Gay in Turchia: il difficile coming out

Una cultura mediterranea machista. E’ questa la situazione con la quale si deve confrontare la comunità gay in Turchia che inizia, lentamente, ad avere i propri spazi. Anche grazie al cammino del Paese verso l’UE. Un articolo tratto da Gay TV

18/03/2005, Redazione -

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Istanbul

Di Felix Cossolo – Gay TV

Ibrahim Eren mi accoglie con grande disponibilità nella sauna Aquarius, la prima e unica in città, lungo una traversa di Istiklal Caddesi. In perfetto italiano mi presenta i suoi massaggiatori e mi autorizza a fotografarli in esclusiva! Non è stato facile essersi dichiarato in Turchia, lui che in Italia ha militato nel Fuori all’inizio degli anni Settanta, ha collaborato con Emma Bonino, conosce Babilonia ed è amico del mio collega Ivan Teobaldelli.

Ibrahim è il pioniere del movimento gay locale: arrestato due volte a causa di manifestazioni non autorizzate, ha passato sei mesi in carcere, è stato torturato, ha perso l’udito da un orecchio e ha avuto le costole rotte. Pur essendo assolto, non ha mai ricevuto un indennizzo o delle scuse… Il suo locale Nuova Bisanzio, primo bar gay della capitale dove si ritrovavano gli attivisti gay, venne perquisito decine di volte. Ibrahim ha anche fondato il bollettino Gay Liberation e rilasciato un’intervista televisiva di due ore, seguita da quasi venti milioni di turchi, dove dichiarava l’orgoglio di essere omosessuale.

Attualmente passa il suo tempo a dirigere la sauna aperta 24 ore su 24, inaugurata vent’anni fa – che comprende una palestra, una piscina, una vasca idromassaggio, un bar e i camerini per i massaggi – un punto di riferimento per gay locali e turisti.

Avendo già subito denunce per istigazione alla prostituzione, cerca di aggirare gli ostacoli; non può mettere a disposizione i preservativi o proiettare video porno, in quanto si tratta di un locale pubblico. Sembra però che nell’ultimo periodo ci sia un po’ di calma e un minore ostracismo nei suoi confronti.

Come sta cambiando la gay life turca?

Rispetto ai locali gay c’è più tolleranza e un sensibile miglioramento. Forse la richiesta di entrare nella UE ha portato dei progressi sul tema "diritti civili". L’approccio fra turisti e gente del luogo è facile – la maggioranza dei turchi è disponibile – ma c’è molto da fare. Una cosa è creare la legge, un’altra è cambiare le consuetudini. I poliziotti, ad esempio, sono abituati a usare la violenza e non vogliono perdere certi privilegi. Ad Ankara esiste il gruppo Kaos, organizzazione anarchica che pubblica anche un giornale, ma è settaria e non rappresenta le esigenze degli omosessuali, fanno discussioni filosofiche e troppo politicizzate; ad Istanbul invece c’è il Lambda, che però mi sembra un gruppo chiuso, "massonico": ad esempio, non si fanno fotografare. Qui ci sono una ventina di locali gay, la metà frequentati da travestiti, e questo implica il commercio sessuale.

E la tua sauna?

La mia è quasi una missione: mi sono proposto di creare un ambiente di sicurezza e relax per i gay che purtroppo vengono spesso derubati e subiscono violenze. Nella zona di Taksim Square gravitano un centinaio di malavitosi e gigolo professionisti che ti svaligiano la casa, rubano negli alberghi e molto spesso lavorano organizzati e in accordo con gli stessi gestori del club o gli addetti alla reception degli alberghi: considerano gli omosessuali "deboli femminucce" e quindi facilmente depredabili, anche perché sono gli stessi gay a proporsi così, sopportando senza denunciare mai le aggressioni, pensando che la Polizia non li tuteli. L’orgoglio gay non è ancora riuscito a farsi strada.

