Festival di Berlino: tanti Balcani e tanto Caucaso

Domani prende avvio la 64esima edizione del Festival di Berlino. Che quest’anno ha dedicato attenzione speciale alla Grecia, presente in tutte le sezioni, ma anche Georgia, Turchia e Romania sono ben rappresentate

05/02/2014, Nicola Falcinella -

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Immagine tratta da “Stratos - To Mikro Psari” del greco-cipriota Yannis Economides con Vangelis Mourikis, Vicky Papadopoulou e Petros Zervos.

Tanti Balcani e tanto Caucaso al 64° Festival del cinema di Berlino che si apre domani con “The Grand Budapest Hotel” di Wes Anderson con Ralph Fiennes, Tony Revolori, F. Murray Abraham, Mathieu Amalric e Adrien Brody.

Un occhio speciale è dedicato alla Grecia, presente in tutte le sezioni, ma anche Georgia, Turchia e Romania sono ben rappresentate. C’è invece poca Italia: il documentario “Felice chi è diverso” di Gianni Amelio e “In grazia di Dio” di Edoardo Winspeare enrambi in Panorama.

Macondo e Stratos

Tra i 20 film in concorso ci sono la produzione austriaca “Macondo”, film di debutto della regista tedesca di famiglia iraniana Sudabeh Mortezai girato in Cecenia con Ramasan Minkailov, Aslan Elbiev e Kheda Gazieva e “Stratos – To Mikro Psari” del greco-cipriota Yannis Economides con Vangelis Mourikis, Vicky Papadopoulou e Petros Zervos.

In “Macondo” l’undicenne Ramadan è alle prese con la vita da rifugiato, le responsabilità familiari e l’immagine del padre morto in guerra che ricorda a malapena. “Stratos” del regista noto per “Matchbox” e “Soul Kicking” è invece la storia di un sicario che vuole salvare l’uomo che l’aveva salvato.

Nuove tendenze

Grande attenzione all’est dalla sezione parallela Forum, da sempre molto attenta ai nuovi scenari e alle nuove tendenze. C’è il turco “Kumun tadı – Seaburners” di Melisa Önel su sceneggiatura di Feride Çiçekoglu (nota per aver scritto “Il viaggio della speranza” di Xavier Koller). Un traffico di immigrati clandestini tra un villaggio di confine e Istanbul nascosto dietro il trasporto di carbone di legna. Nel ruolo di una biologa straniera che conduce ricerche in zona e si innamora del protagonista c’è l’attrice croata Mira Furlan di “Papà è in viaggio d’affari”, “Gluvi barut”, “Cirkus Columbia” e “Venuto al mondo”.

Ancora il georgiano “Shemtkhveviti paemnebi – Blind Dates” di Levan Koguashvili (già autore di Street Days”) su un insegnante quarantenne con problemi con le donne e il greco “Sto spiti – At Home” di Athanasios Karanikolas. Tre registi slovacchi, Ivan Ostrochovský, Pavol Pekarčík e Peter Kerekes, hanno realizzato il documentario politico “Velvet T[]ists – Three Men Longing To Become Heroes” in coproduzione tra Slovacchia, Repubblica Ceca e Croazia.

Poco più a oriente, da tenere d’occhio ci sono il kazako “Nagima” di Zhanna Issabayeva e l’uzbeko “Chilla – 40 Days of Silence” di Saodat Ismailova, con le sue donne di diverse generazioni che affrontano i problemi esistenziali della loro età.

Ancora, tra i documentari, “Al doilea joc – The Second Game” del romeno Corneliu Porumboiu e la coproduzione Romania – Germania “Pădurea e ca muntele, vezi? – The Forest is Like the Mountains” di Christiane Schmidt e Didier Guillain.

Panorama

Numerosi i film proposti anche nell’altra sezione parallela, Panorama. Tra questi l’interessante opera seconda “Na kathese ke na kitas – Standing Aside, Watching” del greco Yorgos Servetas con Marina Symeou, Marianthi Pantelopoulou, Yorgos Kafetzopoulos e Nikos Georgakis. Protagonista è Marina, che durante la crisi torna da Atene al paese natale in campagna e trova lavoro come insegnante elementare. Si lega a un uomo più giovane che la tratta male, mentre anche la sua amica è picchiata dal fidanzato. Il turco “Kuzu The Lamb” di Kutluğ Ataman con Nesrin Cavadzade, Cahit Gök e Mert Taştan segna il ritorno dopo qualche anno del regista di “Lola + Bilidikid” e “Iki genç kiz – Two Little Girls”: in un villaggio dell’Anatolia orientale, una giovane donna è alle prese con la necessità di trovare un agnello da arrostire per la festa per la circoncisione del figlio di cinque anni.

Ci sono poi il georgiano (in coproduzione con la Francia) “Patardzlebi – Brides”, opera prima di Tinatin Kajrishvili con Mari Kitia e Giorgi Maskharashvili, e il turco-austriaco “Risse im Beton – Cracks in Concrete” di Umut Dağ con Murathan Muslu, Alechan Tagaev e Mehmet Ali Salman.

Tra le Shooting Stars, gli attori emergenti del cinema europeo che si presenteranno sulla scena internazionale, ci sono la romena Cosmina Stratan di “Oltre le coline” (già premiata a Cannes) e il serbo Nikola Rakocević visto in “Circles – Krugovi”.

Infine nel concorso cortometraggi sono in lizza il greco “Washingtonia” di Konstantina Kotzamani e il serbo “Sky Lines” di Nadine Poulain.

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