Fosse comuni in Macedonia

A distanza di tre anni dal conflitto che vide coinvolte le forze di sicurezza macedoni e i guerriglieri dell’UCK, si iniziano a scoprire le fosse in cui furono gettati i corpi delle persone rapite durante quel periodo. Sconcerto tra l’opinione pubblica

31/05/2004, Stojanka Mitreska - Skopje

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F. Goya -Saturno divora i suoi figli

Dovevano passare tre anni dalla guerra in Macedonia per far sì che venissero a galla i panni sporchi. Cosa sta veramente accadendo in questi giorni in questa piccola terra balcanica sembra siano in pochi a saperlo. Ciò che con certezza si può concludere è che l’opinione pubblica macedone è scossa dal fatto che solo dopo trenta giorni sono stati trovati e identificati alcuni corpi di persone che si suppone siano state uccise o rapite al tempo del conflitto del 2001.

Si tratta di dodici Macedoni della zona di Tetovo che furono rapiti da parte dei membri dell’UCK sull’autostrada regionale Tetovo-Jazince, nei pressi della frontiera col Kosovo, e di sei Albanesi della provincia delle città di Struga e Kicevo nella Macedonia occidentale, per i quali i familiari affermano essere stati rapiti dai membri della polizia macedone.

Per quasi tre anni i familiari dei cittadini scomparsi hanno tentato di esercitare pressioni sul governo con l’intento di sapere cosa è esattamente accaduto a queste persone.

La gente è letteralmente "aggrappata" a tutte le possibili istituzioni e organizzazioni sia locali che straniere alla ricerca di niente più che la sola verità. Per più di 14 giorni hanno fatto uno sciopero in una stanza del Parlamento macedone, dormendo per terra e astenendosi perfino dal mangiare. I familiari dei Macedoni a lungo hanno creduto che le persone fossero vive e che fossero tenuti in ostaggio sulle montagne tra il Kosovo e la Macedonia. Hanno persino ingaggiato un investigatore privato la cui identità non è nota, ma si sa che è un ex alto funzionario della polizia.

Illusioni sono state coltivate pure dai familiari degli Albanesi, che speravano che i loro cari fossero ancora vivi e che un giorno o l’altro sarebbero ritornati. Così era fino a dieci giorni fa quando sono stati identificati i primi tre corpi dei Macedoni di Tetovo rapiti.

Precisamente si tratta dei resti di persone, stati trovati due anni fa nella zona del villaggio Trebosh vicino a Tetovo. Si tratta di una fossa comune dalla quale sono stati esumati quattro corpi che a lungo non sono stati identificati perché i familiari dei Macedoni rapiti non avevano voluto fornire campioni di sangue per poter eseguire l’analisi del DNA, questo perché, secondo i parenti, c’era il timore di possibili manipolazioni, per fare in modo che "il caso venisse dimenticato per sempre e affinché il potere si potesse liberare da questo peso".

Così, dopo che i familiari hanno fornito i campioni di sangue sono state avviate delle analisi parallele per accertare l’identità dei corpi trovati. Gli esami sono stati condotti presso il Centro per l’ingegneria genetica e la biotecnologia dell’Accademia macedone per le arti e le scienze (MANU) e presso l’Istituto bosniaco per la medicina legale di Tuzla.

Entrambi gli istituti di ricerca sono giunti a risultati identici, quindi è stato reso noto che tre dei quattro corpi appartengono ai Macedoni rapiti: Dimitrie Dimovski e Simeon Jakimovski di Tetovo e Krsto Gogovski del villaggio di Neprosteno nei pressi di Tetovo. È conosciuta anche l’identità del quarto corpo, ma sarà resa nota nei prossimi giorni.

Il Ministero degli interni macedone e gli altri organi di indagine hanno dichiarato di attendere la localizzazione e il ritrovamento anche gli altri otto corpi dei Macedoni rapiti."Il Ministero dell’Interno si occupa intensivamente di questo caso e fornisce il supporto agli organi preposti alle indagini. Spero che molto presto si sappia la verità anche sulle altre persone scomparse", ha dichiarato Mirjana Kontevska, portavoce del Ministero.

