Faida diplomatica tra Azerbaijan e Russia
L’omicidio di due cittadini azeri a fine giugno, commesso durante un’operazione del Servizio di Sicurezza Federale russo, innesca la reazione dell’Azerbaijan. Il botta e risposta diplomatico tra Mosca e Baku si è trasformato in una sorta di faida

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Putin e Aliyev - © miss.cabul/Shutterstock
Il 27 giugno 2025 una nuova tragedia ha scatenato una faida diplomatica fra Azerbaijan e Russia, sullo sfondo di un rapporto sempre più complesso.
I fratelli Ziyaddin e Huseyn Safarov, con doppia cittadinanza russa e azera, sono stati uccisi durante un raid del Servizio di Sicurezza Federale russo (FSB) a Ekaterinburg. Secondo il loro fratello, Sayfaddin Huseynli, Ziyaddin e Huseyn sono stati torturati a morte senza un giusto processo, e ci sarebbero altri 9 detenuti azeri sottoposti a trattamenti brutali, tra cui percosse e scosse elettriche, metodi ampiamente documentati come frequenti tra le forze di sicurezza russe.
Il Ministero degli Esteri azero ha condannato fermamente le uccisioni, chiedendo un’indagine immediata e l’assunzione di responsabilità da parte delle autorità russe. È stato convocato l’incaricato d’affari russo a Baku per protestare formalmente e chiedere giustizia.
L’Azerbaijan ha cancellato la visita del vice primo ministro russo Alexey Overchuk. Il Parlamento azero si è ritirato dalla 23a riunione della Commissione di cooperazione interparlamentare Azerbaijan-Russia a Mosca, adducendo come motivazione i ripetuti atti di violenza etnica da parte delle autorità russe.
Dopo il rimpatrio delle salme dei fratelli Safarov, la Procura Generale dell’Azerbaijan ha aperto un procedimento penale. L’inchiesta ha accertato che le forze di sicurezza russe, tra cui la Guardia Nazionale, il Ministero degli Interni e l’FSB, hanno arrestato diversi azeri e li hanno sottoposti a torture, con gravi percosse durante gli arresti e la custodia.
Il medico legale ha confermato che Huseyn Safarov è morto per shock post-traumatico ed emorragico causato da lesioni multiple, mentre suo fratello Ziyaddin è morto in modo simile in un veicolo di servizio.
Sulla base di queste conclusioni, l’Azerbaijan ha avviato procedimenti penali per omicidio di gruppo, omicidio con estrema crudeltà e tortura con gravi conseguenze, applicando leggi che consentono il perseguimento di reati contro cittadini azeri all’estero. È stata costituita una squadra investigativa congiunta e le autorità azere si sono impegnate a ricorrere a tutti i mezzi legali, inclusa la cooperazione internazionale, per garantire l’accertamento delle responsabilità.
Il patatrac diplomatico
Il 1° luglio, il Ministero degli Esteri russo ha convocato l’ambasciatore azero Rahman Mustafayev. Il vice ministro degli Esteri russo Mikhail Galuzin ha criticato le azioni definite ostili dell’Azerbaijan, accusandolo di aver deliberatamente minato i legami bilaterali attraverso incontri annullati e una presunta campagna mediatica russofoba presumibilmente orchestrata da funzionari azeri.
La Russia ha difeso le sue operazioni di polizia come azioni legali contro la criminalità, compresi reati commessi da cittadini azeri, e ha respinto le accuse di abusi. Mosca ha affermato di aver condiviso informazioni dettagliate con le autorità azere.
Il Ministero degli Esteri azero ha risposto chiarendo che l’ambasciatore Mustafayev ha presentato contestualmente a sua volta una nota di protesta formale in cui condannava l’eccessiva crudeltà dei raid, le violazioni della stessa legge russa e dei diritti umani e l’intolleranza etnica osservata sia nei raid che nella copertura mediatica. Baku ha chiesto un’indagine approfondita e l’assunzione di responsabilità.
Il giorno seguente, anche l’Azerbaijan ha convocato l’ambasciatore russo per esprimere ulteriore protesta contro le azioni dannose della Russia. La spiegazione russa, che ha attribuito l’incidente ad attività criminali, è stata nettamente contraddetta dalla violenza osservata e dalle perizie degli esperti.
