EXIT 2021: schiaffo imprudente alla pandemia?
Si è concluso da poco il festival musicale “EXIT”, il primo grande evento di massa in Serbia dopo più di un anno di pandemia. Seppur organizzato seguendo un rigido protocollo di procedure e controlli, il paese si interroga sull’opportunità del megaraduno
Lunedì 12 luglio, all’alba, si sono spenti i riflettori sul festival musicale più importante d’Europa, l“EXIT Festival” di Novi Sad, in Serbia; i cancelli della fortezza di Petrovaradin, luogo dell’evento per 4 giorni, sono stati varcati quest’anno da quasi 200.000 appassionati provenienti da 70 paesi. Scene come quelle nel capoluogo della Vojvodina, pieno di turisti scatenati nelle vie del centro e puntellato di tendopoli e accampamenti di fortuna nei pressi della spiaggia cittadina sul Danubio, non si vedevano in Europa da un anno e mezzo e hanno fatto sentire ai non più giovanissimi un brivido lungo la schiena. La variante delta del coronavirus è stata registrata e preoccupa anche in Serbia e gli appelli degli esperti erano e sono ora più che mai rivolti alla prudenza. Il paese è ancora lontano dall’immunità di massa e sembra essersi bloccato sulla campagna vaccinale dopo un inizio da primattore in Europa. A seguito di una lunga e forzata pausa a causa dell’epidemia e l’annullamento dell’evento musicale del 2020, la voglia di stare insieme senza paure l’ha però spuntata sulla paura del virus e sulle raccomandazioni alla prudenza.
Un gran numero di media internazionali, dall’inglese BBC alla rivista musicale statunitense Billboard, avevano definito “storica” questa edizione, la prima di un grande festival musicale europeo post-pandemia, svoltosi oltretutto in un momento in cui altre manifestazioni del genere rimangono in stand-by. “Dopo una serie di false partenze per i festival musicali in tutta Europa, mentre gli organizzatori affrontano continui cambiamenti nelle normative governative e nei protocolli di sicurezza, EXIT procede spedito grazie a un protocollo di sicurezza sicuro e verificato” aveva annunciato appunto “Billboard”. Decine di festival musicali europei sono stati cancellati o spostati al 2022, come il “Szigetfest” in Ungheria e il “Tomorrowland” in Belgio, per citare i più famosi.
Protocolli
Ma come è stato possibile arrivare ad un’organizzazione “sicura” di un così grande evento di massa? Già a maggio i principali attori dell’industria delle manifestazioni, riuniti nell’associazione “Safe Events Serbia”, avevano avviato i motori della mostruosa macchina organizzativa, presentando un cosiddetto Protocollo (in verità 2 da implementarsi a cascata) creato sulla base di studi scientifici condotti su diversi eventi-prova minori in Germania, Gran Bretagna, Spagna, Paesi Bassi e altri paesi. I risultati mostravano che se l’ingresso a concerti e festival fosse stato consentito solo a coloro che erano stati vaccinati, che avevano sviluppato gli anticorpi o che erano risultati negativi al test, il rischio di diffusione del contagio diventava quasi trascurabile, anche senza l’uso di mascherine o distanziamenti.
Il documento, con il parere positivo dell’Istituto comunale per la sanità pubblica di Belgrado e dei principali epidemiologi del paese riuniti nell’Unità di crisi per la lotta contro il coronavirus delle città di Belgrado e Novi Sad, era stato presentato al governo della Serbia: la Serbia aveva in quel periodo uno dei migliori tassi di vaccinazione al mondo e il via libera più importante, quello appunto del comitato di crisi, era stato dato senza nessuna remora a fine giugno. Giusto per capire la voglia di normalità che si respirava, il pacchetto di biglietti in vendita per la prima serata era andato esaurito in 6 minuti, mandando in tilt il sito dell’evento.
