Eurovision: musica, diritti umani e fiumi di denaro

Baku ospita questa settimana il più costoso Eurofestival mai organizzato. Per il governo è un modo per dare lustro alla sua immagine, per gli attivisti per i diritti umani un’occasione per mettere sotto i riflettori lo stato disastroso della democrazia nel Paese

22/05/2012, Arzu Geybullayeva -

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L’anno scorso, il duo azero Ell e Nikki aveva sbaragliato gli altri 43 Paesi e vinto il concorso Eurovision con "Running Scared ". Per molti Paesi concorrenti, vincere un concorso pop (e un po’ kitsch) non è così rilevante, ma non è così per l’Azerbaijan: vincendo ha ottenuto il diritto di ospitare l’edizione successiva. Cosa che ha fatto con una spesa record nella storia del concorso canoro, 75,5 milioni di dollari, superando Russia (40-44) e Norvegia (37).

Quest’anno, a rappresentare l’Azerbaijan c’è Sabina Babayeva con "When the Music Dies". Chi visiterà Baku per questa sfavillante occasione troverà una capitale piena di luci, boutique, ristoranti lussuosi e jeep nere che sfrecciano per le strade. Per la maggior parte dei residenti, tuttavia, la realtà è ben diversa.

A spese della gente

Un report pubblicato a gennaio da Freedom House classifica l’Azerbaijan come Paese "non libero " a causa del deterioramento generale in materia di diritti politici e libertà individuali. Come emerge anche in un video diffuso da Human Rights Watch all’inizio di questo mese, la situazione dei diritti umani nel Paese è molto preoccupante. Non brilla nemmeno la libertà di stampa: Reporter Senza Frontiere mette il Paese al 162mo posto su 179 presi in considerazione.

Secondo Amnesty International, sono stati 14 i prigionieri politici nelle carceri a partire dall’aprile 2012, ma solo perché i termini di definizione sono piuttosto ristretti. Le pressioni su attivisti e avvocati sono infatti all’ordine del giorno. Transparency International dà al Paese un punteggio di 2.4 su 10, al fianco di Russia, Nigeria e Bielorussia. Inoltre emittenti internazionali come BBC e Radio Liberty hanno perso le frequenze radio nel Paese nel 2009.

L’attuale presidente Ilham Aliyev, che ha sostituito il padre nel 2003, ha abolito con un referendum nel 2009 il limite ai mandati presidenziali consecutivi. Le elezioni parlamentari del 2010, in cui nessun membro del partito d’opposizione ha ottenuto un seggio, sono state definite “una farsa” dalla Human Rights House.

Nel frattempo, l’Azerbaijan magnifica la propria modernità in video promozionali largamente diffusi e in dichiarazioni pubbliche fatte all’estero, dimenticando con troppa facilità gli sfratti illegali effettuati sistematicamente nel corso degli ultimi tre anni nella capitale, soprattutto in centro, per fare spazio alle nuove costruzioni (circa 4000 demolizioni) ed ai cosiddetti progetti d’abbellimento di Baku. Ma anche i giornalisti percossi e ricoverati ed i prigionieri politici e attivisti arrestati, in un Paese che, in quanto membro del Consiglio d’Europa, si impegna a garantire la libertà di parola.

Chi non ha un blogger dietro le sbarre?

Ali Hasanov, alto funzionario dell’amministrazione presidenziale, ha recentemente guidato una delegazione azera nel corso di un incontro, che riuniva funzionari e rappresentanti della società civile, organizzato a Ginevra dalla European Broadcasting Union, la confederazione di canali televisivi che organizza Eurovision. Durante l’incontro Hasanov ha ammesso la situazione critica della libertà di stampa nel suo Paese ma ha definito eccessive le proteste internazionali. "Quale Paese non ha questi problemi? In quale Paese non c’è un blogger dietro le sbarre?". Hasanov è tra i molti funzionari governativi secondo cui l’Eurofestival sarebbe ingiustamente politicizzato.

Non sono d’accordo gli attivisti azeri. “Sing For Democracy ”, iniziativa parallela lanciata prima di Eurovision, sta lavorando duramente per far emergere la verità su diritti umani e libertà di stampa. I fondatori sono diverse organizzazioni per i diritti umani con sede in Azerbaijan (fra cui Club per i diritti umani, Istituto per la libertà e la sicurezza dei giornalisti, Istituto per la pace e la democrazia e Alleanza per la difesa delle libertà politiche), sostenute da oltre una trentina di ONG locali e una dozzina di associazioni internazionali per i diritti umani.

