Montenegro | | Diritti
Gay in Montenegro: eccoci, esistiamo
Omosessualità in Montenegro, un tema difficile da trattare. La situazione, però, lentamente sta cambiando. Ne parla la direttrice di Slobodna duga, associazione per la difesa della popolazione LGBT, in un’intervista al settimanale Monitor. Nostra traduzione
Di Snezana Popovic – Raznatovic, Monitor, 25 febbraio 2005
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Ivana Telebak
Apparteniamo ad un piccolo gruppo di Paesi in cui l’omosessualità è ancora un tabù ed i temi che riguardano la popolazione gay vengono posti all’interesse dell’opinione pubblica montenegrina solo saltuariamente. E di frequente sono contestualizzati negativamente. Jelena Scepanovic dirige "Slobodna duga" (Arcobaleno libero), un’organizzazione che protegge i diritti degli omosessuali. Cosa non facile in un’ambiente che non riconosce il diritto alla "diversità". Ne è testimone il fatto che in Montenegro è molto difficile dichiararsi omosessuali.
Ciò significa che "Slobodna duga" è un’organizzazione segreta?
Certo che no, "Slobodna duga" come tutte le altre organizzazioni non governative in Montenegro è registrata regolarmente e opera in accordo con la legge. Noi ci occupiamo delle questioni delle minoranze sessuali e non ci siamo formati per incoraggiare nessuno ad uscire e dichiararsi pubblicamente come omosessuale. L’orientamento sessuale è una scelta personale, è una cosa personale dell’individuo e noi non siamo qua per incitare nessuno ad "uscire dall’armadio".
E se ciò, però, succedesse?
Stiamo imparando adesso ad essere tolleranti verso le minoranze sessuali ed è ancora presto per parlarne.
Qual è il vostro obiettivo?
Diminuire l’omofobia della società, puntare a fare in modo che un giorno sarà possibile che qualcuno dica pubblicamente di essere omosessuale, e che non si indichi col dito tale persona e che tale persona non sia guardata come un malato. Che esista la tolleranza nella società, il rispetto reciproco e naturalmente il rispetto dei diritti umani. Il diritto di tutti è di scegliere il proprio partner e il modo in cui vivere. Finché non si minaccia l’altra persona.
Quanti membri avete?
Momentaneamente abbiamo 60 membri e tutti sono del Montenegro.
In che modo è successo che Lei come eterosessuale, un fatto che viene sempre sottolineato, sia giunta a capo dell’organizzazione che lotta per i diritti degli omosessuali?
Se "Slobodna duga" fosse guidata da un omosessuale o da una lesbica, la lotta per i loro diritti, specialmente in Montenegro, potrebbe essere percepita in modo sbagliato. Quando a capo di queste organizzazioni si trovano delle persone eterosessuali, che accettano l’omosessualità degli altri, possono stimolare anche gli altri a pensare in questo modo. Specialmente le persone piene di pregiudizi e di omofobia e per le quali il solo nominare gli omosessuali suscita ripugnanza.
Come mai questo generale disprezzo verso gli omosessuali in Montenegro?
E’ noto che già il re Nikola puniva l’omosessualità. Qua ancora oggi è una vergogna quando una donna ha un figlio e non è sposata. Si vive in base a quello che dicono gli altri. Ci aspetta un processo lungo e una strada difficoltosa che dobbiamo percorrere. Pian piano abbiamo iniziato a cambiare e molte persone giovani che vengono nella nostra organizzazione sono pronte ad impegnarsi, a contribuire ai cambiamenti. Proprio per condividere le loro vite con la persona che a loro va bene, e non con quella che la società loro impone.
In Montenegro è pericoloso essere omosessuale? Nemmeno lei lascia a nessuno il numero di telefono, non dà l’indirizzo, comunicare con "Slobodna duga" è possibile soltanto via internet…
Ci sono stati casi in cui hanno insultato alcuni nostri membri per strada. A casa poi i problemi sono terribili, dal maltrattamento verbale a quello fisico, con minacce, e con imposizione di condizioni. Sono traumi anche per la famiglia, ma per lo più per la persona in questione. Abbiamo dei membri che hanno apertamente ammesso la loro omosessualità in un cerchio ristretto di amici e a loro per adesso non è ancora accaduto niente, ma non ci sono garanzie che domani la cosa si sappia in giro. Con "Slobodna duga" il primo contatto è possibile via internet, i nostri membri naturalmente sanno dove sono i nostri locali, ma per loro sicurezza il nostro telefono e il nostro indirizzo non sono accessibili al pubblico. Alcuni membri sono sotto totale anonimato.
