Fermento in Vojvodina
Sale la tensione in Vojvodina e il timore che possano verificarsi divisioni e conflitti su base etnica. L’insediamento della nuova sindaca del Partito radicale non fa che aumentare il fermento di una scena politica già di per sé piuttosto accesa
Tre settimane sono trascorse dal termine delle elezioni locali e provinciali, ma la crisi politica scatenatasi sulla Vojvodina non si arresta.
Oltre a dare il proprio voto alle elezioni locali, i cittadini della Vojvodina hanno eletto anche i propri rappresentanti per il consiglio della provincia, e ciò sulla base della nuova procedura che prevede due turni elettorali: il primo secondo il sistema proporzionale e l’altro secondo quello di maggioranza. La complicata procedura elettorale, l’aumento delle tensioni inter etniche a qualche mese dalle elezioni locali, ma anche la dichiarata insoddisfazione della maggior parte dei cittadini della provincia per il lavoro svolto dal governo della DOS in Vojvodina, hanno fatto sì che il grado di astinenza degli elettori aumentasse rispetto alle precedenti elezioni, sicché il Partito radicale serbo (SRS) è riuscito ad ottenere il miglior risultato.
L’Assemblea della Vojvodina è composta da centoventi deputati, e il numero più alto di mandati è stato ottenuto proprio dal Partito radicale serbo, con 37 deputati che siederanno nei banchi dell’Assemblea. Il secondo è il Partito democratico (DS) con 30 deputati e 4 consiglieri. Poi seguono i "partiti della Vojvodina", ossia quei partiti che rappresentano le altre comunità nazionali il cui appoggio è necessario al blocco democratico per formare il governo della provincia. Tuttavia, un ruolo determinante, almeno in questo momento, è giocato dal Partito democratico della Serbia (DSS), il cui sostegno è necessario tanto all’uno che all’altro blocco per poter formare il governo e garantire una stabile maggioranza.
Un’ulteriore conferma della riuscita dei radicali in Vojvodina è l’elezione del loro candidato, Maja Gojković, a sindaco della città di Novi Sad. La signora Gojković, già insediata nella nuova funzione, ha vinto contro il suo rivale del Partito democratico per qualche centinaia di voti, riuscendo in tal modo a capitalizzare un aumento di popolarità del suo partito in Vojvodina, ma grazie anche all’evidente boicottaggio e insoddisfazione di una parte dei cittadini, che non hanno appoggiato il candidato democratico.
Nel frattempo, non cessano i calcoli post elettorali e i "commerci" tra i partiti. Questa volta è il Partito democratico della Serbia quello che detta il tempo e le condizioni, rimanendo ancora incerto su quale delle due opzioni accogliere ed appoggiare. Fino ad ora in tutte le apparizioni pubbliche i funzionari del partito del premier Koštunica hanno dichiarato che, dove sarà possibile, formeranno il governo con i rappresentanti del Partito democratico, tuttavia, è altrettanto noto che, quando si tratta della Vojvodina, sono pronti ad offrire il loro appoggio ai radicali. Così che la segreteria di Novi Sad del DSS ha dichiarato che è più vicina alla coalizione con i radicali, ma la decisione finale verrà presa dalla segreteria nazionale.
A giudicare dalle valutazioni degli analisti, i prossimi giorni mostreranno come si risolverà la crisi in Vojvodina, ma sarà data una risposta anche alla questione se ci saranno le elezioni anticipate in Serbia e prima di quanto ci si aspetti. La decisione su questa questione dipenderà dalla continuazione dei colloqui tra il Partito democratico e il Partito democratico della serbia, dalla preparazione dei loro leader nel trovare un compromesso e dalle valutazioni degli organi di partito su quale sia in questo momento la soluzione migliore per i rispettivi partiti.
Il DSS prenderà una decisione sulla coalizione per la Vojvodina, e in particolare a Novi Sad, sulla base del comportamento del DS nel parlamento repubblicano. D’altra parte, il governo del premier Koštunica si confronta quotidianamente con il problema di come mantenere una maggioranza sulle sue proposte, e ciò si riferisce in particolare alla proposta di ridefinizione del bilancio, per l’approvazione del quale sono necessari anche i voti dei deputati di Tadić (DS).