L’Azerbaijan ha respinto le affermazioni della Russia che le azioni di Baku sarebbero un’ingerenza e ha sottolineato la necessità di un’indagine obiettiva. L’incontro ha anche sollevato questioni irrisolte, come l’incapacità della Russia di indagare in modo trasparente sull’abbattimento di un aereo di linea azero nello spazio aereo russo l’anno precedente.
L’Azerbaijan ha criticato la Russia per le campagne di disinformazione e la retorica ostile che minano la sovranità azera, esortando la Russia ad adottare misure per allentare le tensioni e ripristinare il rispetto reciproco.
Fallito un tentativo di riavvicinamento in cui Mosca si è giocata la carta di Alexandr Kurenkov, ministro russo per le Situazioni di emergenza, che si trovava in Azerbaijan per un incontro multilaterale e che è notoriamente in buoni rapporti con gli azeri. Ma è tornato da Baku a Mosca a mani vuote, poiché Ilham Aliyev si è rifiutato di incontrarlo, anteponendo precondizioni in merito al riconoscimento dell’abbattimento dell’aereo Embraer E190 nel dicembre dello scorso anno.
Kurenkov intendeva tenere un incontro informale con il presidente azero ma è stato costretto ad abbreviare la durata della sua visita nella Repubblica dato il diniego degli ospitanti. Il giorno seguente Elshan Ibrahimov, capo della diaspora azera nella regione di Mosca, è stato privato della cittadinanza russa ed espulso dalla Russia.
Continua la guerra dell’informazione
I media azerbaijani hanno lanciato una campagna critica, denunciando quelle che hanno descritto come discriminazione etnica e politiche scioviniste da parte di Mosca. Importanti testate giornalistiche come Azertag e APA hanno pubblicato articoli che accusavano la Russia di pregiudizio sistematico e brutalità nei confronti degli azeri.
I leader politici hanno fatto eco a queste critiche: Samad Seyidov, presidente della Commissione per le relazioni internazionali del Parlamento, ha accusato la Russia di pregiudizio e ha fatto riferimento a provocazioni, tra cui attacchi informatici ai siti web azeri e il rifiuto di accesso parlamentare ai parlamentari azeri. L’episodio di sangue ha aperto il vaso di Pandora.
Il Ministero degli Interni azero ha intrapreso un’azione contro la sede di Baku dell’agenzia di stampa russa Sputnik. I funzionari hanno dichiarato che Sputnik Azerbaijan stava continuando a operare illegalmente dopo aver perso l’accreditamento nel febbraio 2025. I tribunali azeri hanno ordinato quattro mesi di custodia cautelare per il direttore esecutivo Igor Kartavykh e il caporedattore Yevgeny Belousov.
Questi arresti hanno scatenato forti proteste da parte di Mosca, che ha definito gli arresti oltraggiosi e ha chiesto l’immediato rilascio dei giornalisti. L’Azerbaijan ha difeso le proprie azioni, affermando che Sputnik Azerbaijan ha continuato a operare illegalmente dopo la notifica ufficiale di cessazione delle operazioni.
Il Ministero degli Esteri azero ha sottolineato che tutte le misure investigative erano legali e conformi sia al diritto interno che agli obblighi internazionali. Ha respinto le critiche della Russia come un’ingerenza ingiustificata negli affari interni e ha contrapposto la sua applicazione legale al trattamento illegittimo da parte della Russia nei confronti dei cittadini azeri. Altri cittadini russi sono stati arrestati con l’accusa di spaccio di droga e sono apparsi visibilmente malmenati dopo l’arresto.
Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha espresso rammarico per le azioni dell’Azerbaijan, affermando che le attività di polizia a Ekaterinburg non avrebbero dovuto portare a tali ricadute diplomatiche. Pur non avendo rilevato piani immediati per una comunicazione diretta tra i presidenti Vladimir Putin e Ilham Aliyev, ha sottolineato che il dialogo tra i due leader rimaneva possibile.