A differenza delle teorie passate, la teoria attuale è che l’omosessualità non sia una malattia…
Non è una malattia. Dall’inizio degli anni settanta le comunità psichiatriche condannano qualsiasi tentativo di cambiare l’orientamento sessuale di chiunque. In molte famiglie se un omosessuale si apre e ammette il suo orientamento sessuale, la prima cosa che sua madre gli dice è: dove ho sbagliato. Non ha sbagliato, né lei, né nessun altro. E’ così, bisogna semplicemente capire ed accettare. Ma non si può accettare e non si può capire se non si sa nulla in merito. Per ciò la cosa più importante è l’educazione.
Un altro pregiudizio legato all’omosessualità è che si tratta di gente aggressiva, cioè che farebbe di tutto per portare più persone possibile nel proprio "club" …
Gli omosessuali non sono aggressivi per niente, ma qualsiasi essere umano quando inizia a sentirsi minacciato deve reagire. Molti vedono il segno della loro aggressività anche nelle parate gay. Si tratta solo di persone che escono per strada, si tengono per mano e dicono, ecco, noi siamo i gay. La sostanza di quello che vogliono dirci è: siamo qua, esistiamo, accettateci, tollerateci.
In un rapporto europeo che si riferisce ai diritti umani, il Montenegro è stato segnato come punto nero sulla mappa dei gay. Anche lei la pensa così?
I dati per stilare quel rapporto li abbiamo spediti noi e fino a poco tempo fa era veramente così. I gruppi LGBT, cioè lesbiche, gay, bisessuali e transessuali erano abbandonati a loro stessi. Nella nostra legge penale non c’è alcun riferimento all’omosessualità. Si parla di rapporti contro natura con un minore di 16 anni, cosa del tutto normale, si tratta di pedofilia, ma non c’è nulla che potrebbe riferirsi alle persone maggiorenni, cioè ai diritti delle minoranze sessuali.
Avete degli altri dati che si riferiscono all’omosessualità in Montenegro?
Secondo i dati che abbiamo, almeno il 4% della popolazione è omosessuale. In Montenegro ci sono tanti bisessuali forzati. Loro sono in relazione con il sesso opposto per soddisfare l’ambiente sociale, e in segreto hanno relazioni omosessuali. Non era possibile condurre una ricerca riferita in modo particolare agli uomini, alle donne, o ai bisessuali, ma questo sarà lo scopo della nuova ricerca. Riguardo al legame con il livello educativo non ve ne è alcuno. Omosessuali si sono dichiarati anche persone di media e alta istruzione, gente che occupa alte posizioni. La ricerca è basata su un questionario redatto in Olanda e sottoposto ad un campione casuale, completamente anonimo, di duemila persone.
Lei è appena tornata dall’Olanda. Ci può dire quali sono i problemi degli omosessuali nel mondo?
In Olanda questa questione sembra risolta. E’ permesso tutto, non c’è discriminazione, si può sposarsi, divorziare, adottare bambini, tutto è regolato con la legge e sembra che non ci siano problemi. Che in realtà vi sono. Persino in Olanda. Per lo più nelle scuole, dove ci sono tanti casi di discriminazione. Le persone giovani che hanno 17 o 18 anni, in alcuni casi anche 16, arrivano a consultarsi con queste associazioni e chiedono aiuto su come confrontarsi con i coetanei che li rifiutano.
Vi siete messi d’accordo per una collaborazione concreta?
Presso il Ministero degli affari esteri olandese ci siamo incontrati con la coordinatrice per i Balcani occidentali e per l’Europa sud orientale. Esiste un grande interessamento per il Montenegro e per sostenere il nostro movimento LGBT. Il governo olandese non fornisce più aiuti finanziari diretti per il settore delle ONG, ma la loro prontezza nel fare azione di lobbying ed impegnarsi per riconoscere i gruppi LGBT in Montenegro è sufficiente e incoraggiante.
Chi finanzia "Slobodna duga"?
"Slobodna duga" per adesso è finanziata dalla COC, la federazione dei gruppi olandesi per l’integrazione dell’omosessualità, la più grossa organizzazione LGBT in Olanda, che esiste oramai da 65 anni.