Non sono trascorsi nemmeno due giorni dalla identificazione dei tre corpi dei Macedoni, che una nuova terribile notizia sconvolge di nuovo l’opinione pubblica macedone. Sulle alte montagne della regione di Kicevo, in una fossa profonda 55 metri la polizia ha trovato altri quattro corpi. I corpi sono gettati in fondo alla fossa, e uno dei corpi è stato ritrovato piegato su di sé motivo per cui si suppone che sia stato gettato nella fossa mentre era ancora in vita. Per due giorni la polizia si è data da fare per estrarre i corpi, sono stati ingaggiati anche degli alpinisti professionisti a causa delle condizioni poco accessibili del suolo.

Il giudice per le indagini Tance Sofronievski giunto sul luogo ha dichiarato che i corpi sono intatti e che non si sono decomposti, molto probabilmente a causa della bassa temperatura della fossa profonda oltre 55 metri.

"Nonostante che i corpi siano pressoché conservati ancora non sappiamo di chi siano né come siano morti. Questo verrà rivelato dalla autopsia e dall’identificazione. Chiederemo anche ai familiari delle persone scomparse perché sui corpi ritrovati ci sono dei resti dei vestiti e delle scarpe, così che si possano anche identificare" ha detto Sofronievski.

I corpi sono stati trovati grazie ad una chiamata anonima e si specula sul fatto che si tratti di tre Albanesi e di un uomo d’affari bulgaro. Inoltre si presuppone che siano stati portati fino alla fossa con un elicottero o con un automezzo.

"Il luogo è stato localizzato grazie ad un comunicato anonimo giunto al Ministero dell’Interno, nel quale si dice che si tratta di persone scomparse durante il periodo del conflitto, ma dobbiamo aspettare l’identificazione e l’autopsia per poter esserne del tutto sicuri. L’autopsia mostrerà il modo e il periodo in cui sono morte queste persone", ha dichiarato infine il giudice per le indagini Sofronievski.

Per quanto riguarda gli Albanesi scomparsi bisogna notare che alcuni di loro sono parenti stretti del parlamentare Fazli Veliu, ex membro dell’UCK, noto come "il bombarolo di Kicevo", perché prima della guerra aveva partecipato ad alcuni attacchi dinamitardi contro le stazioni di polizia. Veliu afferma che, durante il conflitto, suo fratello Ruzdi era stato rapito dalle forze di polizia macedoni e che l’ordine di rapirlo era giunto personalmente dall’allora ministro dell’interno Ljube Boskovski, personaggio contro il quale il Tribunale dell’Aia sta conducendo un’indagine in Macedonia, e contro il quale il governo macedone ha già spiccato un mandato di cattura per il caso di "Rastanki lozja", in cui furono uccisi sette cittadini pakistani, presentati da Boskovski come militari islamici intenzionati ad attaccare le ambasciate straniere nel paese.

Il parlamentare Fazli Veliu ha detto di non voler commentare finché non sarà terminata l’autopsia e l’identificazione dei corpi trovati nella fossa. "Non so nulla più di ciò che è stato finora annunciato e attendo i risultati dell’indagine. Finché non sarà portata a termine non desidero rilasciare alcun commento", ha dichiarato sbrigativamente Veliu.

I parenti dell’Albanese scomparso Sultan Mehmeti, del villaggio di Velesh, affermano che Sultan è stato rapito dalla polizia macedone. "Tutte le nostre informazioni dicono che Sultan è stato rapito dalla polizia per poter fare uno scambio coi Macedoni rapiti" ha dichiarato un suo parente Filizon Mehmeti.

Mentre l’opinione pubblica attende la delucidazione del caso della "Fossa" e che finalmente venga svelato il mistero su "cosa sia effettivamente accaduto alle persone scomparse durante la guerra", è accaduto un altro increscioso incidente. È stata fatta irruzione nell’appartamento del procuratore pubblico di Kicevo, Kostadin Kizov, incaricato delle indagini sulla "Fossa". L’appartamento è stato messo sottosopra, l’archivio è stato distrutto e i vetri sono stati frantumati, ma non è stato rubato nulla.

