Ferrovia Adriatica, da Bari a Brindisi

Si conclude con la quinta e ultima puntata il nostro viaggio in Italia da nord a sud, lungo i binari che costeggiano l’Adriatico. A Brindisi, ultima tappa, lo sguardo del viaggiatore non si placa e guarda oltre, verso l’Egitto, il Golfo di Aden, Bombay…

04/05/2021, Fabio Fiori -

Ferrovia-Adriatica-da-Bari-a-Brindisi

Il monumento al marinaio a Brindisi (© FabioMitidieri/Shutterstock)

(Vai alla prima, seconda, terza e quarta puntata)

Le allegorie di Savinio, le sue mostruosità antropomorfe si materializzano in un ciclope bianco che vedo dal finestrino all’orizzonte. Svetta beato su un’isola di pini in un mare di periferia. Duplice, inaspettata apparizione. E’ il Faro di San Cataldo che cattura il mio sguardo con il suo lampeggio, in questa precoce oscurità solstiziale (NDR: il viaggio è stato fatto nel dicembre 2020). Il faro ha festeggiato 150 anni l’anno scorso, praticamente coetaneo della strada ferrata. Favoloso, positivista Ottocento! La stazione accoglie i viaggiatori dal 1864, il faro guida i marinai dal 1869. Scendendo a Bari, l’Adriatico è a due passi. Si attraversa il quartiere Murat e per Corso Vittorio Emanuele, si arriva all’ex Teatro Margherita, che sì precluse la vista del mare, ma accese le luci e la musica sull’Adriatico. Lo immagino sempre come un Rex in stile liberty, felicemente arenatosi nel porto vecchio.

Ma il mio spirito girovago a Bari non è mai soddisfatto se non vado in cima al Molo Sant’Antonio. Voglio lasciarmi alle spalle il turbinio della città, per trovare il silenzioso orizzonte dei marinai devoti a San Nicola. Sulla cima del molo, sorge il più bel fanale portuale dell’Adriatico; fanale a luce ritmica, funzione del segnalamento laterale dritta, periodo 5 secondi, colore G, fasi 1-4, altezza sul mare 17 metri, portata nominale 9 miglia nautiche, trascrivo fedelmente da “Fari e segnalamenti”, della Marina Militare. Costruito nel 1935 è un’elegante torre razionalista che meriterebbe ben altra attenzione architettonica, ma di certo, almeno per me, merita sempre un tuffo furtivo ed estatico dalla scogliera, in ogni stagione. Un tuffo, due bracciate e poi una focaccia, rigorosamente del Panificio Fiore. Luogo gastronomico di culto della Bari Vecchia, seguendo il consiglio oculato di Orietta, barese e romagnola, cioè adriatica, con animo e volto screziato dal Maestrale.

Purtroppo però, anche qui, oggi non posso scendere. Mi consolo ascoltando Rino Gaetano: “Mio fratello è figlio unico / Perché non ha mai trovato il coraggio d’operarsi al fegato / E non ha mai pagato per fare l’amore / E non ha mai vinto un premio aziendale / E non ha mai viaggiato in seconda classe / Sul rapido Taranto-Ancona …”. Suggerimento a tema, appena ricevuto via WhatsApp da Davide, amico e ciclo-guru, nonché fidato consigliere di faccende legate al “vecchio mondo”, tra cui i viaggi ferroviari.