In questi giorni tra l’opinione pubblica serba si specula sul fatto che i colloqui tra i due più forti partiti di orientamento democratico sono caratterizzati da reciproche imposizioni di condizioni, sicché anche la soluzione della situazione in Vojvodina è letta in questa ottica.
Se l’accordo non dovesse essere raggiunto e se entro il 19 novembre non fosse costituita la nuova compagine governativa del consiglio della città, gli esperti in legislazione ritengono che a Novi Sad potrebbe esserci con la possibilità dell’introduzione di una amministrazione forzata. Secondo la legge in vigore sulla autonomia locale, l’amministrazione forzata sarebbe eseguita da un organo composto da cinque membri che svolgerebbe le funzioni del consiglio comunale, e sarebbe nominato dal governo della Serbia.
L’attuale fermento politico e l’inesistenza di un consenso tra i rappresentanti del versante democratico si sviluppano in un clima già piuttosto teso sul profilo inter etnico. Nonostante non ci siano conflitti aperti, la maggior parte dei cittadini della Vojvodina teme un’escalation della tensione nei prossimi mesi. Il problema più temuto è la radicalizzazione della Vojvodina, vale a dire la possibilità che gli appartenenti alle altre comunità nazionali siano messi a confronto con una forte pressione politica, cosa che, nel peggiore degli scenari, condurrebbe ad una divisione sociale e alla fine ad un conflitto aperto.
Incidenti si sono già verificati a Novi Sad, durante i festeggiamenti dei radicali dopo la vittoria di Maja Gojković, quando un gruppo di hooligan ha mandato in frantumi il lampione appena installato davanti alla porta della chiesa cattolica, nel centro della città. Gli hooligan, fra i quali si presume ci fossero elementi del Partito radicale, hanno distrutto pure i cartelloni e banchetti degli altri partiti politici. Casuale o no, sembra che questo sia un chiaro messaggio sul fatto che per i prossimi quattro anni a Novi Sad sarà in vigore una diversa politica "filoserba".
Va tenuto presente che la situazione in Vojvodina non è un tema trattato solo in Serbia. Diversi funzionari internazionali in questi giorni hanno rimandato la visita a Novi Sad, in attesa che si chiarisca la situazione e facendo ancora una volta appello alle forze democratiche perché continuino con lo sforzo comune di smorzare le tensioni e di assicurare la stabilità della provincia. Così per esempio Michael Polt, l’ambasciatore degli USA a Belgrado, ha improvvisamente rimandato la visita a Novi Sad, senza fornire alcuna motivazione ufficiale.
Si teme che numerose relazioni diplomatiche e attività della comunità internazionale vengano sospese con l’arrivo della sindaca radicale, e se questo partito dovesse formare il governo provinciale, le conseguenze potrebbero essere ancora più pesanti ed evidenti. Ci si aspetta, inoltre, che venga interrotto il consistente aiuto economico a Novi Sad, ossia che si continuerà negli investimenti solo di quelle aree della Vojvodina in cui figura al potere l’opzione democratica.
Il fermento della Vojvodina, insieme alle imminenti elezioni in Kosovo, e la consegna degli accusati di crimini di guerra rappresentano i temi più attuali della politica serba e della scena sociale. Ma certamente un altro dei problemi più seri è il grande malumore dei cittadini della Vojvodina e la loro paura che possa accadere una seria divisione su base etnica, cosa che fino ad ora non è mai capitata.
L’ambiente sociale della Vojvodina è noto per la presenza di un alto grado di tolleranza e di stima reciproca fra tutte le comunità etniche, cioè per quella atmosfera di fiducia che è stata invece compromessa dai nuovi accadimenti. Se i partiti democratici, l’intera opinione pubblica democratica della Vojvodina, ma pure i rappresentanti della comunità internazionale dai quali ci si attende parecchio, non giungeranno a breve ad un accordo su una strategia comune e sulla diminuzione della tensione, è realistico attendersi un’ulteriore divisione e un aumento del bacino elettorale dei radicali. Inoltre, la non certo invidiabile situazione economica e le difficili condizioni sociali, contribuiscono solo a radicalizzare l’orientamento degli elettori e ad aumentare l’instabilità della scena politica della Vojvodina.