Ex Jugo: la miseria dei pensionati

La drammatica condizione degli anziani nei paesi dell’ex Jugoslavia. In Slovenia sopravvivono, in Croazia sono al di sotto della soglia di povertà, in Bosnia Erzegovina e Serbia sono alla fame. I dati dell’inchiesta di Novi List. Nostra traduzione

09/11/2006, Redazione -

Ex-Jugo-la-miseria-dei-pensionati

Di Ladislav Tomičić e Bojana Oprijan Ilić, Novi List, 6 novembre 2006 (tit. orig. U Sloveniji skromni, u Hrvatskoj siromašni, u Srbiji i BiH gladni)
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Ivana Telebak

I pensionati croati, con una pensione media di 250 euro, sono il doppio più poveri di quelli sloveni (500 euro al mese) e ricchi più del doppio dei pensionati della Bosnia Erzegovina (112 euro). Se paragonati ai pensionati della Serbia, che mediamente ricevono 160 euro al mese, si potrebbe anche dire che i pensionati croati non se la passano male. Tuttavia, nessun paragone può cancellare il fatto disastroso che i pensionati dei paesi della ex Jugoslavia sono la categoria sociale messa peggio. Negli ultimi dieci anni le metropoli di questi paesi risplendono della stessa immagine: i vecchi che, nel tardo pomeriggio, si recano ai mercati per raccogliere i resti della verdura che potrebbero essere commestibili. Se escludiamo la Slovenia, l’unico membro dell’Unione europea di tutti i paesi del territorio della ex Jugoslavia, in realtà la media dello standard pensionistico nei paesi che sono nati sul territorio della ex Jugoslavia, è fra la miseria e la "sopravvivenza tiratissima".

In Serbia solo un pensionato su dieci percepisce entrate più alte della soglia di povertà, mentre il 35% vive sotto la soglia della fame e il 55% sotto la soglia di povertà. Il numero totale di pensionati in Serbia è di 1,2 milioni di persone. In Croazia la situazione è solo un po’ meglio: il 60%dei pensionati riceve una pensione di poco più alta della soglia ufficiale di povertà, fissata a circa 1.850 kune poco più di 250 euro, ndt

La cosa interessante è che i pensionati serbi e croati hanno problemi quasi identici: il calo continuo della pensione media rispetto allo stipendio medio, la restituzione del debito pensionistico e la continua lotta per un modello coordinato di pensioni sempre più adeguato.

I nuovi pensionati – il grande problema

Ricordiamo che, sulla base della raccomandazione dell’FMI (Fondo Monetario Internazionale), il Governo di Ivo Sanader recentemente ha cambiato il modo di armonizzare le pensioni, e una cosa identica è successa anche in Serbia, in base alle raccomandazioni della stessa organizzazione. I due governi, quello serbo e quello croato, ovviamente hanno ricevuto dall’FMI le stesse raccomandazioni per risolvere "le questioni pensionistiche", così è stata spostata in modo parallelo anche l’età per andare in pensione. Da non molto in Serbia gli uomini vanno in pensione a 65 anni, come in Croazia. Per il calcolo della pensione non viene presa in considerazione la media dei dieci anni migliori come si faceva una volta, ma il totale degli anni lavorati, che abbassa in modo significativo il livello della pensione. Per questo un grande problema attende entrambi i paesi, e si tratta dei nuovi pensionati, che lo Stato alla fine del periodo lavorativo ringrazia con la formula: più hai lavorato meno prenderai.

Per quanto riguarda lo standard dei pensionati della Bosnia Erzegovina (BiH), la situazione è disastrosa. La pensione media di 112 euro al mese mette tutti i pensionati della Bosnia Erzegovina nella categoria sociale più a rischio di tutta la popolazione, così i governi della Federazione e della Republika Srpska sono costretti a ingannare i pensionati con delle misere aggiunte di una decina di marchi convertibili. Siccome il valore del paniere in BiH si aggira attorno ai 240 euro, è chiaro che i pensionati di quel paese con le loro entrate non riescono a coprire nemmeno la metà dei loro bisogni primari.

La tendenza agli standard sloveni

Di tutti i paesi in transizione del territorio della ex Jugoslavia, la meglio l’hanno avuta i pensionati sloveni, che riescono a mantenere il livello della pensione addirittura ad un valore del 60 percento dello stipendio medio. In tutti gli altri paesi della regione il valore della pensione rispetto allo stipendio medio è in continuo calo.

