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Fabbrica Autonoma Rog: uno spazio in meno di libertà
Lo scorso gennaio, con l’inizio della sua demolizione, è stata posta fine alla Rog. L’ex fabbrica di biciclette venne chiusa nel 1991 e i suoi spazi furono poi occupati nel 2006. Offriva spazio a oltre 500 gruppi creativi. Abbiamo incontrato Zana Fabjan Blažič, una delle animatrici di quest’esperienza
C’è delusione, ma anche tanta voglia di ricominciare. È passato ormai più di un mese dall’incursione delle autorità locali nella Fabbrica Autonoma Rog di Lubiana. Uno spazio autogestito nel quale hanno trovato rifugio migranti, persone ai margini della società, artisti del circo.
Se da una parte le autorità locali spiegano che la demolizione era dovuta e spazio a queste attività verrà dato altrove, Zana Fabjan Blažič che della Fabbrica Rog è l’anima da 15 anni, teme che il sogno possa finire. L’abbiamo incontrata nella sua abitazione di Lubiana, non molto distante dalla ex Fabbrica Autonoma. Racconta con commozione e in un inglese perfetto i fatti di cronaca e la storia di quel luogo.
Negli ultimi 15 anni sono centinaia le persone che hanno utilizzato gli spazi della Fabbrica Autonoma per le proprie attività e migliaia coloro che hanno partecipato ai vari eventi che sono stati proposti all’interno di quello spazio. “Persone che non hanno ceduto ai dettami della cultura capitalistica, – afferma Blažič – pattinatori, artisti dei graffiti, artisti del circo e altri, che nonostante le pressioni della capitale e della polizia, hanno saputo rendere questa città viva, attiva e degna di essere vissuta”.
La sociologa e antropologa slovena promette battaglia: “Non ci fermeremo. Non possono calpestare in questo modo la voglia di far crescere qualcosa di buono. Dopo anni di procedimenti giudiziari sono passati alla forza, senza avere idee sullo sviluppo futuro della Rog”.
A destare maggiore perplessità per Zana è stato l’uso dei metodi violenti da parte della società di sicurezza entrata nella Fabbrica Autonoma. Alcuni manifestanti che si opponevano all’ingresso sono stati feriti. "Riteniamo ancor più assurdo sfrattare una gran massa di persone in un periodo di pandemia”.
Lo sgombero non è stato indolore. In un comunicato di Rog si sottolinea come dodici manifestanti sono stati arrestati e, per alcuni di loro, si siano rese necessarie le cure mediche. Fin dalla sua apertura i rapporti tra la Fabbrica Autonoma Rog e le autorità locali sono sempre stati decisamente tesi. “Il comune di Lubiana non tollera il fatto che mostriamo lo specchio della loro politica che sta trasformando la città in una Disneyland per i turisti – aggiunge Blažič – e stanno mettendo il profitto davanti alle persone. Mostrano i paesaggi verdi e nascondono le cose che non vanno. Questo è il motivo per cui hanno annunciato una guerra totale contro di noi”.
Diverso il parere del comune di Lubiana che avrebbe agito sulla base dell’uso illegale dell’area Rog ed è intervenuto con tutti i permessi del caso. "Ci saremmo aspettati una scadenza decente per poter concludere i progetti in coso – conclude Blažič – invece il comune ha abbandonato ogni forma di dialogo. Negli ultimi mesi stiamo assistendo a vari attacchi alla società civile, Radio Student, Metelkova e altri. Continueremo la nostra battaglia per le libertà e per trovare un altro spazio dove poter continuare ad aiutare chi ha bisogno".