"Appena sono rientrato a casa dopo l’esumazione dei corpi dalla fossa ho avuto la sorpresa dell’appartamento messo a soqquadro. Non ho idea di chi sia stato, ma sono sicuro che si tratti di un qualche avvertimento collegato con l’indagine in corso sul ritrovamento dei corpi", ha commentato subito dopo l’accaduto il procuratore.

Ma affinché il caso sia avvolto da un ulteriore mistero per far sì che appaia come un vero thriller, all’intreccio si è aggiunto anche il vicepresidente del partito di opposizione DPA (partito democratico degli albanesi) Iljaz Salimi. Il quale ha dichiarato che il nuovo presidente macedone, Branko Crvenkovski e l’attuale e al tempo della guerra ministro della difesa, Vlado Buckosvki, erano al corrente del caso della "Fossa".

"Ci sono parecchie cose che lasciano spazio ai dubbi. Crvenkovski e Buckovski al tempo della guerra erano membri del Consiglio di sicurezza . Lo ero anch’io, ma dal momento che non mi hanno chiamato ad alcune importanti riunioni sospetto che abbiano discusso proprio sulle persone scomparse e che fossero al corrente della ‘Fossa’", ha dichiarato Salimi.

Vlado Buckovski ha considerato la dichiarazione di Salimi come una "grossolana disinformazione". "È una falsa ricostruzione con la quale Salimi forse tenta di fuggire da qualche personale responsabilità" ha detto Buckovski.

Shina Tompson, portavoce della missione di polizia europea Proxima, ha dichiarato che il caso dei corpi ritrovati è "un dolente processo di riconciliazione tra le comunità etniche dopo il conflitto del 2001".

Oltre ai casi sunnominati, nel gennaio dello scorso anno sono stati ritrovati altri due corpi in un luogo chiamato la Valle del male, di fronte all’autostrada Kicevo-Ohrid. Sono stati trovati dai lavoratori della azienda "Makedonija put" mentre toglievano la neve dai binari della ferrovia. Un anno fa è stato inoltre ritrovato un altro corpo nei pressi della città di Veles, trasportato poi all’Istituto per la medicina legale di Skopje, dove è stato conservato per tre mesi. Ma siccome nessuno dei familiari ne ha fatto richiesta e nessuno è giunto alla identificazione è stato seppellito in una zona del cimitero di Skopje destinata alle persone non identificate.

Infine a sconvolgere ulteriormente l’opinione pubblica ci ha pensato pure Vanco Sehtanski, avvocato dei familiari dei Macedoni rapiti. Questi ultimi il mese scorso hanno avanzato un’accusa contro Ali Ahmeti, ex leader dell’UCK e ora leader del partito di governo, l’Unione democratica per l’integrazione (DUI). I familiari dei macedoni rapiti accusano Ahmeti di "crimini di guerra contro i civili". L’avvocato Sehtanski ha dichiarato che gli organi giudiziari e il pubblico ministero devono avanzare nel procedimento contro Ahmeti e chiedere al parlamento di togliergli l’immunità così che possa rispondere di fronte agli organi competenti. Secondo Sehtanski, Ahmeti rimarrà senza immunità. "Questo è un processo che non si può eludere nonostante il governo faccia il possibile per dimenticare il caso. Egli deve rispondere, perché non è possibile che non abbia avuto responsabilità per il rapimento di 12 Macedoni. Durante la guerra Ahmeti era il comandante supremo dell’UCK, ed è ormai accertato che i Macedoni sono stati rapiti dall’UCK".

Certo è che nessuno crede che la verità sulle persone scomparse vedrà la luce del sole, perché è evidente che al governo sono più interessati a sfruttare il caso per fini politici dimenticando che è in gioco il destino di 19 persone e delle loro famiglie.

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