Il motivo principale del "benessere pensionistico" che c’è in Slovenia è dovuto al fatto che il paese non è stato appesantito dalle conseguenze degli avvenimenti bellici, ma i meriti per un funzionamento efficace del sistema pensionistico vanno certamente attribuiti anche al fatto che i pensionati sloveni sono politicamente organizzati già dall’indipendenza della Slovenia. Fino al giorno d’oggi, il DeSUS pensionistico agisce come un partito ben organizzato, con cinque, sei rappresentanti in parlamento. Il partito pensionistico croato per svolgere il proprio lavoro si basa in modo particolare sull’esperienza dei pensionati sloveni.

"Il nostro scopo è raggiungere lo standard pensionistico che hanno i pensionati sloveni e credo che possiamo riuscirci se realizziamo tutti i programmi che abbiamo accordato con il Governo", dice il presidente del Partito croato dei pensionati, Vladimir Jordan.

Inadeguati modelli di armonizzazione

Tuttavia, per i pensionati croati un importante ostacolo nel raggiungere gli standard pensionistici sloveni è rappresentato dalle pensioni privilegiate e dalle pensioni con importo determinato da leggi particolari, percepite dai veterani croati e dagli impiegati dell’Esercito croato in pensione.

A differenza dei semplici pensionati, con una pensione media di circa 250 euro, i veterani croati in pensione hanno già raggiunto gli standard sloveni. Di loro circa 44 mila riceve una pensione di un importo medio di 5,5 mila kune circa 750 euro, l’importo più alto della pensione slovena media. Un brigadiere croato in pensione, per esempio, riceve circa 6.500 kune al mese circa 880 euro. Ci sono anche compensi occasionali per i volontari croati pari ad un importo di 3.900 kune circa 530 euro, percepiti da 5.500 veterani.

Nell’Esercito croato ci sono circa 11 mila pensionati con una pensione media di 3 mila kune. Queste uscite non sono riconosciute dal fondo pensionistico sloveno.

Prendendo in considerazione tutto questo, è chiaro che le maggiori vittime dei paesi in transizione creatisi dopo il crollo dell’ex Jugoslavia sono proprio i pensionati, fatto che non impedisce alle nomenclature dei governi dei paesi menzionati di trovare il modo di risparmiare ulteriormente a spese delle pensioni. Il modo migliore per risparmiare sui pensionati sono certamente i modelli non adeguati di armonizzazione delle pensioni, un fatto che sulla propria pelle è sentito di più dai pensionati della Serbia e della Croazia. Nessun modello di armonizzazione, nemmeno il migliore può salvare i pensionati della Bosnia Erzegovina dalla povertà, mentre i pensionati sloveni benestanti attraverso i programmi parlamentari del DeSUS richiedono nuovi sistemi per un ulteriore miglioramento degli standard.

Importo medio della pensione

Slovenia – 500 euro
Croazia – 250 euro
Serbia – 160
Federazione BiH – 112
Republika Srpska – 86

Sopravvivere con 160 euro

Quasi il 90 percento dei pensionati serbi ogni giorno lotta con i principali problemi basilari. Secondo gli ultimi dati, dal mese di febbraio di quest’anno, la pensione media era di 160 euro, anche se negli ultimi mesi le pensioni sono state aumentate, così come gli stipendi medi che sono arrivati a 250 euro. I cittadini più vecchi della Serbia non ricevono abbastanza per potersi permettere neppure i generi del il paniere, e la statistica (e la vita) dicono che "la parte principale" della pensione va per il cibo (38 per cento), per le spese comunali (17,3 per cento) e per i trasporti (10, 2 per cento). In Serbia ci sono 1 milione e 250 mila pensionati, non calcolando i pensionati militari, e si tenga presente che 100 lavoratori mantengono 77 pensionati. Inoltre bisogna sapere che entro il 2010 la pensione media scenderà dal 67,59 percento attuale al 57,78 percento dello stipendio medio, non calcolando le tasse.

I pensionati militari stanno un po’ meglio perché la media delle loro entrate è più alta di 300 euro. Per esempio, un colonnello in pensione riceve circa 440 euro, che è pari all’80 percento dello stipendio di un ufficiale attivo dell’Esercito serbo.

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