La Freccia riparte verso l’ultima fermata: Brindisi. La stessa che per decenni è stata quella della Valigia delle Indie o Indian Mail. Per cui con fantasia metafisica questa Freccia è figlia del Peninsular-Express. Atmosfere d’altri tempi che rivivo sfogliando in rete la mitica guida ferroviaria inglese Bradshaw’s Guide, dedicata all’Italia. Pubblicata nel 1865, descrive brevemente anche un’Italia “Before the revolutinos of 1859-1860”, ancora divisa in una dozzina di stati. Per il viaggiatore inglese una babele non solo politica, ma anche linguistica ed economica, con un lunghissimo elenco di monete e relativo cambio con la sterlina. Oltre alla lira nuova, circolavano baiocco, carlino, scudo, grano, pistola, lira, piastra, zecchino e tante altre, che evocano fantasie da paese dei balocchi. Ritornando in carrozza, Brindisi si trova nella Section 3, Route 38, ultima stazione di quella che gli inglesi chiamavano “overland route to Egypt”. Una rotta di terra alternativa e più rapida per Alessandria, rispetto a quella che partiva da Marsiglia. “Only within 3 days’ sea passage”, un viaggio per mare di soli tre giorni, a bordo di un moderno piroscafo della P&O, la "Peninsular & Oriental Steam Navigation Company". Solo quattro anni dopo la pubblicazione della guida, verrà inaugurato il Canale di Suez, così che i viaggiatori potevano imbarcarsi a Brindisi e scendere direttamente a Bombay, con una navigazione che durava 22 giorni, tre in meno di quello che partiva da Marsiglia. Nel 1898 il servizio dei piroscafi per l’Oriente era assicurato una volta al mese anche dal Lloyd Austriaco, sempre sulla rotta Brindisi, Porto Said, Aden e Bombay, mentre con la P&O si poteva proseguire per Calcutta, la China, il Giappone e l’Australia. Nello stesso anno la P&O inaugurava il servizio con due fast steamers: Isis e Osiris, che navigavano alla incredibile velocità di venti nodi sulla rotta Brindisi – Port Said, riducendo la durata del viaggio da 12 a 4 giorni!“L’Italia, quasi molo di carico e scarico del commercio marittimo mondiale, si protende nel mediterraneo più che qualsiasi altra parte di Europa”, e il viaggio per mare “oltre che più disastroso, è sempre più lungo che non sia quello sulle ferrovie”, scriveva l’ingegner Antonio Romano nel 1869. Parole attualissime ancora oggi, riguardanti il traffico commerciale ma anche, più in generale, il destino geografico della Penisola, nei suoi drammatici risvolti umanitari.

Chiudo la Bradshaw’s Guide per guardare dal finestrino cos’è oggi Punta Perotti. Un parco, un’isola di verde pubblico stretta tra il lungomare e la ferrovia, lì dove negli anni Novanta vennero costruite, alcune “torri” mai completate e abbattute dieci anni dopo. Un ecomostro al centro di una lunghissima e controversa vicenda giudiziaria. Immediatamente dopo s’intravedono dal treno gli ultimi lacerti adriatici. La strada ferrata s’allontana dalla riva, attraversando una campagna urbana, produttiva e artistica, sempre che s’apprezzi l’arte contemporanea, la land art e nella fattispecie il lavoro del grande artista bulgaro Christo. Il naylon che copre le vigne sostituisce le acque e oggi lo Scirocco rende ancora più suggestiva questa installazione, questa farmer land art delle Terre di Bari. Mola, Polignano e Monopoli sono le ultime stazioni, prima di entrare nella Terra d’Otranto, riprendendo la geografia pre-unitaria. Se il mare a sinistra rimane invisibile, a destra invece le Murge prendono la scena. La prima donna è adesso Ostuni, luminosa dama bianca del Salento. Terra rossa, muretti a secco e ulivi, ulivi, ulivi. Piante secolari, da qualche anno aggredite e sterminate da una peste batterica di cui non si vede la fine. “Xylella dilaga, 150 ulivi infetti e tre focolai tra Ostuni e Fasano”, titola la Gazzetta del Mezzogiorno di qualche settimana fa che sfoglio, abbandonata da qualcuno sui sedili dall’altra parte del corridoio. Non faccio in tempo a finire l’articolo che il treno rallenta, attraversando la stazione di Brindisi – Perrino. Eccomi arrivato, scendo dal treno, puntuale come un Peninsular-Express, alle 15:24, pronto a regalarmi una nuova flanerie adriatica, nel grande porto più orientale d’Italia. Brindisi, “the ancient Brundisium, at the end of Via Appia … natural Double Harbour, one of the best in Italy”.

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