Questi soggetti spingono per un centro di informazione alternativa che renda consapevoli della realtà locale i visitatori stranieri. Ma la grande e ricca capitale mostra scarso interesse per questa iniziativa e ignora beatamente le critiche internazionali. Non sorprende che la famiglia del presidente sia legata anche all’organizzazione del concorso: la first lady è responsabile del comitato organizzatore, mentre il genero del presidente, cantante pop, si esibirà durante il concerto.

Una palazzo da favola

Il Baku Crystal Palace, sala concerto realizzata completamente in vetro e acciaio, è in grado di ospitare 23.000 persone ed è costato la bellezza di 134 milioni di dollari. Secondo una revisione della spesa pubblicata da TOL , parte dei fondi erano stati destinati precedentemente alla ristrutturazione dei sistemi idrici, ai servizi igienico-sanitari ed all’aumento di stipendi e pensioni.

Sabina Babayeva

Descritta da Leyla Aliyeva, figlia del presidente azero, come qualcosa di "mai visto prima" con "una vista mozzafiato sul mare", la sala si trova sul Mar Caspio, ad est della piazza della Bandiera nazionale con il suo pennone di 162 metri. La sua costruzione ha comportato un prezzo elevato, ma non per le autorità azere. Centinaia di case nel circondario sono state demolite, anche se le autorità azere parlano di un più ampio progetto di sviluppo infrastrutturale della città. Un servizio di Radio Free Europe/Radio Liberty ha rivelato il legame tra la costruzione della sala e la famiglia presidenziale, che ne avrebbe beneficiato “attraverso la proprietà occultata della società di costruzioni Azenco".

Un disgelo politico solo temporaneo

Mentre la città si prepara ad ospitare uno degli eventi più visti e trasmessi in Europa, opposizione e attivisti locali spingono per le proprie richieste: rilascio immediato dei prigionieri politici, libertà di assemblea, dimissioni del presidente e di tutti i membri dell’attuale governo, e altro ancora. Fra gli ultimi tentativi, la manifestazione non autorizzata del 14 maggio a Baku (tutte le manifestazioni organizzate senza il patrocinio del governo in carica sono autorizzate solo al di fuori del centro della capitale), dispersa dalla polizia con alcuni arresti.

Ad organizzare queste piccole manifestazioni è principalmente un gruppo noto come la Camera pubblica (Movimento Civico per la democrazia “Public Chamber”), formatasi dopo le elezioniparlamentari del 2010 (che non avevano portato alcun seggio all’opposizione), che riunisce alcune figure storiche d’opposizione e gli scontenti dell’attuale governo.

L’organizzazione allestirà anche un centro stampa durante Eurovision, per informare il pubblico internazionale di ciò che realmente accade nel Paese. Tuttavia, nonostante il successo di alcune manifestazioni, gli attivisti temono un intensificarsi della repressione al termine di Eurovision, quando l’attenzione internazionale si sposterà altrove.

Ma al di là di proteste e manifestazioni, nella capitale c’è un’atmosfera di festa. Gli abitanti della città attendono con ansia il concerto. In un video diffuso da un sito locale , le persone non manifestano che entusiasmo. "Mi aspetto uno spettacolo fantastico e momenti indimenticabili", dichiara un ragazzo. Un altro afferma che questo sarà "il miglior spettacolo nella storia di Eurovision".

Oggi inizia Eurovision. Milioni di persone si preparano a guardare, dal vivo o sul piccolo schermo, la gara nella Sala di Cristallo. Molte lo faranno distrattamente, pensando ai costumi, agli artisti e alle loro canzoni. Molte vedranno, visiteranno o sentiranno parlare dell’Azerbaijan per la prima volta. Ma il glamour, il fascino dei tappeti fatti a mano, i suoni morbidi del mugham e la deliziosa cucina sono solo una facciata luccicante a coprire l’amara realtà di un Paese dove l’espressione “running scared" ("correre spaventati") evoca ben altro che una canzone pop.

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