando studiò le minoranze in Polonia, suo paese d’origine. In seguito espanse l’interesse e il metodo nelle zone dell’Europa orientale. "In queste terre – dichiara – sotto le ceneri languiva l’infanzia d’Europa, il nostro oblio e le nostre paure, la storia si confondeva con il mito, il vero con l’irreale e le ombre di quelli spazzati dalla Shoah e dei deportati si mischiavano ai presenti. Mi sono spinta un po’ alla volta, sempre più a Est, seguendo i canti. Ho viaggiato tra i vecchi credenti della Polonia e i rom della Macedonia, gli armeni della Romania e i lemki polacchi, tra gli hutzuli ucraini e i tartari bielorussi, tra gli aleviti della Albania e gli Udini del Caucaso".
Le sue fotografie e i suoi testi dicono di tutto questo. Le persone incontrate esprimono un filo rosso che interseca storia e destini umani, nelle zone pervase da guerre croniche e complessità etniche e religiose: "Innanzitutto emerge la questione dei nomadi, vittime del conflitto sempre e in ogni luogo, dalla Bosnia, al Kosovo all’Afghanistan. Poi, in queste umili voci, affiora una spiritualità profonda, presente non solo nell’Europa orientale, ma nell’intera linea di divisione con il mondo occidentale: una spiritualità che riguarda un forte legame con la cultura europea, nel senso di continente euroasiatico, diversa dalla realtà carica di fratture di oggi. Io cerco questi antichi legami, cerco una percezione altra di questo mondo, oggi così pieno di divisioni".
L’evento e la mostra sono organizzati da Osservatorio Balcani e Caucaso e Centro per la formazione alla solidarietà internazionale, nell’ambito della manifestazione Sulle rotte del mondo promossa dalla Provincia di Trento. L’ingresso all’incontro e all’esposizione è libero.