Eppure quando ho sporto denuncia per il furto subito, ho raccontato senza problemi quel che mi è successo e non c’era derisione nei miei confronti da parte dei poliziotti…

La Polizia è più disponibile nei confronti dei turisti. Un europeo è un "frocio potenziale" e i poliziotti non si meravigliano, sanno che ci sono anche i matrimoni gay…

Qui si svolgono Gay Pride o iniziative clamorose?

C’è stata una rassegna di cinema gay lo scorso anno, presentato come "cinema alternativo". I gruppi gay partecipano alle manifestazioni della Sinistra e qualche volta riescono a sventolare uno striscione, ma non mi risulta ci sia stato un pride nostro. Si organizzano anche delle feste affittando un battello e facendo una gita sul Bosforo, ma sono manifestazioni private.

Perché i turchi si ostinano a mantenere ruoli sessuali così "definiti"?

La nostra è una società mediterranea machista, dove è importante che il maschio, anche se va con altri uomini o travestiti, abbia un ruolo "attivo" che non è affatto condannato, anzi ben accetto: in questo modo si considerano maschi al 100%, orgogliosi di essere "attivi", e non pensano affatto d’essere gay o bisex. Anche gli uomini sposati non disdegnano certe esperienze, così rivivono i loro "esperimenti giovanili".

Nel passato cosa succedeva?

L’omosessualità ha radici profonde. Molti personaggi chiacchierati erano dell’Anatolia: Ganimede di Troia, Endimione simbolo della bellezza giovanile, per non parlare dell’amore tra Adriano e Antinoo… Nella storia turco-ottomano la regola era la bisessualità: molti sultani hanno scritto poesie per i ragazzi; l’esercito ottomano aveva un’organizzazione omosessuale, i Giannizzeri, era vietato sposarsi legalmente ma era permesso coltivare rapporti con soldati più giovani. Nell’ideologia sefista l’amore per gli adolescenti era visto come vicinanza a Dio, perché la loro bellezza rappresentava la bellezza divina; molti mistici li adoravano perché li consideravano «lo specchio di Dio».

La religione e la vittoria della Destra moderata alle ultime elezioni che contributo hanno apportato?

Noi musulmani abbiamo defenestrato il Califfo nel 1923: non c’è più un capo indiscusso, una figura carismatica, né una chiesa organizzata che parli con autorità. Ogni religione di origine giudaica condanna l’omosessualità, ma nonostante ciò non si è riusciti ad impedire che lo stesso Califfo potesse essere omosessuale. La Destra religiosa per liberarsi dei militari ha fatto un patto col diavolo, gli Europei, contro i difensori della laicità della Turchia: dice di essersi trasformata in un partito liberale (islamico e moderato, della Giustizia e dello Sviluppo, che ha la maggioranza in Parlamento). La loro vittoria sembra abbia portato a una specie di liberalizzazione; ad esempio, i locali che servono alcolici ora possono essere vicini a una moschea (se non erro a distanza di 50 metri), prima non era possibile. Se questa legge l’avessero introdotta i liberali, i religiosi avrebbero gridato allo scandalo.

Siamo dunque nella piena contraddizione. Anche i locali gay sono più tollerati, probabilmente nasceranno club privati come in Italia. Ci sono casi di Aids e quali sono i dati attuali?

Purtroppo i preservativi non sono molto diffusi e sono cari; nel mio locale obbligo tutti i dipendenti ad usarli. Mi risulta ci siano tremila casi e personalmente non ho mai conosciuto nessuna vittima dell’Aids. Forse la circoncisione può aver contribuito a questa minore diffusione…

Come si comportano i media?

Siamo in un regime di autocensura. È notorio che esistono politici e uomini dello spettacoli gay, ma nessuno si è mai dichiarato. So per certo di un proprietario gay di una testata giornalistica che lancia campagne omofobe: non pubblica mai una nostra lettera o un dibattito. Quindi un nostro outing nei suoi confronti non avrebbe senso perché non c’é lo spazio dove esercitarlo. Come vedi, c’è ancora molto da fare…

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