Il Protocollo prevedeva quindi la possibilità di ingresso all’EXIT solo a chi avesse un certificato di vaccinazione o un certificato che attestasse la presenza di anticorpi, un test PCR negativo non più vecchio di 48 ore, o un test antigenico effettuato prima dell’arrivo in Serbia o da eseguirsi gratuitamente nella zona fiera della città, che avrebbe eseguito, secondo le ultime fonti, 14.000 di questi tamponi (meno di 10 i positivi). Gli organizzatori erano inoltre tenuti a fornire un numero adeguato di stazioni di disinfezione per le mani, servizi igienici e bar, un numero maggiore del solito di squadre di emergenza e, ove possibile, consentire pagamenti senza contatto o con gettoni.
Le procedure che abbiamo applicato si basano su delle ricerche scientifiche fatte in tutta Europa negli ultimi mesi e crediamo che il percorso che abbiamo intrapreso qui a Novi Sad diventerà un caso di studio a venire per tutta l’industria dei festival. Ci sono molti nostri amici del settore e dei media che seguiranno il nostro modo di operare nell’organizzazione futura di altri festival”, ha affermato Sanjin Đukić, direttore delle pubbliche relazioni di EXIT.
L’organizzazione del megaraduno è servita soprattutto a far ripartire l’industria delle manifestazioni, che porta 200 milioni di euro all’anno nelle casse dell’industria turistica serba, dando lavoro a decine di migliaia di persone, e che insieme a cultura, turismo e ristorazione ha un peso importante nel quadro economico generale del paese; gli organizzatori hanno però posto l’accento su un altro aspetto non meno importante dell’evento e cioè la salute mentale degli adolescenti; secondo le ultime ricerche più di 14 mesi di pandemia hanno lasciato il segno sulla psiche dei giovani e i problemi legati alla depressione giovanile sarebbero aumentati fino al 700%; ecco perché, secondo Dušan Kovačević, fondatore e direttore dei EXIT, il ritorno all’organizzazione di eventi aiuterebbe in modo significativo il recupero della salute mentale dei ragazzi: “Non ci sono parole adeguate per descrivere la magia, il livello di energia, le emozioni e la voglia di libertà che si sono percepiti in questi quattro giorni. EXIT di quest’anno non è stato solo un festival, è stato un movimento di persone pronte – nonostante tutte le incertezze, le cancellazioni dei viaggi, i test PCR e altri ostacoli – a stare insieme e divertirsi grazie al potere della musica”.
Le possibili conseguenze
Sono proprio i giovani, d’altro canto, a rappresentare ora il problema più grande, a causa dell’esiguo numero tra loro di persone vaccinate: “Appena poco più del 17% dei ragazzi tra i 18 e i 30 anni è stato vaccinato. C’è molto lavoro da fare e dobbiamo trovare il modo di motivare le persone, soprattutto i giovani che si muovono di più e che sono più a rischio di essere contagiati e di trasmettere il virus”, ha detto il direttore del Centro clinico della Serbia, Milika Ašanin, che ha poi aggiunto: “Temiamo che le prossime due o tre settimane tutti questi grandi raduni e celebrazioni si facciano sentire. Mi sembra che ci siamo rilassati troppo e faccio appello a tutti coloro che organizzano feste e grandi raduni di prendersi cura degli ospiti, indipendentemente dal fatto che siano stati o no vaccinati. Non sono sicuro che tutti rispettino le misure di sicurezza”.
Subito dopo anche Darija Kisić Tepavčević, epidemiologa che è attualmente ministra del Lavoro e membro dell’Unità di crisi, ha ricordato che la situazione è per il momento stabile, ma può facilmente sfuggire al controllo e che l’unico modo per uscirne è vaccinarsi: “Il vaccino protegge dalla malattia e dai decessi, ed è una responsabilità collettiva proteggere non solo noi stessi ma anche chi amiamo di più. La prima dose è stata ricevuta da 2.772.927 persone, mentre 2.642.507 persone sono state completamente vaccinate, ovvero il 49% degli abitanti adulti del nostro paese; questa percentuale non basta se vogliamo essere il più pronti possibile per l’autunno che è la stagione delle infezioni respiratorie”. Se le cose sono state fatte bene e in modo corretto sarà più chiaro tra alcuni giorni, quando le statistiche diranno se la curva dei contagi è tornata pericolosamente a crescere.